Riuniti a Bruxelles il 14 marzo per parlare di crescita, i capi di Stato e di governo europei non hanno preso decisioni per ridare slancio a un’Europa stremata dalla crisi e dall’austerità.

Il Consiglio europeo del 14 marzo è stato l’ennesimo “vertice prevedibile”, scrive il quotidiano italiano Il Sole-24 Ore : “Fuori dal vertice la scena è dominata dai pessimi dati sulla disoccupazione e la produzione e dalla manifestazione anti-austerity dei lavoratori arrivati a Bruxelles da tutta Europa.
Dentro il Palazzo, invece, business as usual, calma quasi olimpica.
Le conclusioni sono preconfezionate: un po’ di flessibilità nelle regole anti-deficit, compresa qualche tolleranza per gli investimenti produttivi (però tutti da definire) e poi avanti tutta con la lotta alla disoccupazione giovanile, il mantra del momento.
[…] Niente guizzi né belle sorprese. Come se l’Europa non boccheggiasse nella recessione per il secondo anno consecutivo […]
Ci vorrebbe un po’ di geniale imprevedibilità, di inconsueta volontà collettiva per portare l’Europa fuori dal tunnel della crisi con meno chiacchiere e un pugno di serie misure concrete.”

L’Europa è condannata a proseguire sul cammino dell’austerity voluto da Berlino per portare l’Unione europea fuori dalla crisi, scrive il quotidiano rumeno Ziarul Financiar : “Era prevedibile, considerando che la Germania ha presentato un budget esemplare che promette il deficit più basso degli ultimi quarant’anni.
Il prezzo da pagare è enorme: aumento della disoccupazione giovanile un po’ ovunque, recessioni durissime in tutti i paesi colpiti dalla crisi. Eppure Berlino prosegue per la sua strada e chiede che l’espressione ‘risanamento di bilancio’ (ovvero l’austerity orientata alla crescita) sia menzionata non meno di 4 volte nelle conclusioni del vertice.”