“C’è nessuno del Caffè? Su di me ne hanno scritte di tutti i colori…
… e non hanno neanche il coraggio di mostrare la faccia!”
Un presidente ingenuo (pensano in molti)
Entra in sala l’avvocato “consigliere”
21 dicembre 2012 fatale: non al bar ma in uno studio legale in piazza Riforma
30 milioni di franchi, poi 50 milioni di Euro: un patto non onorato
Tentare ancora, non darsi per vinto
Il contratto firmato l’8 giugno: pagheranno oggi? domani?

“Ho commesso tanti errori ma sono qui, davanti a voi, non sono scappato.

Io spero ancora!”

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La mia prima conferenza stampa con il presidente Giulini. Notizie bomba? Nessuna. Neppure me ne aspettavo. Interessante? Ma sì, perché mi sono fatta un’idea dell’uomo, che mi è parso sincero. Forse un po’ fragile in un mondo popolato di squali. Certamente con le mani bucate quando i soldi (suoi) c’erano. Poi, in una manciata di mesi convulsi, affannosamente impegnato nella ricerca del credito per salvare l’ACB dal fallimento. Forse truffato (lo dice lui stesso). Sempre più solo, sempre meno creduto, ma tenace. Un altro sarebbe già scappato da un pezzo a Singapore. Lui è qui, all’Unione di Bellinzona, il 2 luglio, davanti a molti uomini dei media disposti sì ad ascoltarlo, ma non a farsi facilmente convincere.

Nutrito drappello di giornalisti. Un minuto di silenzio per i morti di Personico. Giulini esordisce: “Perché sono qui? Per raccontarvi quello che è successo. Il presidente non sparisce. Non gioca allo scaricabarile. Io sono qui.” Domanda a tutti i presenti di qualificarsi: nome, cognome, testata. Ottemperano tutti. (Dopo qualche minuto, soltanto, comprendo il motivo di questo “appello”. Vuole verificare se è presente in sala un giornalista del Caffè. Ovviamente, nessuno.) “Mai che si facciano vedere, coraggio non ne hanno, un confronto leale non lo accettano”.

Arriva un avvocato importante

A questo punto entra in sala (ma forse Giulini l’attendeva) l’avvocato Tuto Rossi, dalla vita avventurosa, un legale di grido con qualche velleità politica, di lontane origini socialiste. Rossi ha la specialità – ma ciò è forse dovuto alla sua chiara fama – di trovarsi alla ribalta in situazioni mediatizzate ed eclatanti. Dev’essere chiaro a tutti che egli presenzia in qualità di “consigliere” (nel senso, suppongo, che Giulini non gli ha conferito un mandato specifico). Lo fotografo. In realtà il dr. avv. Rossi non sembra molto coinvolto e se ne va presto mormorando: “Ho un appuntamento”.

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L’inizio del dramma

(Ma ormai, nell’autunno 2012, i soldi incominciano – dopo anni di spese esagerate? – a scarseggiare, Giulini su questo punto non si dilunga) “Il 21 dicembre 2012 in uno studio di avvocatura di Lugano, in piazza Riforma, alla presenza di due avvocati, viene firmato un contratto che mi garantisce un finanziamento di 30 milioni di franchi”. “Un mese più tardi un nuovo contratto porta il finanziamento a 50 milioni di Euro. Per l’ACB è la salvezza, anzi più della salvezza. Ma questi contratti non sono mai stati onorati. Dopo un po’ ho capito che i soldi non sarebbero arrivati mai.”

La caccia frenetica

Il colpo è duro. Bisogna tentare altre strade. “Offrire” il Bellinzona, che è una bella squadra di successo, a cordate, piattaforme… alla Juve al Chievo al Bologna all’Udinese… al Chelsea (!). A metà aprile appare all’orizzonte un fondo americano, attratto anche dal progetto dello stadio. “Dico loro, mandatemi una LOI (letter of intents) che metta nero su bianco la vostra offerta. Un lunedì che non dimenticherò mai attenderò quella lettera dalle 7 di sera alle 7 di mattina. Invano”. “Anche la salvezza americana sfuma. Anche un gruppo italiano, dopo troppo facili promesse, mi lascerà al palo”.

Il contratto dell’8 giugno, ultima spiaggia

“Ebbene, oggi, io non mi presento a mani vuote. Ho un contratto firmato l’8 giugno – ma nomi non ne faccio, non posso farne – che mi garantisce un finanziamento di 10 milioni, dei quali 7 andrebbero all’ACB. Questo contratto io lo considero valido. I soldi potrebbero arrivare oggi, domani o dopodomani. Se arriveranno il Bellinzona sarà salvo e potrà disputare il campionato di Prima Divisione. Signori, io ci credo ancora”.

PRECISAZIONE FINALE. I debiti dell’ACB non ammontano – come qualcuno avventatamente ha scritto – a 8 milioni, bensì a 3.300.000 franchi.

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Fotografie di Francesco De Maria