La teoria secondo cui un indebitamento superiore al 90% causerebbe un rallentamento della crescita, difesa nel 2008 da Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff, è stata messa in causa dai ricercatori dell’università americana del Massachusetts. Il che fa pensare che le politiche di austerità siano basate su un calcolo sbagliato.

Il portale d’informazione Atlantico.fr intervista al riguardo quattro personalità della politica e dell’economia francese : Nicolas Goetzmann, Mathieu Mucherie, Jean Peyrelevade e Philippe Waechter.
Qui di seguito un estratto dell’intervista.

In quale misura questa scoperta invalida la scelta della politica economica dell’austerità?
Nicolas Goetzmann
: Rogoff e Reinhart hanno associato livello di indebitamento e potenziale di crescita.
La scoperta degli errori commessi da questi economisti ha provocato la risposta, il che indica che non hanno mai stabilito il legame di casualità tra forte indebitamento e crescita.
I responsabili politici si sono affidati su questi studi per tessere un legame di casualità tra indebitamento e recessione, con il primo che sarebbe la causa della seconda.
Possiamo concludere che la strategia economica europea deriva da una eccessiva interpretazione di studi sbagliati.

La debole crescita in Europa non è dunque causata dal livello di indebitamento e se la diagnosi non è valida, il rimedio proposto (l’austerità) non ha più senso.
Jean Peyrelevade
: non si deve confondere l’analisi teorica con la realtà dei fatti. Al di là delle teorie, quel che è determinante è il comportamento dei creditori.
Ora, vi è un livello di indebitamento al di là del quale i creditori rifiutano di concedere ulteriori prestiti.
A partire da un indebitamento del 80% del Pil si entra in una zona molto pericolosa.

Mathieu Mucherie : Il lavoro di Rogoff e Reinhart è sospetto dall’inizio, diversi economisti (Krugman per la sinistra e Scott Sumner per la destra) lo avevano già smontato, in particolare la regola del 90%, a causa della dimensione “cifra magica” valida sempre e ovunque.
Quello che mi disturba è che si parla solo dei debitori. Se vi sono dei debitori, da qualche parte vi sono dei creditori.
Quale è la loro posizione? Non si analizza a sufficienza se si rimane attaccati al concetto di debito piuttosto che sul concetto di moneta.

Philippe Waechter : Definire una soglia (90%) creava un legame fra politica di bilancio, debito pubblico e crescita.
Vi era anche un fattore tra correnti economiche, dato che i keynesiani fanno del sostegno della domanda attraverso la potenza pubblica un elemento chiave dell’analisi congiunturale. Mettere un limite significa ridurre l’impatto e il valore di questo approccio.

Si mette in causa l’efficacia della lotta accanita contro i deficit pubblici?
Mathieu Mucherie
: I deficit hanno poca importanza. E’ la spesa che pone problema, soprattutto la pessima gestione delle spese.

Philippe Waechter : Si deve ripensare la politica di bilancio. Il problema maggiore dello studio del 2008, al di là dell’errore di calcolo ammesso dagli autori, è che rifletteva una soglia empirica senza modello teorico.
Ciò significa che non sviluppava un modello di casualità fra debito pubblico e crescita. Lo constatava e l’interpretazione che ne era stata fatta era d’immaginare una casualità del debito verso la crescita. Perchè non il contrario? E’ questa casualità che manca.

Fin dove si può spingere l’indebitamento di una nazione?
Nicolas Goetzmann
: Fin dove il paese è in grado di assumerlo. Un alto tasso di indebitamento è un problema se manca la crescita. Per non avere problemi, la crescita nominale di un’economia deve essere superiore alla crescita del suo indebitamento.
Oggi in Europa questo non è il caso.

Mathieu Mucherie : Il limite all’indebitamento non viene dai tassi nominali. Il vero limite è la volontà di rimborsare. Una volontà giunta tardi, ad esempio, in Giappone o in Irlanda. Le misure del tipo debt ceiling (tetto massimo del debito) come negli Stati Uniti fanno più male che bene.

Philippe Waechter : Definire un livello ottimale o eccessivo di indebitamento non è sensato. Il livello del debito pubblico varia in funzione della struttura dell’economia, delle sue istituzioni e del suo funzionamento.
E’ un meccanismo forzatamente complesso. Non è così semplice come definire un 90%.