(fdm) Le firme – più di diecimila – sono state consegnate a Palazzo delle Orsoline lunedì 3 giugno. In questo bell’articolo Alberto Siccardi si lamenta – ben a ragione – dell’atteggiamento degli oppositori, un azzeccato mix di supponenza, coda di paglia e sentimento di lesa maestà. All’amico Alberto direi che la sua idea – perché si tratta proprio di un’idea sua, poi condivisa e sostenuta da Quadri, Ghiringhelli, Iris Canonica, Mellini e altre personalità – si sta rivelando perfetta ed estremamente indovinata. Gli avversari ci attaccano? Ebbene, questo fa parte dei loro… diritti democratici. Lo dice la Civica!


E quanti giudizi sui promotori, e nessuno sui contenuti della nostra iniziativa popolare, per altro chiarissimi. Per rispetto a chi con entusiasmo ha dato in otto giorni più di 8000 firme e per difendere la onorabilità e le buone intenzioni dei promotori e del sottoscritto, devo rispondere alle assurde valutazioni che si sono pubblicate sui giornali in questi giorni. Oltre a ringraziare chi invece ha scritto in favore del nostro progetto.

La nostra iniziativa sull’insegnamento della civica è politicamente trasversale. Essa non ha nessuna velleità di incidere sui contenuti dell’insegnamento stesso, quindi è politicamente neutra. Ha come scopo unicamente quello di cambiare il sistema attuale di insegnamento, che «annega», e non insegna, la civica nelle ore di storia. Questo la gente ha correttamente capito dandoci il suo sostegno, questo è chiaramente scritto nel testo dell’iniziativa. È confermato dall’indagine della SUPSI e dal parere di personalità della scuola. Faccio inoltre notare che sono venuto a conoscenza di tale indagine dopo avere deciso di organizzare l’iniziativa popolare. Non si è quindi «scopiazzato» il testo dell’iniziativa parlamentare di Franco Celio, come si è insinuato: ambedue i programmi sono nati in parallelo.

Il guaio è che alcuni addetti ai lavori (ma molti di loro invece sono vicini a noi) fanno finta di non capire, si sentono toccati nella loro maestà e attaccano i promotori a livello personale e politico. Signori, per favore, nel comitato ci sono anche dei liberali; mancano i socialisti perché, e me ne duole, le loro candidature sono arrivate dopo la stampa dei formulari. Le accuse dell’estrema sinistra, quindi, sono gratuite, mi ricordano quando in Italia se non eri comunista eri automaticamente fascista. Ma poi, cosa c’entra con l’insegnamento della civica nelle scuole? Vorrei dire qui  che la mia famiglia ha avuto una medaglia d’oro per la Resistenza, che la volontà è quella di difendere democraticamente ma fermamente la nostra cultura; e non è razzismo, che dare del razzista è un’offesa grave, che paragonare i talebani di oggi coi crociati di 900 anni fa è un non senso storico. Ma di nuovo, cosa c’entra con la civica nelle scuole?

La verità è forse che non si vuole insegnarla? Speriamo proprio di no. Nessuno vuole ridurla ad un catechismo di nozioni, ma non si può accettare che uno studente di 15 anni non sappia cosa sia il Gran Consiglio. Né si può far passare questo commento di un insegnante all’indagine della SUPSI: «In fondo solo il 25% degli insegnanti non ha fatto l’istruzione per l’insegnamento della civica secondo la nuova Legge sulla scuola». È come dire che il 25% dei poliziotti non sa caricare una pistola, ma fa niente. Ci siamo informati su cosa succede in alcuni cantoni. Nei Grigioni si sente lo stesso bisogno, in altri la civica si insegna all’inizio dell’anno per un breve periodo, si fa un  test e una valutazione per poi utilizzare e richiamare le nozioni durante lo studio della storia e della altre materie; queste nozioni trovano applicazione, provvedendo a quella maturazione della cittadinanza che è stata evocata, giustamente, da alcuni insegnanti. Noi chiediamo solo che sia insegnata.

E non si tratta di velleità politiche, di destra o di sinistra, di una campagna elettorale, ma di una convinzione e della paura, che è di molti, che essa sia scomoda a chi vorrebbe non essere annoiato ed ostacolato nella sua azione di governo. E questa è solo la migliore delle ipotesi. Visto però che ci siamo beccati accuse pesanti e ingiuste, mi sento libero di fare io un’insinuazione seria. Attenzione, se i giovani non sono sensibilizzati sui diritti della democrazia diretta e sui loro doveri di cittadini, sarà molto più facile farci entrare nell’UE fra qualche anno senza resistenza da parte del popolo (la democrazia diretta è incompatibile con l’UE) e la società ticinese sarà diversa da quella di oggi, seria e attenta alle decisioni dei politici.

La civica è libertà e benessere; per questo la Svizzera è il miglior Paese per vivere, senza debito pubblico importante e una spesa statale accettabile e compatibile con una sana economia di mercato. Il consigliere di Stato Bertoli ha detto su «La Regione» che c’è qualcosa da fare. Facciamolo: credo che la gente se lo aspetti.

Alberto Siccardi, primo firmatario dell’iniziativa