Dovranno passare ben 63 anni prima che in Italia verranno recuperati i livelli occupazionali del 2007. Nel 2076 si tornerebbe ai circa 25 milioni di unità di lavoro standard che esistevano sei anni fa.

Lo scrive il portale d’informazione Wall Street Italia.com, precisando che queste disperate previsioni risultano da uno studio dell’ufficio economico Cgil : “Nello studio della Cgil si simulano alcune ipotesi di ripresa senza che si prevedano modifiche significative di politica economica nazionale e europea, per dimostrare la necessità di un cambio di paradigma: partire dal lavoro per produrre crescita.

Se quello delineato inizialmente è quindi lo scenario peggiore, lo studio Cgil considera ipotesi più ottimistiche legate alla proiezione di un livello di crescita pari a quello medio del periodo 2000-2007, ovvero del +1,6%.
In questo caso il risultato prevede che il livello del Pil, dell’occupazione e dei salari verrebbe ripristinato nel 2020, mentre quello della produttività nel 2017 e il livello degli investimenti nel 2024.
Lo studio della Cgil calcola la perdita cumulata generata dalla crisi, cioé il livello potenziale di crescita che si sarebbe registrato nel caso in cui la crisi non ci fosse mai stata, che è pari a 276 miliardi di euro di Pil (in termini nominali oltre 385 miliardi, circa il 20% del Pil).
Uno studio, quindi, funzionale alla Cgil per rivendicare la centralità del lavoro.

“Per uscire dalla crisi e recuperare la crescita potenziale occorre un cambio di paradigma – osserva il segretario confederale della Cgil, Danilo Barbi – Per non attendere che sia un’altra generazione ad assistere all’eventuale uscita da questa crisi e ritrovare la via della ripresa e della crescita occupazionale, occorre proprio partire dalla creazione di lavoro”.