Il crollo del prezzo dell’oro e di altre materie prime è il segno di un’interruzione della ripresa della crescita mondiale. Il che non aiuta i problemi dell’impiego e del deficit pubblico.

Spesso, in economia un singolo fenomeno può avere diverse interpretazioni, a volte opposte, senza che nessuno abbia per forza torto.
Ne è un esempio il recente crollo del prezzo dell’oro. Il 5 ottobre 2012, l’oncia d’oro si vendeva a Londra a 1’790 dollari. A fine dicembre il prezzo era di 1’675 dollari e lunedì 15 aprile era di 1’416 dollari l’oncia. Nei giorni seguenti si era poi stabilizzato fra 1’380 e 1’400 dollari.

Per taluni è una buona notizia. In continuo aumento dall’inizio del secolo, il corso dell’oro aveva ancora accelerato il suo movimento grazie alla crisi finanziaria del 2008.
Il ragionamento degli investitori era semplice : con la minaccia di una grave crisi economica e con le banche a rischio fallimento, l’oro è un rifugio sicuro.
Il crollo del corso dell’oro è dunque una buona notizia perchè mostra che gli investitori non temono più il collassi del sistema bancario internazionale e ricominciano a investire in prodotti finanziari. Insomma, sarebbe il segnale della fine della crisi.

Questo è vero, ma solo in parte. Il crollo del prezzo dell’oro ha anche altre spiegazioni, nettamente meno piacevoli.
La principale è il timore di una ripresa economica mondiale meno forte del previsto, con forte rischio di tensioni sui mercati delle materie prime.
Una spiegazione plausibile. Il recente movimento al ribasso non ha toccato solo l’oro, ma l’insieme dei metalli preziosi e industriali. Anche il prezzo del petrolio ha subìto un netto calo, con il Brent del mare del Nord che è sceso sotto i 100 dollari al barile per la prima volta dal luglio 2012.
Il calo del prezzo del petrolio è dovuto a un’abbondante produzione in taluni paesi, fra cui gli Stati Uniti, ma anche a una revisione verso il basso delle previsioni della domanda, soprattutto in Europa.

Un altro motivo del calo del prezzo dell’oro è stata la notizia che Cipro stava per vendere le sue riserve aurifere per avere liquidità. Una vendita che avrebbe potuto far venire la stessa idea ad altri paesi europei molto indebitati.
Gli investitori hanno dunque deciso di vendere il massimo prima che le banche centrali facessero calare i prezzi. E siccome sono stati in molti ad avere questa idea nello stesso momento, si è visto il risultato.

(Fonte : Slate.fr)