(fdm) Questo articolo è indirizzato “al Paese (Soldati è presidente onorario dell’UDC), a De Maria e a molti amici, e anche a Pontiggia (pur non aspettandosi – suppongo – il dottor Soldati che esso fosse pubblicato dal Corriere)”.

Il “caso Cassis” (Curafutura/EOC) si è risolto in fretta, avendo (immagino) l’on. Cassis correttamente valutato l’insostenibilità della sua posizione. Tuttavia il pezzo, lucido e perfettamente informato, conserva un notevole interesse.


Ha fatto discutere, recentemente, la nomina dell’on. Ignazio Cassis a presidente di una nuova associazione mantello (Curafutura) di casse malati scontente di quella, Santé Suisse, che le rappresentava sinora. Tre casse malati, Helsana, CSS (del sindacato cristiano-sociale) e Sanitas, del peso di più di 3 milioni di membri. Un bel colpo, quello del nostro rappresentante del mondo liberale. Ma cosa sta capitando? Come mai 3 casse malati tanto importanti decidono un gesto così clamoroso come l’abbandono della loro società mantello, Santè Suisse, un’associazione tanto benemerita e che tanto ha fatto (così almeno tenta di farci credere) affinchè gli assicurati svizzeri potessero pagare premi tra i più bassi, cioè più alti, al mondo?

Si volesse capire bene i meccanismi che hanno condotto alla situazione attuale, si dovrebbe risalire a tempi antichi, anni ’80 del secolo scorso, a lotte socialiste per l’imposizione di una ideologica e stupida uguaglianza (ricchi e poveri associati in una obbligatoria assicurazione di base a prezzi il più possibile bassi) ed una altrettanto ideologica e stupida politica di “fermezza nel cedimento” dei due partiti borghesi con le loro correnti, cristiano-social(ista) dall’una e radical-social(ista) dall’altra parte: “vi concediamo l’obbligatorietà dell’assicurazione, anche per i ricchi che potrebbero benissimo pagare privatatamente le loro spese sanitarie, a condizione che si lascino le casse malati in mano ai privati. Fu allora così decretata la fine della maggior cassa pubblica, l’Intercomunale, e di tutte le altre piccole casse comunali, di distretto o di circolo. Le spiegazioni approfondite richiederebbero però uno spazio non disponibile su un articolo di giornale, e le storie a puntate non rispondono più alle esigenze degli sbadati e frettolosi lettori moderni. Resto comunque a disposizione, ma solo su richiesta consistente che mi comprovi interesse per l’argomento.

Un bel colpo, dicevo, quello del Dott. Ignazio Cassis, colpo che lo innalza, in fatto di potere politico e relativa money, a livello del suo ex amico e adesso avversario e presidente di quel che resta di Santé Suisse, l’ex consigliere agli stati grigionese Christoffel Brändli, indegno rappresentante, purtroppo, dell’UDC-SVP, in fatto di inosservanza di collisione d’interessi inarrivabile primatista mondiale, superiore perfino a Napoleone Couchepin.

Una carriera sbalorditiva, quella del nostro dottore, esemplare nella misura in cui dimostra che quando ci sono voglia di lavorare, adeguate capacità intellettuali e costanza nella volontà di riuscire nessuna via è preclusa. Il nostro eroe è stato dapprima medico cantonale, distinguendosi come strenuo difensore della medicina pubblica, anche a costo di dispiacere a più di un collega attivo nel privato. Dopo anni di proficuo (almeno per lui) lavoro, messa al sicuro un’adeguata pensione, ecco giungere il momento di spiccare il volo verso mete più ambiziose. Quale migliore mezzo, per dirla con Mario Monti, di una salita in politica? Con Fulvio Pelli e Fabio Abate in rielezione, il terzo seggio al nazionale dovrebbe andare come una lettera alla posta a Giovanni Merlini, da anni stimato presidente PLRT. Ma quest’ultimo è impegolato nelle scosse di assestamento dopo il terremoto della ignobile “liquidazione” di Marina Masoni.

Il nostro Ignazio, abile ad intrufolarsi alla minima occasione come il “Cassis de Dijon” nei nostri mercati, ti va in lista fingendosi “aria fresca, ingenua e pulita” (una specie di Fulvio Caccia dopo il terremoto Fabio Vassalli, tanto per farmi capire) e il povero Giovanni si ritrova, invece che a Berna, con il sedere a terra in quel di Minusio, almeno così mi sembra, anche se non sono sicuro che sia stato un danno. L’ostacolo più duro è oramai alle spalle, con il prestigio della carica parlamentare nazionale tutte le porte si aprono. Via via arrivano la vice-presidenza della FMH, il CdA dell’EOC (da sempre precluso ai medici per l’ottusità dei  liberali radicalsocialisti nostrani, malgrado le decennali lotte, tra altri, di Tullio Righinetti), il CdA dell’ospedale malcantonese, e altri onori (e prebende) che non so e nemmeno mi interessano. Incarichi quasi sempre legati al mondo sanitario, e quindi al mondo professionale del nostro campione, mai dalla parte dei colleghi medici, talora da quella delle casse malati, un’altra ancora della sanità pubblica e, se necessario (e conveniente) anche di quella privata. Non di rado, in concomitanza, da una parte e dall’altra.

L’ultimo caso, presidenza di Curafutura e CdA dell’EOC in simultanea, ha fatto arricciare il naso a molti, amici di Ignazio compresi, suscitando anche pubbliche proteste. “La Regione”, da sempre indefettibile sostenitrice del nostro gli ha addirittura attribuito un “Bassi”, di fronte ad un “Alti” al pipidino Marco Romano. Ma il consigliere nazionale non voleva demordere, di collisione di interessi non voleva neanche sentire parlare. Fino all’altro ieri. Ed aveva perfettamente ragione, nella sua ottica.

Lui era, è e rimarrà al servizio di un solo ed esclusivo interesse: il proprio, servito con una perseveranza ed una tenacia di tutta una vita, tale da procurargli la nostra ammirazione. Se l’interesse è uno solo, logica e metafisica insegnano che non ci può essere collisione: per collidere bisogna essere almeno due. Diamogliene atto e lasciamolo tranquillo ai propri compiti. Nessuno saprebbe servire meglio gli interessi di Ignazio Cassis di lui stesso.  Adesso ne ha uno in meno, ed era logico che rinunciasse a quello meno redditizio, dal punto di vista del potere e del prestigio politici come di quello monetario o pecuniario che dir si voglia.

Gianfranco Soldati