(parte I : vedi correlati)

Sirio B e nane bianche
Verso la metà del secolo scorso, un astronomo che stava posando la sua attenzione su Sirio si seccò perche non stava “ferma”. In effetti, vibrava.
Non riuscendo a spiegarsi il fenomeno, ne dedusse che ci doveva essere un’altra stella molto pesante che le orbitava attorno, unica possibile causa della vibrazione.
Il guaio era però che non esisteva alcuna stella di una certa grandezza che ruotava attorno a Sirio!
Al contrario, si scoprì esserci un piccolo oggetto che compiva un’orbita ogni 50 anni, per cui si decise di chiamare Sirio A l’astro principale e Sirio B il piccolo oggetto.
Per quanto se ne sapeva allora, Sirio B era unica nell’Universo. Ultimamente, si sono scoperti centinaia di corpi simili sparsi nella volta celeste e ve ne sono altre migliaia che neppure i telescopi più potenti possono localizzare, tanto sono minuscoli e tanto è debole la luce che emettono.
Vengono chiamati “stelle nane bianche”.

Le nane bianche sono particolari perché, pur essendo deboli, sono molto forti, non mandano molta luce ma hanno un potere gravitazionale fortissimo.
Su una nana bianca non saremmo alti neanche un centimetro. Saremmo piatti, schiacciati dalla gravità.
Un piede cubo di materia appartenente a Sirio B peserebbe 2.000 tonnellate. Una scatola di fiammiferi riempita con materia della stella peserebbe una tonnellata e un quarto.
Una scatola di fiammiferi piena di materia del suo nucleo centrale arriverebbe a pesare fino a 50 tonnellate.
Essa è 6.5.000 volte più densa dell’acqua, mentre il nostro sole ha una densità pressappoco uguale a quella dell’acqua.

L’enorme stella che si riteneva necessaria per far vibrare Sirio A si rivelò essere una piccola cosa, anche se la sua pesantezza equivaleva a quella di una normale stella di dimensioni molto più grandi.
Per farla breve, si tratta di un astro così denso e compatto che non possiamo considerare “normale” la materia che lo compone. E’ composto di materia “degenerata” o “superdensa”, in cui gli atomi sono pressati e gli elettroni schiacciati.
Tale materia è talmente pesante che non la si può concepire in termini ordinari e familiari. Nel nostro sistema solare non vi è nulla di simile, almeno per quanto se ne sappia.
I fisici, però, la stanno studiando a livello teorico e nel nostro secolo sono stati fatti dei progressi nella sua comprensione.

Avvistamenti di Sirio C
Certi astronomi hanno perfino ipotizzato che nel sistema di Sirio esista una terza stella, chiamata conseguentemente Sirio C.
Fox affermò di averla vista ne1 1920 e ne1 1926, 1928 e 1929 dissero di averla avvistata Van den Eos, Finsen e altri dello Union Observatory.
Poi, però, quando avrebbe dovuto essere visibile, non la notò più nessuno per diversi anni. Zagar e Volet si dichiararono certi della sua presenza perche alcune vibrazioni sembravano orientate verso di essa.
Inoltre, come già precedentemente detto, nel 1995 Eenest e Duvent confermarono la sua esistenza.
I.W. Lindenblad del Naval Observatory di Washington eseguì uno studio molto ampio del sistema di Sirio. Dopo averne studiato il sistema per sette anni, egli non aveva ancora trovato prove della presenza di Sirio C, come scrisse: “Non abbiamo dati astrometrici che attestano l’esistenza di un compagno di Sirio A o B.” Ciononostante, un altro astronomo, D. Lauterborn continuò a crederci e, come sappiamo oggi, aveva ragione.

Il sistema di Sirio è interessante e alquanto complicato. Solo nel nostro secolo siamo riusciti a elaborare qualche nozione sulla composizione della materia degenerata e la fisica nucleare ci permette oggi di capire le nane bianche.
Pertanto, non dovremmo sorprenderci se scienziati sprovvisti delle moderne conoscenze non riuscirono a saperne quanto noi su Sirio.
Solo un astronomo rigido e pessimista può ancora seriamente dubitare che vi siano innumerevoli civiltà , sparse nell’Universo, su altri pianeti che orbitano attorno ad altre stelle.
La posizione di chi asserisce che l’uomo è l’unica forma di vita intelligente nel cosmo è insopportabilmente arrogante. Nel 1950 poteva essere considerata normale, chi però continua a sostenerla ai nostri giorni equivale a quegli eccentrici intellettuali che credevano nella Terra Piatta.

Vita nel cosmo, Tau Ceti ed Epsilon Eridani
Melvin Calvin, della Facoltà di Chimica dell’Università di Berkeley, ha detto: “Nell’Universo visibile ci sono almeno 100 milioni di pianeti che erano, o sono, simili alla Terra… ciò significa che non siamo soli nel cosmo. Siccome l’esistenza umana sul pianeta Terra non occupa che un istante del tempo cosmico, è evidente che la vita intelligente è progredita ben oltre il nostro livello su alcuni di questi 100 milioni di pianeti.”
Ha scritto Su-Shu Huang, del Centro Goddard per i Voli Spaziali, Maryland: “I pianeti si sono formati attorno alle stelle della sequenza principale di tipi spettrali dell’F5.
Così, i pianeti si formano proprio là dove c’è la più alta possibilità che fiorisca la vita. Su questa base possiamo prevedere che quasi tutte le stelle della sequenza principale di tipo spettrale inferiore a F5 e forse superiore a K5 abbiano una buona probabilità di ospitare la vita sui loro pianeti.
Poiché esse, rispetto a tutte le altre, sono percentualmente abbastanza numerose, la vita dovrebbe essere un fenomeno comune dell’Universo”.

A.G.W. Cameron, professore di astronomia alla Yeshiva University, ha studiato le stelle Tau Ceti ed Epsilon Eridani, ritenendole i due più probabili siti che, nel nostro spazio circostante, possono ospitare vita intelligente e ha aggiunto : “Ma ci sono circa altre 26 singole stelle di massa più piccola entro tale ambito, intorno a ognuna delle quali c’è la relativa probabilità che orbiti un pianeta, che potrebbe ospitare una forma di vita, secondo le analisi fino a oggi compiute.”

R.N. Eracewell del Radio Astronomy Institute di Stanford ha detto: “Poiché le stelle della nostra galassia sono circa un miliardo, il numero dei pianeti sarà approssimativamente dieci miliardi…
Ora, non tutti questi mondi saranno abitabili, alcuni saranno troppo caldi e altri troppo freddi, a secondo della loro distanza dalla stella centrale; cosicché, in generale dobbiamo rivolgere la nostra attenzione soltanto a quei pianeti che si trovano in una posizione più o meno corrispondente a quella che ha la nostra Terra rispetto al Sole.
Possiamo definire una simile posizione come zona abitabile. Ciò non significa che non si possa trovare vita al di fuori della zona abitabile.
Potrebbero esserci certamente cose viventi che esistono nelle più difficili condizioni fisiche… Dopo aver eliminato i pianeti gelati e quelli resi sterili dal calore, riteniamo che vi siano all’incirca 10.000 milioni di pianeti nella nostra galassia in condizioni favorevoli allo sviluppo della vita…
Di questi 10.000 milioni di pianeti, noi francamente non sappiamo quanti ospitino vita intelligente. Perciò, prendiamo in esame ogni possibilità, a cominciare da quella che la vita intelligente sia ampiamente diffusa e in realtà si presenti praticamente su ogni pianeta.
In questo caso, la distanza media tra una comunità intelligente e un’altra è di l0 anni luce.
Per poter stabilire un paragone, diciamo che la stella più vicina, di qualunque tipo, è distante circa un anno luce. Dieci anni luce sono una bella distanza. Un segnale radio impiegherebbe dieci anni per coprirla.
Di conseguenza, comunicare con qualcuno che sia lontano dieci anni luce non sarebbe certo come conversare per telefono e siamo sicuri di poter inviare un segnale radio a un obiettivo distante dieci anni luce?”

I Dogon e Sirio B
“A questa domanda può essere fornita una risposta precisa. Ora, la fonte della nostra prima avvincente informazione sono le popolazioni dell’Africa subsahariana. Si tratta in particolare dei Dogon, che vivono nel Mali.
Le mie ricerche scaturirono proprio da un articolo sui Dogon che lessi su una rivista francese, redatto dagli antropologi Griaule e Dieterlen, “A Sudanese Sirius System”.

I Dogon ritengono che la stella più importante del cielo sia Sirio B, che è invisibile. Lo ammettono loro stessi. Allora, come fanno a sapere che esiste?
Dicono Griaule e Dieterlen: “Il problema di come facessero uomini senza strumenti a disposizione a conoscere i movimenti e certe caratteristiche di stelle virtualmente invisibili non è stato ancora chiarito e peraltro neanche mai posto.”
Tuttavia, gli antropologi francesi insistono nel reputare Sirio B “virtualmente invisibile”, mentre noi sappiamo che lo è totalmente, a meno che non si abbia un potentissimo telescopio.

Griaule e Dieterlen dicono che per i Dogon la grande e luminosa stella Sirio non è altrettanto importante della minuscola Sirio B, che essi chiamano po tolo (tolo vuol dire “stella”).
Po è il seme del cereale che in Africa occidentale definiscono fonio e il cui nome botanico ufficiale è Digitaria exilis.
Riferendosi alla stella po, i due antropologi la denominano stella Digitaria, o semplicemente Digitaria. Rilevante è che il chicco po è il seme più piccolo noto ai Dogon, veramente minuscolo, e sconosciuto sia in Europa che in America. Per tale tribù questo seme infinitesimale rappresenta l’astro più piccolo che c’è: ecco perche viene detto po.
Nell’articolo, leggiamo anche: “Tuttavia, Sirio non costituisce la base del sistema: è solo uno dei fuochi dell’orbita della piccola Digitaria, po tolo… che attira l’attenzione dei maschi iniziati.”

Questa citazione è piuttosto inquietante. il lettore può forse non accorgersi di quanto sia strano per una tribù africana esprimersi in questi termini.

L’orbita della Digitaria, che i Dogon descrivono altrove come ellittica o a forma di uovo viene definita con precisione e la stella principale Sirio è “uno dei due fuochi della sua orbita”.

Da sinistra, l'orbita della Digitaria (Sirio B) intorno a Sirio come la raffigurano graficamente i Dogon sulla sabbia.  A destra, un diagramma dell'orbita di Sirio, con gli anni che indicano le posizioni di Sirio B in quelle date.  I Dogon non collocano Sirio al centro del disegno ma vicino a un fuoco della loro approssimata ellisse, il che fa combaciare il tutto con il diagramma astronomico.
A sinistra l’orbita di Sirio B intorno a Sirio come la raffigurano graficamente i Dogon.
A destra, un diagramma dell’orbita di Sirio, con gli anni che indicano le posizioni di Sirio B.
I Dogon non collocano Sirio al centro del disegno ma vicino a un fuoco della loro approssimata ellisse, il che fa combaciare il tutto con il diagramma astronomico.

Figura 9 Dogon

Giovanni Keplero e circolazione del sangue
Ciò che i Dogon dicevano, spiegandolo ancor meglio con i loro disegni, è che l’orbita di Sirio B attorno a Sirio obbedisce a una delle leggi del moto planetario enunciate dall’astronomo tedesco Giovanni Keplero, valide anche per altri corpi orbitanti.
Fu infatti Giovanni Keplero (1571-1630) a rilevare per primo che i corpi celesti non si muovono lungo traiettorie perfettamente sferiche.
kepleroEgli intuì brillantemente che, nel loro moto attorno al Sole, i pianeti seguono un cammino ellittico, con il Sole che si fissa in uno dei due fuochi dell’ellisse.
Come mai i Dogon, che non avevano accesso alle teorie di Keplero o dei suoi successori, sono al corrente di simili nozioni?

L’idea fondamentale della legge di Keplero non consiste tanto nel definire l’ellitticità delle orbite, quanto nel fissare la condizione secondo cui il Sole si trova sempre in uno dei due fuochi, altrimenti tutto il resto non funziona.
Le orbite ellittiche sono una verità universale. Keplero ha scoperto un principio naturale. Quindi, i Dogon non avevano nessuna necessità di conoscerlo personalmente. Cosi abbiamo una teoria Dogon su Sirio B che corrisponde esattamente ai fatti scientifici appurati, oltre a contenere informazioni che noi moderni non abbiamo ancora scoperto.


Viene inoltre riferito che “per i Dogon esiste un gran numero di stelle e di mondi dal moto a spirale.”
Essi distinguono nettamente fra tre tipi di astri tolo: “Le stelle fisse fanno parte della “famiglia di stelle che non ruotano attorno a un’altra”, i pianeti appartengono alla “famiglia di stelle che girano attorno a un’altra stella”, i satelliti sono detti tolo gonoz “stelle che descrivono il cerchio”.
Il moto dei corpi celesti viene equiparato alla circolazione del sangue: pianeti, satelliti e altri compagni sono “sangue che circola”.
E’ straordinario che i Dogon conoscessero il meccanismo della circolazione sanguigna.
Nella nostra cultura, fu l’inglese William Halvey (1578-1657) a scoprirla. Un suo contemporaneo, J. Aubrey, scrisse: “Ho sentito raccontare da lui che, dopo la pubblicazione del suo “Circulation of the Blood” il popolino credeva che egli fosse pazzo”.
Presso i Dogon, invece, la gente comune non crede che i loro sapienti siano matti.
I Dogon dicono: “…il cibo che mangiamo, le bevande che ingeriamo, tutto ciò viene trasformato da Amma in sangue rosso; il sangue bianco è una cosa negativa.”
Essi sanno che “l’essenza del nutrimento passa nel sangue”, oltre a sapere che il sangue raggiunge i vari organi interni “partendo dal cuore”.

dogon (1)Sembra che conoscano anche quale sia il ruolo dell’ossigeno, o perlomeno dell’aria, che penetra nel flusso sanguigno, dato che paragonano l’aria alla parola, che secondo loro entra nel circolo sanguigno apportando il nutrimento all’interno tramite l’impulso dato dal cuore.
L’assorbimento della “parola” (aria) nel corpo ha a che fare inoltre con il cibo che nutre il sangue.
In questo processo di assorbimento sono associati tutti gli organi della respirazione e della digestione.

La Via Lattea, paragonata alla circolazione sanguigna, viene descritta anche così : “Il termine yalu ulo designa la Via Lattea della nostra galassia, che comprende tutto il mondo astrale di cui fa parte la Terra e che vortica a spirale.
Essa include lo sviluppo e la moltiplicazione, quasi all’infinito, dei mondi astrali dal moto spiraliforme creati da Amma.”

Vi sono mondi a spirale che riempiono il cosmo, infinito eppure misurabile. Presso i Dogon, Amma è il Dio supremo.

Dario Mammoliti