Una lezione di economia politica – ovvero di civica – indimenticabile

Durante i miei anni di studio, per arricchire il programma regolare, seguivo anche i corsi di un visiting professor di economia politica molto buono. Con una serie di lezioni egli si è impegnato a mostrarci come l’analisi economica sia utile per capire il comportamento degli esseri umani in diversi ambiti definiti comunemente “economici” o “politici” o “sociali”. Così facendo ci ha introdotti nel campo della Teoria della scelta pubblica (Public Choice), allora relativamente nuovo. Impiegando gli strumenti e i metodi dell’analisi economica, il Public Choice si propone di studiare il comportamento degli attori che operano sulla scena politica; tradizionalmente questi temi venivano considerati piuttosto di appartenenza della Scienza politica e della Sociologia.

Concluse le lezioni teoriche di introduzione, il nostro docente decide di tenere una lezione pratica, non tradizionale. Dopo il saluto iniziale ci dice: “Bene, immaginatevi ora di lavorare come consulenti di un Ministro di economia o di un Governatore della Banca centrale che hanno deciso di voler distruggere il loro paese – sì, avete sentito bene: distruggere loro il paese – impiegando però soltanto misure di politica economica; ossia non sono ammessi né atti di vandalismo né di terrorismo né bombardamenti: solo misure di politica economica. Facendo uso delle vostre conoscenze di economia politica, come consigliereste di procedere al vostro Ministro di economia o Governatore della Banca centrale immaginario?”

Erano le 8 e 20 del mattino e, dopo questa consegna “non tradizionale”, anche l’ultimo insonnolito del nostro piccolo gruppo di studenti si era ormai svegliato del tutto. Mentre preparavamo i nostri suggerimenti, il docente divideva – con il gessetto – la lavagna (questa sì molto tradizionale) in due parti, una sinistra e una destra. A questo punto cominciavano ad alzarsi le mani e si sentivano i suggerimenti di politica economica – chiamiamola – “sadica”, tanto per darle un nome:

–                      Controllo dei prezzi e dei tassi d’interesse,

–                      Salari minimi elevati e divieto di licenziamenti,

–                      Blocco degli affitti e divieto di sfratto,

–                      Imposte e sussidi specifici settoriali in funzione di una molteplicità di criteri,

–                      Obbligo di permessi di ogni tipo per iniziare qualsiasi attività,

–                      Regolamentazioni dettagliate delle diverse attività economiche e commerciali,

–                      Tassi di cambio multipli,

–                      Controlli dei movimenti dei capitali,

–                      Obbligo di permessi per le esportazioni e le importazioni,

–                      ecc. ecc.

Ovviamente, per poter mettere in funzionamento tutta questa batteria di misure, bisognava:

–                      Aumentare il numero dei Ministeri e degli Enti pubblici,

–                      Aumentare le imposte esistenti ed introdurne delle nuove,

–                      Aumentare il numero dei funzionari pubblici, che però – dato il loro grande numero – non potevano essere pagati troppo,

–                      Rivedere e fare approvare dal Parlamento le apposite leggi che – per poter mantenere sotto controllo l’economia – dovevano dare molte competenze ai controllori e funzionari pubblici, essere molto dettagliate, contemplare molti casi differenti e contenere perciò molti articoli,

–                      ecc. ecc.

Tutte queste proposte di “politica economica sadica” venivano appuntate in colonna nella parte sinistra della lavagna. Ovviamente dovevamo anche giustificare le nostre proposte, esponendo brevemente i danni che ne sarebbero derivati. Inoltre dovevamo indicare come avremmo suggerito al nostro Ministro o Governatore immaginario di spiegare le corrispondenti misure davanti al Parlamento che – si supponeva – ignorava le intenzioni “sadiche” delle nostre immaginarie Autorità di politica economica, ma doveva essere convinto ad approvare le corrispondenti leggi.

Dopo l’intervallo accademico di 15 minuti, il nostro docente ci dice: “Ora scegliamo una nazione (estera) che voi conoscete relativamente bene e cerchiamo di indagare, in base alle nostre informazioni comuni, quali di queste misure vi sono effettivamente state introdotte.” Dopo la scelta della nazione – che non è il caso di menzionare – abbiamo cercato di mettere insieme le nostre informazioni sull’applicazione o meno di misure di politica economica come quelle elencate. Le nostre indicazioni venivano appuntate nella parte destra della lavagna.

Quando mancava un quarto d’ora alla fine della lezione, il nostro docente ci dice: “Va bene così. Ora, guardate un po’ la lavagna e paragonate la lista a sinistra con quella a destra. Cose vedete? Nella nazione di vostra scelta sembra che vengano applicate più del 80% delle misure di politica economica che abbiamo identificato, immaginandoci di lavorare come consulenti di un Ministro di economia o di un Governatore della Banca centrale ‘sadici’. In altre parole, l’ipotesi che le Autorità di politica economica agirebbero spinte dal ‘sadismo’, e non dalla volontà di fare il bene del paese, ‘spiegherebbe’ – in senso statistico, nel caso esaminato! – più dell’ 80% delle misure che sono effettivamente state prese. Impressionante, vero?”

A questo punto suona il campanello che sancisce la fine della lezione…

Che conclusioni possiamo trarre da questa lezione di economia politica – ovvero di civica – non tradizionale? In primo luogo, è evidente che si possono causare grandissimi danni a una nazione mediante misure di politica economica inadeguate, anche se regolarmente approvate da un Parlamento eletto dal popolo; si può effettivamente distruggere una nazione mediante una politica economica inadeguata. In secondo luogo, è perciò ovvio che non basta conoscere il funzionamento delle varie istituzioni di una nazione. È importante avere anche una minima infarinatura di economia politica e dei suoi principi di base, applicati con buon senso, un’infarinatura concettuale corredata da esempi (studi di casi) concreti.

In un certo senso, può sembrare sorprendente che nelle scuole medie superiori si insegni con tanti dettagli materie obbligatorie come biologia, fisica e chimica, materie che verranno seguite a livello professionale da un 10% , forse al massimo da un 15% degli alunni, e non si insegni invece economia politica, materia che costituisce la base razionale per le decisioni pubbliche di ogni buon cittadino in una democrazia come quella elvetica.***

Concludiamo con l’osservazione che, dopo la vittoria della Iniziativa Popolare per l’insegnamento della Civica nelle scuole, si dovrà curare e sorvegliare molto bene come verrà implementata questa iniziativa a livello di contenuti di insegnamento. Questo fa parte del “controllo di qualità continuo” che la cittadinanza deve esercitare sulle cose pubbliche. Capire l’essenza e l’importanza di questo “controllo di qualità continuo” delle cose pubbliche da parte del cittadino costituisce forse la prima lezione di civica.

historicus

*** (osservazione maliziosa della Red) Non è tutto sommato così sorprendente. È forse il caso di aprire (troppo) gli occhi ai cittadini? E inoltre: la Sinistra accetterebbe senza combattere l’economia politica nello stile di historicus? Morirebbero piuttosto sulle barricate (diciamo noi).