I ministri europei degli Affari esteri sono riuniti lunedì a Bruxelles per discutere un eventuale alleggerimento dell’embargo sulle armi contro la Siria. Mentre il governo siriano ha dichiarato di essere pronto a una conferenza sulla pace, due razzi hanno colpito domenica la capitale libanese. I commentatori temono che che la guerra civile siriana si estenda al Libano e chiamano a negoziare con il regime di Bachar al Assad.

I negoziati di pace sono l’unica via per uscire dalla guerra, sostiene il quotidiano belga De Morgen : “Esattamente come in Bosnia a suo tempo, non vi è altra scelta se non obbligare i belligeranti alla pace, esercitando una forte pressione internazionale. E’ quel che si era prodotto nel 1995 a Dayton, quando la Russia e gli Stati Uniti avevano riunito, fra gli altri, il dittatore serbo Slobodan Milošević e il suo nemico croato Franjo Tuđman.
In Siria osserviamo lentamente la medesima evoluzione. Gli Stati Uniti e la Russia rinforzano la pressione sui ribelli e sul campo di al Assad per avviare all’inizio di giugno i negoziati di pace a Ginevra.
Una via che non è ideale, in quanto con tutto quel che succede in Siria ingaggiare negoziati di pace con al Assad è malsano. Ma non c’è un’altra possibilità.
Per fermare il bagno di sangue e i flusso dei rifugiati siriani, i diplomatici occidentali devono sporcarsi le mani.”

Due tiri di missili hanno colpito domenica un quartiere di Beirut controllato da Hezbollah. Hassan Nasrallah, capo del movimento politico libanese, aveva già annunciato di voler rinforzare il suo sostegno alle milizie del presidente al Assad.
Il quotidiano romando Le Temps teme che Hezbollah metta in pericolo la pace nel Libano : “Rischiando di perdere lo statuto di eroe della causa arabo-musulmana, questo stesso Hassan Nasrallah si è lanciato nella mischia accanto all’esercito siriano.
Sul terreno l’entrata nel conflitto di Hezbollah può rivelarsi essenziale per le truppe di al Assad, ma il calcolo del capo di Hezbollah, che consiste nell’avere un certo peso in Siria, sperando che il conflitto non devasti il Libano, è rischioso, se non addirittura insensato.
Nessun libanese ha voglia di una nuova guerra ma tutto sembra condurre a questo scenario, come mostrano i missili che domenica sono caduti alla periferia di Beirut.”