Presidente consiglio di amministrazione UBS


Cittadino tedesco, era previsto che passasse da presidente della Bundesbank a succedere a Trichet alla presidenza della BCE. Ma non accettava le manovre di aggiramento degli accordi già presi, come quello che vietava che stati dell’UE corressero in aiuto di altri stati per salvarli dalla bancarotta. Era una misura adottata proprio per evitare che qualche stato praticasse una politica di indebitamento di tipo … garibaldino: tanto mi salvano lo stesso. Fu prescelto Draghi, guardacaso …. lui pure garibaldino. Weber fu chiamato a succedere a Villiger il 3.5.2012 e a lavorare con Sergio Ermotti per rimettere in sesto l’UBS.

Approfittando di un’intervista di Roger Köppel su Weltwoche del 17.1.2013 vediamo di conoscere l’uomo. Weber ritiene che nel mondo della finanza si debba cambiare in modo duraturo mentalità e comportamenti. In modo precipuo si devono migliorare i meccanismi di controllo dei rischi. L’UBS finì nei pasticci per aver acquisito precipitosamente nuove componenti aziendali. Lo scoppio della crisi accentuò le difficoltà di integrazione. Adesso si sono analizzati i punti deboli e modificati i sistemi, ponendo accento sulla stretta applicazione delle modifiche decise. L’UBS crede decisamente che nel mondo della finanza non si possa continuare e non si continuerà come finora.

Weber ha come motto di mai rinviare a domani quello che può essere fatto oggi. Per la famiglia mette in pratica un detto di Goethe: “ai figli sulla strada della vita bisogna consegnare due cose: ali e radici”. Sul lavoro non ci si deve lasciar cadere nella routine. E`nato e cresciuto in un villaggio di 100 abitanti. Ha frequentato l’università di Costanza, dove ha avuto due eccellenti professori che gli hanno inculcato una filosofia monetarista che prevede il minimo di interventi statali. Si ritiene un liberale. E`un ammiratore di Jacques Cousteau e di David Attenborough, 2 cineasti che hanno esplorato uno il mare, l’altro la natura e gli animali esotici. E`poco disposto a modificare opinioni e giudizi per dare o cercare consenso. A chi gli ricorda che un celebre politico ha detto che il denaro è con l’amore il più grande motore dell’agire umano risponde: “dico con Albert Schweitzer che la felicità è la sola cosa sulla terra che raddoppia (con)dividendola”. Alla domanda se con gli anni abbia cambiato posizione politica dice di esser rimasto tendenzialmente conservatore.

Gli chiedono un giudizio su Ermotti. Lo ha conosciuto da presidente della Bundesbank, quando Ermotti gli rendeva visita 2 volte all’anno assieme a Profumo (allora di Unicredit, adesso alla testa del Monte dei Paschi di Siena). Gli sembrò allora molto competente, cosa che si conferma adesso nella collaborazione. Il compito è parso loro chiaro fin dall’inizio: far pulizia e mettere in atto nuove strategie. “Lui conosce a fondo il mondo bancario, io ho esperienza scientifica e politica: ci completiamo a vicenda. Assieme daremo nuovo sviluppo alla banca nel mondo dell’economia reale”.

Alla domanda se vi è da temere una caduta nell’insignificanza della piazza finanziaria svizzera Weber risponde che a gennaio 2013 sull’indice “City of London” Zurigo figurava al quinto, Ginevra al nono posto. Solo problema per la Svizzera è che i concorrenti non dormono. Lussemburgo e Singapore sono in forte progresso. In futuro dovremo operare nel quadro degli accordi e regole internazionali. Sempre più importante diventa la qualità dei collaboratori (osservazione mia personale: certo che l’UBS attribuisce grande valore ai suoi collaboratori. Quest’anno, 2013, distribuisce 750 mio di franchi ai suoi azionisti, sulla base di un bilancio 2012 in cui ha realizzato una perdita di 2,5 miliardi e distribuito 2,5 miliardi di stipendi e bonus).

Noi, dice Weber, sosteniamo l’Università di Zurigo che, speriamo, ci ricambierà con un miglioramento di qualità dei nostri collaboratori. La politica monetaria globale è troppo invischiata con la politica finanziaria d’assalto. L’indebitamento eccessivo è il problema nr. 1 del nostro tempo. Negli USA però si crede che il problema sia l’incapacità dei politici di continuare ad alzare il livello di indebitamento, mentre si dovrebbe abbassarlo. Bisogna che la politica impari a rispettare i limiti posti all’indebitamento, ma intanto restiamo lontani anni luce dall’abattimento del debito. Non riusciamo neppure a bloccarne la crescita. I debiti sono solo leciti quando finanziano progetti per il futuro.

Ultima domanda: esisterà ancora la Svizzera tra 50 anni? Lo auguro agli svizzeri. Cosa pensino e vogliano lo hanno dimostrato il 6 dicembre 1992 e in parecchie votazioni successive, nel solco di una tradizione secolare.

Gianfranco Soldati