Quando Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve (la banca centrale americana), aveva annunciato che a partire dal 2013 avrebbe ridotto le manovre espansive straordinarie a sostegno dell’economia, i mercati hanno accusato un duro colpo.

Il Quantitative Easing, massicce iniezioni di liquidità con cadenza mensile tramite l’acquisto di titoli pubblici, terminerà l’anno prossimo.
Le Borse hanno fatto un bel tonfo e i tassi di interessi sui Bond sono schizzati al rialzo, un andamento esacerbato dalle parole di Bernanke, che ha detto di non temere l’eventuale rialzo dei rendimenti.

Secondo il premio Nobel per l’Economia Paul Krugman si tratta di un errore madornale. In un’editoriale sul New York Times, Krugman riconosce che se l’economia si riprende, allora la Federal Reserve scamperà la gogna. Se invece la situazione peggiorerà, Bernanke dovrà fare marcia indietro e accelerare le politiche accomodanti.

Il problema è che dimostrando di voler scongiurare il rischio di inflazione e le eventuali bolle speculative, la Federal Reserve non può più fare una svolta strategica e di immagine e comportarsi in maniera irresponsabile. Esattamente quello che servirebbe per evitare la trappola della deflazione.
L’istituto non può più segnalare che continuerà ad accelerare fino a quando l’economia produttiva sarà a pieno regime anche in caso di pericolo di un rialzo dei prezzi al consumo.
Secondo Krugman, agendo in modo preventivo proprio quando le cose sembrano sistemate, la Federal Reserve si è giocata per sempre questa possibilità.

“Se la ripresa dovesse interrompersi e le previsioni inflative scendere ancora, la Fed tornerà a mandare un messaggio credibile circa il fatto che non è così attaccata alle politiche monetarie convenzionali? – commenta Krugman – Sarebbe difficile da credere.
Prima che la festa avesse ancora inizio aveva mostrato di essere pronta a ridurre l’iniezione di liquidità sui mercati. Così ha perso la partita in partenza.
Spero che l’economia reale recuperi terreno a un ritmo che renda le mie paure ingiustificate. Ma se così non dovesse essere, con la sua politica la Fed ha recato più danni di quanto immagini.”