Dopo il crollo dell’oro iniziato venerdì 12 aprile (lunedì 15 aprile il suo valore era sceso sotto i 1’400 dollari l’oncia, il minimo dal marzo 2011) gli analisti della banca americana Goldman Sachs hanno evidenziato come “i quattro pilastri del mercato rialzista del metallo prezioso si stanno sgretolando”.

1. La domanda in crescita nel settore dei fondi comuni denominati in oro.
2. La vendita controllata della banche centrali e gli acquisti consistenti degli istituti omologhi dei paesi in via di sviluppo.
3. I programmi di buy back in oro.
4. Il debole andamento dell’offerta dei minerari.

“Il calo drammatico che il mercato del metallo giallo ha accusato dal 12 aprile – si legge in un comunicato della banca – sembra un selloff guidato dal panico, una liquidazione a lungo termine iniziata con le speculazioni al ribasso di venerdì scorso a New York.”

Ma chi c’è dietro questo fenomeno senza precedenti? Nei mercati se c’è qualcuno che perde, c’è sempre qualcuno che ci guadagna. I soldi non vengono bruciati, ma passano di mano : è facile capire che chi ci guadagna sono le banche. Facendo un favore alle banche centrali.

Il processo è molto semplice. Se un investitore vuole spingere al ribasso il valore di un qualsiasi asset, otterrà il migliore risultato in un mercato con volumi sottili, ma accompagnato da una grande partecipazione di operatori.
Nelle “ore più oscure” dei mercati gli speculatori fanno le loro mosse, preferibilmente nella maniera più veloce possibile.
E’ quello che è successo venerdì scorso a New York, durante il tonfo dei prezzi.
Non va dimenticato che il Credit Suisse aveva detto a febbraio: “il mercato dell’oro è giunto al culmine”. Di recente Goldman Sachs aveva suggerito di “speculare al ribasso”.

Da gennaio le principali banche mondiali hanno ammassato posizioni estremamente short sull’oro.
“Siamo tutti consapevoli – denuncia Chris Martenson su Peak Prosperity – che le banche centrali sono a favore di un prezzo contenuto dei metalli preziosi, per il fatto che stanno cercando di creare fiducia nelle loro attività di stimolo straordinario”.
Una crescita di valore del bene rifugio per eccellenza riduce quella fiducia.

Ecco un perfetto esempio di come i media coprono questa scandalosa operazione coordinata delle banche : il Financial Times, citando analisti di banche svizzere, scrive, senza farsi domande sugli interessi che gli interpellati potrebbero avere: “L’oro scivola ai minimi due anni. Non c’è altro modo di descrivere il selloff dei prezzi: terribile. L’oro ne ha di strada da fare se vorrà ricostruirsi la fiducia persa tra gli investitori”.

Tom Kendall, analista di Credit Suisse osserva che “ancora una volta gli investitori nell’oro si sono ricordati che il metallo non è molto efficace come protezione contro le mosse che avvengono nei mercati delle commodity per mettersi al sicuro.

Salta all’occhio che l’idea diffusa è che non bisogna fidarsi dell’oro e che paradossalmente il selloff è il risultato di una decisione degli operatori di “mettersi al sicuro” puntando sui mercati finanziari, nell’ambito di un processo di rotazione di portafogli.
Esattamente il messaggio che i banchieri centrali vogliono fare passare.

(Fonte : Wall Street Italia.com)