Per i costi proibitivi che vengono loro addebitati, un gran numero di svizzeri residenti all’estero hanno difficoltà nell’aprire conti bancari in Svizzera.
Per il Consiglio degli svizzeri all’estero, prima di firmare convenzioni fiscali il governo federale dovrebbe maggiormente considerare i loro interessi
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Relazioni sempre difficili tra le banche elvetiche e gli svizzeri residenti all’estero. Per i delegati del Consiglio degli svizzeri all’estero, riuniti in assemblea sabato a Berna, il governo federale non considera sufficientemente i loro interessi, prima di firmare convenzioni fiscali con altri Stati.

La seduta primaverile del “Parlamento della quinta Svizzera” ha riunito 68 delegati, secondo cui negoziando accordi internazionali senza considerare gli interessi giuridici di tutti i cittadini, il governo non favorisce la mobilità degli svizzeri nel mondo.
Su 716’000 svizzeri espatriati, circa 186’000 abitano in Francia e circa 76’000 negli Stati Uniti. Molti di loro non possono più aprire un conto bancario in Svizzera, dove si vedrebbero fatturare costi di gestione dei dossier molto più alti rispetto ai residenti nel paese.

Nel dicembre 2012 il Consigliere nazionale Roland Büchel (UDC/SG), anche membro del Consiglio degli svizzeri all’estero, aveva presentato una mozione per chiedere al Consiglio federale che tutti gli svizzeri espatriati potessero aprire un conto presso Postfinance a condizioni ragionevoli. Il successo della mozione dipende dalla sua accettazione da parte delle due Camere federali.
“Se la mozione non venisse accettata dal Consiglio nazionale, il Consiglio – in dialogo costante con Postfinance – continuerebbe a far pressione – assicura l’organizzazione.
Avere un conto in Svizzera è per molti espatriati una necessità, soprattutto per chi possiede un immobile su cui grava un’ipoteca o per chi riceve una rendita.