Sfogliando il “Caffè” di domenica 28 aprile, mi sono imbattuto in un commento sulla clausola di salvaguardia dei permessi di lavoro per i cittadini europei, firmato dalla signora Chantal Tauxe.

Ebbene, la signora, certo non una fan UDC, considerando alcuni suoi precedenti articoli, non risparmia critiche al Consiglio Federale per aver introdotto la clausola su alcuni permessi di lavoro necessari per operare in Svizzera e, sul finire, attacca direttamente l’UDC svizzera e i cittadini zurighesi per essere “paranoici e avversi ai lavoratori provenienti dall’Unione Europea”.

Gentile signora, la sua analisi è quanto meno parziale, poiché sceglie deliberatamente di non considerare il palese fenomeno di sostituzione di manodopera nel nostro Paese, che vede licenziamenti di lavoratori indigeni (svizzeri e/o residenti) per far posto ad altri di provenienza estera (in Ticino accade con l’Italia), e rappresenta un mero sfogo verso la “paranoia udiccina” che sarebbe in grado, a suo dire, di tenere in ostaggio il mercato del lavoro e il CF.

Io non so dove lei viva, signora Tauxe, ma evidentemente non riesce a percepire il disagio legato al problema lavoro, che sempre più ticinesi e svizzeri in generale non riescono più a trovare e mantenere. Si vedono studenti costretti a trasferirsi all’estero perché il loro Paese non è più in grado di offrire loro uno sbocco in quanto, in ottica di contenimento dei costi, vien data priorità a lavoratori che ogni giorno decidono di farsi 1 o 2 ore di auto per entrare in Svizzera al mattino e uscirne alla sera, con chiare conseguenze economiche in termini di mancati consumi e indotto. Ma a soffrirne sono non solo gli studenti, cara signora Tauxe, anche persone di mezza età che hanno avuto la sfortuna di essere licenziate per svariati motivi, fra cui le bieche valutazioni di datori di lavoro che le hanno lasciate a casa sulla base di calcoli economici e di bilancio della propria azienda, che suggeriscono di lasciare a casa il “caro (in termini di salario) lavoratore svizzero, per poterne assumere altri due provenienti dall’UE.

Signora Tauxe, la immagino nel suo bell’ufficio, comodamente seduta alla sua scrivania, con il compito, a fronte del suo lauto stipendio, di scrivere un bel “pezzo” sull’occupazione svizzera e sulla ricchezza che la libera circolazione, secondo lei,  ha dato al nostro Paese.  Probabilmente non riceverà, a meno che lei non sia anche  “responsabile del personale”, richieste di assunzione da parte di svizzeri o residenti, disoccupati da anni, che si sentono presi in giro dalla nostra politica e dalla sciagurata libera circolazione che è per molte Regioni svizzere una condanna, inclusa la Regione romanda, che lei scrive nel suo pezzo esserne immune. Beh, vada a farsi un giretto  a Ginevra, Neuchatel e Bienne, dove più di 60’000 frontalieri francesi occupano posti di lavoro che in parte potrebbero andare a disoccupati svizzeri. Ovviamente la colpa di questi disagi va cercata non solo nella politica ma anche nell’opportunismo di molti datori di lavoro (dumping salariale  e sfruttamento a basso costo) e nell’immobilismo dei Cantoni, che non riescono a percepire che i disoccupati devono (e non potrebbero) rientrare al più presto nel mondo del lavoro dietro una riqualificazione che li renda idonei ai posti d’impiego disponibili, per evitare che questi vengano presi da personale straniero.

Uno Stato è forte quando ai propri cittadini e alla propria economia nazionale sa offrire le condizioni quadro per lo sviluppo, la produzione , la ricchezza e il consumo. Quelli che non ci riescono (vedi molti Paesi UE) sono destinati a subire tensioni interne e rischio di guerra civile e, nella peggiore delle ipotesi, a fallire. Gli esempi di Grecia, Spagna, Portogallo e Italia insegnano.

Tiziano Galeazzi, consigliere comunale UDC Lugano