“Gli Stati d’Europa devono cedere sovranità”. Così, pochi giorni fa, le Deutsche Wirtschaftsnachrichten intitolavano l’articolo che parlava di alcune recenti affermazioni della Cancelliera tedesca Angela Merkel. Poi si legge nell’articolo:

“La Gran Bretagna e i Paesi Bassi si lamentano fortemente per la crescente influenza delle istituzioni dell’Unione Europea. Per Angela Merkel invece le competenze dell’UE sono ancora insufficienti. Chiede una rinuncia ancora maggiore della sovranità nazionale. … ‘Dobbiamo essere pronti ad accettare che in diversi campi sia l’Europa ad avere l’ultima parola’, dice la Merkel secondo l’agenzia Reuters. … Dal canto suo, il Premier polacco Donald Tusk … avverte che è pericoloso se altre nazioni europee hanno l’impressione che la Germania voglia imporre il proprio modello economico su tutto il blocco.”

Nelle orecchie di chi ha vissuto l’anno 1968 con tutti i suoi avvenimenti, queste parole della signora Merkel – che potremmo chiamare “Dottrina Merkel” – suonano simili a quelle pronunciate da Leonid Breznev, allora segretario del Partito Comunista dell’URSS, al quinto congresso del Partito Operaio Unificato Polacco e conosciute in seguito come “Dottrina Breznev” o anche “Dottrina della sovranità limitata”. Questa “Dottrina” servì per giustificare interventi come l’invasione della Cecoslovacchia che pose fine alla Primavera di Praga nello stesso anno 1968.

In una nota anteriore abbiamo presentato un’analisi–paragone fra UE e URSS da parte di Vladimir Bukovsky. Le affermazioni della signora Merkel e la loro somiglianza a quelle di Breznev non costituiscono forse un elemento addizionale da aggiungere alla visione pessimista di Bukovsky? Ancora una volta, come dice Bukovsky nel corso della sua analisi, “troviamo esattamente la stessa ideologia e gli stessi principi nei due sistemi. L’UE corrisponde al vecchio modello sovietico, rivestito all’occidentale”.