Signor Ambrosetti (l’aggettivo Egregio non mi sento di concederglielo…),

la sua posizione rispetto al fenomeno del frontalierato, ormai, la conoscono pure i sassi. Quel fenomeno, che da cuscinetto per l’economia cantonale è diventato un pilastro portante, facendo scempio del nostro mercato del lavoro interno. Aspettarsi che lei possa assumere una posizione critica, in quest’ambito, sarebbe come chiedere a uno zoppo di battere in una corsa Usain Bolt. Questo è un dato di fatto.

Ma la sua presa di posizione odierna va ben oltre, accostarci a un mostro quale è stato Göbbels, oltre ad essere un’ingiuria in piena regola, dimostra anche a quali bassezze può arrivare per difendere la gallina dalle uova d’oro. Ha ragione, quando parla del fatto che il lavoratore frontaliere è una risorsa, e io e i miei colleghi di partito siamo pienamente coscienti dell’importanza per alcuni settori economici di questa manodopera. È un dato di fatto che le braccia che lavorano nelle viscere delle nostre montagne per costruire Alptransit, per fare un esempio, non sono propriamente patrizie della Val di Muggio. Ma quando un fenomeno prende il sopravvento e arriva a toccare settori in cui la ricerca d’impiegati all’estero non è assolutamente necessaria e a sostituire lavoratori residenti in Ticino con personale da oltre confine, perché nettamente più a buon mercato; è in quel momento che la ricchezza dell’economia cozza con il disagio sociale del cittadino ticinese ed in momenti come questi che monta la protesta. È comodo produrre utili a spese dei lavoratori ticinesi, acquisendo manovalanza a basso costo per ampliare i margini di profitto specialmente nel settore terziario. Ora, lei avrebbe l’ardire di ricondurre ai lavoratori frontalieri il successo della piazza finanziaria ticinese, senza tenere conto del fatto che il successo finanziario del nostro Cantone ha radici ben più lontane, negli anni ’70 e ’80, quando i frontalieri nel terziario, se c’erano, erano quattro gatti.

La questione fondamentale è però questa, il nostro partito in ogni sua campagna si è sempre mosso contro il fenomeno del frontalierato e non contro il singolo lavoratore. Campagne forti, vero, ma che hanno il pregio di focalizzare l’attenzione su quelli che sono i problemi reali sentiti dalla popolazione. Se siamo arrivati a questo punto è solo a causa della totale mancanza di senso etico e sociale dell’imprenditoria ticinese. Si ricordi che se una maggioranza del popolo ha avallato la libera circolazione, è perché si fidava del fatto che l’economia non avrebbe afferrato l’opportunità per licenziare personale autoctono per assumere manodopera estera a basso costo. Una fiducia che lei e la stragrande maggioranza degli imprenditori di questo Cantone avete tradito.

Quindi ci faccia la cortesia di evitare di darci lezioni in merito a questioni che ormai tutti conoscono nel minimo dettaglio. Se lei, soppesando opportunità e rischi, ha deciso che la libera circolazione è da difendere a tutti i costi, anche se a farne le spese sono i cittadini che vanno in disoccupazione o alla peggio in assistenza, i giovani che non trovano un posto di tirocinio oppure tutte quelle persone che subiscono la criminalità importata dalla Lombardia; ecco io non sono assolutamente d’accordo. Soppesando il tutto, sono dell’avviso che l’accordo rappresenta più una minaccia che un’opportunità per il benessere e la sicurezza del cittadino e come tale va rescisso il prima possibile e, come me, la pensano più persone di quanto lei possa immaginare…

Cordialmente,

Alain Bühler, presidente dei Giovani UDC Ticino