I prezzi sono scesi sotto la soglia psicologica, che corrisponde al costo per produrre un’oncia. Allarme per le grandi compagnie di estrazione del metallo prezioso, con un aumento dei disoccupati nel settore.

Le quotazioni dell’oro hanno testato il livello minimo dal 2010, capitolando sotto la soglia di 1.200 dollari l’oncia.
Un valore cruciale, visto che è proprio questo il costo che le società di estrazione devono sostenere per produrre un’oncia di oro.
Le ripercussioni saranno pesanti e gli analisti hanno affermato che i gruppi che estraggono oro saranno colpiti in modo grave, se le quotazioni rimarranno inferiori al costo di produzione.

Andrew Su, amministratore delegato presso Compass Global Markets rende noto che il costo medio per produrre una oncia di oro in Australia, paese che ospita i colossi di estrazione più grandi al mondo, è balzato dai 500 dollari del 2007 a più di 1.000 dollari nel 2013 : “Credo che i costi reali siano più alti e per questo alcune miniere sono state costrette a chiudere in Australia, oltre a tagli di dipendenti da parte di società come Newcrest, Barrick, and Silver Lake Resources.”

Barrick Gold, numero uno nel settore, da aprile ha visto un calo del titolo di quasi 50%, mentre del 52% è stato il crollo delle quotazioni di Newcrest Mining, terzo produttore di oro a livello mondiale.

Da aprile le quotazioni hanno chiuso un pessimo trimestre, con gli investitori preoccupati dal rischio che la Federal Reserve interrompa le iniezioni di liquidità sul mercato.
I prezzi sono scesi fino a 1.180,48 dollari l’oncia nelle contrattazioni asiatiche e dall’inizio della scorsa settimana sono in calo di quasi 200 dollari.
Il timore è che avvenga un “panic selling” e che l’oro possa scendere fino a 800 dollari l’oncia,

Nel settembre 2011 il metallo prezioso aveva raggiunto il record di 1.923,70 dollari l’oncia, sulla scia della decisione della Federal Reserve di portare i tassi a livelli molto bassi.