La cassa integrazione guadagni (CIG) è un istituto previsto dalla legge italiana, consistente in una prestazione economica erogata dall’INPS. Essa si applica in favore dei lavoratori sospesi dall’obbligo di eseguire la prestazione lavorativa, o che lavorino a orario ridotto. In linea di massima il lavoratore percepisce l’80% del suo salario.

La ratio legis è quella di venire incontro alle aziende che si trovino in momentanea (durata del “momento”: 18 anni) difficoltà, sgravandole in parte dei costi della manodopera temporaneamente non utilizzata. Si calcola che nei primi 11 mesi del 2012 le ore di cassa integrazione sono state oltre un miliardo. (1.004 milioni).


Dalla newsletter del sen. Pietro Ichino, che riporta un suo intervento in Senato. www.pietroichino.it

ICHINO (Scelta Civica per l’Italia). Signor Presidente, nell’ordine del giorno G4.100, ora in esame, si legge che «nel contesto economico di crisi del mercato del lavoro risaltano gli ex lavoratori delle Case di cura riunite di Bari i quali, dopo 18 anni – ripeto: 18 anni – di ricorso agli ammortizzatori sociali tra cui» – naturalmente – «la cassa integrazione in deroga, non hanno ancora avuto una diversa ricollocazione lavorativa». Sulla base di questa constatazione (a proposito della cassa integrazione come strumento “per tener legato il lavoratore all’azienda da cui dipende”) si impegna il Governo «a mettere in atto tutte le iniziative finalizzate a promuovere presso la Regione Puglia l’individuazione di enti strumentali cui affidare attività riferibili alle competenze maturate» da questi lavoratori nelle Case di cura in 18 anni di non-lavoro.

Mi chiedo quale paziente possa affidarsi alle competenze professionali maturate in 18 anni di cassa integrazione, in deroga o non in deroga che sia. Questi dati sono la certificazione del fallimento di un intero sistema di ammortizzatori sociali, di un intero sistema con cui si affrontano le crisi occupazionali nel nostro Paese. Se continuiamo a trastullarci con le proroghe di questi strumenti condanniamo il Paese a rimanere in una situazione di cronica inferiorità!

Diciamo allora le cose come stanno: 18 anni di cassa integrazione sono 18 anni di una menzogna, cioè di finzione dell’esistenza di un posto di lavoro che non c’è. Sono quindi 18 anni di abuso di uno strumento che non potrebbe essere utilizzato nel caso specifico, abuso che fa sì che il lavoratore resti in questa posizione per 18 anni invece che essere aiutato a trovare una nuova occupazione. Non nella casa di cura ex-datrice di lavoro, che evidentemente non esiste più: non è quella che può ridargli il lavoro, ma in altri settori. Per questo, occorrono procedure di riqualificazione professionale e incentivi perché il lavoratore si attivi; noi invece mettiamo in atto incentivi perché il lavoratore non si attivi e resti per 18 anni in attesa passiva.

Allora chiedo al Governo: ha senso accettare un impegno di questo genere? A me non sembra. Se vogliamo tirar fuori l’Italia dalla situazione in cui si trova dobbiamo smettere di prendere questi impegni!

sen. Pietro Ichino