(dal portale dell’UDC Ticino)

Al ministro francese Cahuzac è bastato un conto in nero a Ginevra e una, tutto sommato, modesta evasione delle imposte, non solo per costringerlo alle dimissioni, ma per demolirlo moralmente come essere umano. Il presidente Hollande ha subito imposto a tutti i suoi ministri di rendere pubblica su internet la loro situazione patrimoniale privata. Un vero attentato alla loro sfera privata, che mina la loro autorevolezza e dignità umana. Per tappare i buchi nelle finanze dello Stato, la caccia agli evasori è diventata un fondamentalismo politico ideologico che, come tutte le ideologie, viene ammantato con giustificazioni etiche ed ideali, quali la giustizia – senza che il concetto possa essere definito concretamente – e per conseguire lo scopo non esita a servirsi di mezzi illegali, come l’acquisto di dati bancari rubati.

Un’ideologia che criminalizza l’evasione, criminalizzazione buona per nascondere l’immoralità di una classe politica, che per decenni, senza scrupoli nei riguardi dei cittadini contribuenti, ha continuamente gonfiato irresponsabilmente la spesa pubblica, col solo scopo di accedere e mantenere l proprio potere facendo promesse demagogiche agli elettori. La richiesta di «trasparenza» sui conti privati con la trasmissione automatica delle operazioni bancarie dei cittadini alle autorità fiscali, ha due conseguenze perniciose ignorate, una morale e una pratica. Da un punto di vista morale, questa «trasparenza» rappresenta un’inaccettabile intrusione dello Stato nella sfera privata dei cittadini come se, per analogia, un qualsiasi funzionario, senza un mandato giudiziario, potesse violare il domicilio dei liberi cittadini per frugare nei cassetti alla ricerca di indizi per possibili infrazioni alle leggi. Funzionari di uno Stato, che si erge a istanza morale al di sopra del cittadino. Un vero oltraggio alla sua libertà e dignità.

Da un punto di vista tecnico, con la moderna tecnologia informatica, la trasmissione dei dati alle autorità fiscali è fattibile. Sapendo però, che, quanto più numerose sono le informazioni, tanto più difficile è riconoscere quelle importanti, con un minimo senso critico ci si deve porre la domanda come sia praticamente possibile un serio controllo da parte delle autorità fiscali, dei milioni di dati disponibili (con un nuovo mostro burocratico?). Si rischia, che la selezione degli indiziati da controllare diventi arbitraria. Ma vi è di più. Poiché anche fra i funzionari vi sono gli onesti, ma anche i meno onesti, vi è il pericolo di abusi e ricatti da parte delle autorità per danneggiare cittadini invisi del mondo della politica o dell’economia (Wikileaks insegna). La sola misura valida per prevenire l’evasione è quella di una fiscalità contenuta. Ricerche hanno infatti dimostrato, che con imposte fino a circa un terzo dei guadagni l’evasione rimane un fatto del tutto marginale, quando però si superi un certo livello il contribuente, confrontato con spese inutili e lo sperpero di denaro pubblico da parte dei politici, si sente spennato.

Esemplare è il caso dello sperpero di vari miliardi di Euro (sic!) nella costruzione dell’aeroporto di Berlino, i cui costi, a causa dell’incompetenza di politici irresponsabili, sono più che raddoppiati – senza contare i costi miliardari a carico di investitori privati per almeno tre anni di ritardo dell’entrata in funzione – sperpero probabilmente superiore a quanto recuperabile dagli evasori fiscali. E questo senza che i responsabili siano oggetto di sanzioni né tantomeno di criminalizzazione. Anzi, occupano tuttora ambite poltrone politiche, un’immorale asimmetria tra cittadini e Stato. A questo punto i grossi contribuenti tedeschi possono avere plausibili motivazioni per cercare di pagare il meno tasse possibile. E’ un dato di fatto, che in tutte le democrazie occidentali, nell’imposizione si sia ampiamente superato il limite di tolleranza. Ipocriti appelli morali e anche le leggi più rigorose – fatta la legge, trovato l’inganno – nel lungo periodo non riusciranno mai a eliminare il fenomeno dell’evasione.

Si è tentati di affermare, che l’imposizione fiscale nel nostro Paese sia moderata, un’affermazione azzardata. All’imposizione diretta sui redditi effettivamente moderata, si devono infatti aggiungere numerose imposizioni più o meno occulte: i premi dell’assicurazione malattia obbligatoria, le tasse sui rifiuti, la tassa di fognatura, la tassa sulla circolazione con la vignetta autostradale, tanto per fare alcuni esempi. Poi vi sono le tasse per il parcheggio delle auto (in alcuni centri veramente proibitive), le centinaia di milioni incassati dallo Stato per contravvenzioni alle leggi della circolazione, l’imposta sui carburanti e sull’olio da riscaldamento, le tasse pagate per ogni atto pubblico, per ogni licenza di costruzione e per le transazioni immobiliari e chi più ne ha più ne metta. Facendo le somme, anche nel nostro Paese, quanto i cittadini pagano senza che lo Stato sia in grado di far quadrare i conti, ha ormai superato il livello di guardia. Per il benessere dei cittadini, invece di investire somme sempre più ingenti nella burocrazia per combattere l’evasione fiscale, sarebbe forse molto più efficiente contenere finalmente il fabbisogno pubblico.

Alessandro von Wyttenbach,  presidente onorario UDC Ticino