L’attuale funzionamento della finanza mondiale è contrario allo spirito del liberalismo e distrugge l’economia reale, denuncia Marc Chesney, professore di finanza all’università di Zurigo.
Secondo Chesney, il rimedio potrebbe essere l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie.
Alla Svizzera, in particolare, compete mostrare l’esempio, sottolinea Chesney in un’intervista sul domenicale NZZ am Sonntag.
Un prelevamento dello 0,1% su ogni transazione sarebbe sufficiente, a suo dire, per eliminare il trading a alta frequenza. Questo procedimento, che permette, tramite programmi informatici algoritmici l’esecuzione ad alta velocità di operazioni di Borsa, viene giudicato problematico da Chesney, perché presenta importanti rischi per la stabilità del sistema finanziario internazionale.
E’ impossibile che in una frazione di secondo vengano comunicati dati fondamentali di un’azienda, mentre invece gli investitori usano questo vantaggio per generare rapidamente dei guadagni.
D’altronde, una banca non dovrebbe speculare sul fallimento di un’impresa o mettere in circolazione degli strumenti finanziari opachi, quali i prodotti strutturati. Questi complessi dispositivi non vanno a vantaggio dell’economia reale e portano beneficio solo alle banche.
“La complessità è un fattore di profitto e di potere – indica Marc Chesney – Il valore nominale totale del mercato dei prodotti derivati rappresenta così circa un decimo dell’attività economica mondiale.
Secondo una statistica del Fondo monetario internazionale, il volume totale dei derivati scambiati ammonta a 640 miliardi di dollari, mentre tutte le economie nazionali del mondo riunite generano ogni anno 72 miliardi di dollari.
Le grandi banche sono talmente potenti da dettare la loro politica finanziaria ai governi e alla società, e questo da anni.
D’altronde, il fatto che gli Stati abbiano aiutato le grandi banche che rischiavano il fallimento è contrario alla logica liberale, che vorrebbe che chi prende dei rischi ne assuma le conseguenze.”
(Le Matin.ch)