L’autore dei best-seller “Giocati dal caso. Il ruolo della fortuna nella finanza e nella vita“ e “Il cigno nero. Come l’improbabile governa la nostra vita” è tornato alla carica con “Robustezza e fragilità. Che fare? Il Cigno nero tre anni dopo”. Ex–direttore e trader presso UBS, ex–gestore di un fondo hedge, ex–trader di Wall Street, docente in diverse università e consulente scientifico presso Universa Investments e il Fondo Monetario Internazionale, è noto per le sue aspre critiche ai metodi di Risk Management utilizzati nell’industria finanziaria e per i suoi avvertimenti sulle recenti crisi finanziarie.

Qualche giorno fa, il Tagesanzeiger ha pubblicato un’interessante intervista a Nassim Taleb in cui spiega perché secondo lui “l’idea di un’Europa unita esploderà”. Secondo Taleb, “la centralizzazione è un crimine”. D’altro canto ha parole di lode ed ammirazione per paesi come la Svizzera che continuano a basarsi su tradizione e strutture decentralizzate. Ma vediamo le risposte dettagliate ad alcune domande che gli ha rivolto l’intervistatore (in traduzione libera)


Cos’è che la Svizzera fa meglio del resto d’Europa?

“La forza della Svizzera consiste nel fatto che l’apprendistato ha tradizione. Gli artigiani imparano meglio da artigiani. Prenda per esempio la cucina. L’arte culinaria non si insegna all’università. Non è possibile preparare un pasto in base alla sua composizione chimica.”

Allora si dà troppa importanza alla teoria?

 “Sì. La forza di molti paesi non si trova nel loro sapere teorico, ma nella pratica. Quando lavoravo all’UBS negli anni 1991/92, si voleva migliorare il sistema, procedendo in modo più scientifico. Ne risultò una pseudo–scienza. La banca è quasi fallita, perché si voleva fare a meno dell’esperienza pratica, accumulata nel corso di molti anni. A una nazione che è qualcosa di speciale grazie al suo know-how, io dico guai a voler fare a meno di questo know-how. Quando si possiede un tesoro, non lo si dovrebbe buttar via.”

Che cos’è che distingue ancora la Svizzera?

“Io vedo principalmente quattro elementi che rendono forte la Svizzera. Primo: la decentralizzazione – anche quella degli errori. Secondo: Le strutture che funzionano dal basso verso l’alto, sono più importanti dello Stato nazionale. Terzo: una lunga tradizione di pratica ed esperienza. Si impara dagli anziani e non come i francesi, partendo da teorie. Il quarto elemento sono i fattori esterni: Ogni volta che il mondo è in subbuglio, la Svizzera diventa più forte, perché entrano flussi di denaro. Ma la causa non è il denaro, bensì la stabilità della nazione. E la stabilità proviene dalla decentralizzazione: Quando un paese funziona così bene malgrado che quasi nessuno conosce il nome del suo presidente, allora è meraviglioso.”

Lei divide l’Europa in „nazioni delle olive“ e „nazioni del burro“. Sarebbe meglio se ci fossero due Unioni: una del nord e una del sud?

“… L’idea di un’Europa unita è romantica ed esploderà come una bolla di sapone. Tutto ciò che non è naturale, non può durare. … Quando si fa qualcosa di artificiale e si tenta, per esempio, di mescolare tedeschi e greci, non funziona.”

Allora non cresce insieme quello che appartiene insieme?

“No! Non si dovrebbero mettere insieme cose così diverse, bensì lasciare che seguano la loro evoluzione organica. Si è cercato di costruire l’Europa seguendo il modello degli Stati Uniti d’America. Ma questi sono un sistema politico, una nazione di rifugiati ed immigranti e non un insieme di paesi con una lunga storia.”

Che cosa deve fare meglio l’UE?

“L’Europa deve prendere come esempio la Svizzera con i suoi Cantoni. A parte la decentralizzazione, dovrebbe adottare il concetto di sussidiarietà, …”

Nel suo nuovo libro “Robustezza e fragilità” lei chiede più apertura di fronte alle cose sconosciute che non si possono calcolare ne prevedere. Lei crede che la crisi finanziaria deve la sua origine anche a questa mancanza di apertura?

“Esattamente. Questa è stata l’arroganza: il credere di poter pianificare tutto. Invece si deve lasciare che le cose crescano dal basso verso l’alto, così si possono scoprire gli errori a tempo. …”

I modelli sul futuro hanno anche il difetto di essere troppo morali?

“… Il compito dello Stato è eliminare la disgrazia e non produrre la felicità. … Si deve combattere la disgrazia, ossia lottare affinché le persone non muoiano di fame, non siano depresse, non si ammalino. Non bisogna dire alla gente cosa deve fare per vivere sani, si deve dire alla gente cosa deve fare per non ammalarsi.”

Lei è d’accordo con la tesi di Angela Merkel secondo la quale, se crolla l’euro, crolla anche l’Europa?

 “No! Dia uno sguardo a come stanno le cose: La Svizzera si trova nel mezzo dell’Europa. Ma ha il franco, non l’euro. Sta peggio per questo? No. La signora Merkel dovrebbe leggere un po’ più a fondo la storia del commercio. … Dimentichi l’idea che l’euro sia uguale all’Europa. … Quando si studia la storia, si vede che c’è sempre stata una valuta dominante. Si possono avere molte valute nello stesso tempo, ma si deve sempre fare una conversione in quella che al momento è la più forte. …”


Interessante intervista! Argomenta molto chiaramente come la decentralizzazione e la sussidiarietà creano le basi della stabilità. Complementa molto bene l’analisi di Bukovsky, presentata in una Nota anteriore. Ed espone, nello stesso momento, diversi argomenti importanti che suggeriscono al “popolo sovrano svizzero … a non rinunciare bensì a conservare gelosamente tutte le sue prerogative nell’ambito della democrazia diretta di stampo elvetico ed i valori che essa esprime”, come dicevamo concludendo la nostra prima Nota.