Bocciata la proposta dell’On. Morisoli

Durante la seduta del 11 marzo 2013, è stata bocciata in Gran Consiglio la Mozione del 18 aprile 2012 sul “Buon governo: cultura dei costi e della parsimonia”, presentata dall’On. Sergio Morisoli. Tanto il Rapporto del Consiglio di Stato come il Rapporto della Commissione della gestione e delle finanze chiedevano “al Parlamento di respingere la mozione”, “pur sostenendone la filosofia”. Dalle argomentazioni arzigogolate presentate nei due Rapporti sembra emergere una certa paura di dare “troppe” informazioni ai cittadini che votano e che pagano le tasse. La proposta contenuta nella mozione, di indicare il costo delle opere pubbliche sui cartelloni di cantiere, viene giudicata “di primo acchito curiosa”.

In verità, quello che può sembrare curioso è che una mozione di questo genere venga respinta da un Parlamento dove i liberali occupano più del 25% dei seggi e i democratici occupano – a seconda delle interpretazioni – dal 75% al 99% dei seggi. Viene perciò naturale chiedersi: Ma dove erano finiti i Consiglieri liberali e democratici del Canton Ticino?

Vale la pena sottolineare che la proposta dell’On. Morisoli si trova nella letteratura economica, e più precisamente di scienza delle finanze, da più di 100 anni. In effetti, Buchanan e Wagner scrivono nel libro “Democracy in Deficit”, facendo riferimento al grande economista svedese di fine ‘800 e inizio ‘900 (in traduzione libera):

“Nel 1896, Knut Wicksell notava che un individuo può formulare un giudizio su diverse proposte di spese pubbliche in modo informato e razionale soltanto se confrontato, nello stesso momento, con una bolletta fiscale. Inoltre, per facilitare i paragoni delle diverse proposte, Wicksell suggeriva di informare tutti i membri della comunità politica sui costi totali di ogni programma di spesa pubblica che viene proposto. Questi erano alcuni elementi istituzionali che considerava necessari per la presa di decisioni ragionevolmente efficienti in materia fiscale in una democrazia. Un governo democratico effettivo richiede regole istituzionali che obblighino i cittadini a prendere in considerazione, simultaneamente, tanto i costi delle proposte governative come pure i benefici. La proposta wickselliana appuntava a rendere le decisioni politiche più efficienti, assicurando che i costi vengano correttamente pesati contro i benefici.”

In un certo senso, la decisione di respingere la proposta dell’On. Morisoli si è basata su uno dei tanti “canti di sirene” che – come dicevamo in una nota anteriore – ci vogliono far credere che la politica è diventata difficile e tecnica, che richiede delle capacità e delle conoscenze che il popolo sovrano in generale non possiede e che perciò conviene concentrarla sempre di più nelle mani dei politici e specialisti. Ma attenzione! Seguendo questi “canti” si otterrebbe soltanto uno svuotamento progressivo della democrazia diretta di stampo elvetico e la sua lenta trasformazione in un sistema politico definito da più parti come “dittatura parlamentare”.

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