Un’accusa collettiva è stata presentata contro il colosso bancario americano Goldman Sachs e contro la Borsa di Londra, accusati di accordi illeciti nello stoccaggio di alluminio al fine di aumentare artificialmente il prezzo.

Alluminio, gas, elettricità… Negli Stati Uniti si moltiplicano le accuse di manipolazione del prezzo delle materie prime, in particolare nei confronti delle banche.

La FERC, l’organo di controllo americano dell’energia, ha di recente annunciato tre procedimenti giudiziari contro tre grandi gruppi : la compagnia petrolifera inglese BP – accusata di manipolazione del prezzo del gas e minacciata di una multa di 29 milioni di dollari – e le banche JPMorgan Chase e Barclays, accusate di manipolazione dei prezzi dell’elettricità in California, che si sono rispettivamente viste gravate con multe di 410 e 488 milioni di dollari.

Nel settore dei metalli, un’accusa collettiva è stata depositata il 1. agosto contro Goldman Sachs e la Borsa di Londra LME, con l’accusa di aver contratto accordi nello stoccaggio di alluminio, per gonfiare artificialmente i prezzi di questo materiale nella regione industriale di Detroit.
Tramite i depositi della sua filiale Metro – che fa parte della rete approvata dal LME – Goldman Sachs controlla enormi stock di alluminio.
La banca è accusata di aver orchestrato problemi e ritardi di consegna sino a 18 mesi. Questo si traduce con ingenti costi di deposito che rarefanno la disponibilità di alluminio nella regione chiave di Detroit e fanno salire alle stelle i prezzi.
Coca-Cola, Novelis, i costruttori di automobili General Motors e Ford e altri hanno denunciato le pratiche di Goldman Sachs e del LME, accusandoli di aver causato un aumento sproporzionato dei costi e di aver perturbato le loro forniture di alluminio.

Di fronte alla recrudescenza del malfunzionamento e alle accuse di frode, la Federal Reserve esamina gli attivi fisici delle materie prime detenuti da numerose banche e potrebbe riesaminare l’autorizzazione, che risale a dieci anni fa, di condurre queste attività a margine delle transazioni sui derivati e le commissioni sulle materie prime.

Approfittando del boom delle materie prime dell’ultimo decennio, della deregolamentazione bancaria e della crisi finanziaria, tre banche in particolare hanno assunto una posizione dominante nel mercato : Goldman Sachs, Morgan Stanley e JPMorgan Chase, che ogni anno guadagnano miliardi di dollari con gli idrocarburi, con il carbone, l’elettricità e i metalli.
Lo stoccaggio nel mercato petrolifero è più trasparente, ha dichiarato all’AFP John Kilduff, specialista in materie prime nella società Again Capital, in quanto il petrolio può essere stoccato e trasportato ovunque, mentre le altre materie prime sono spesso oggetto di mercati più regionalizzati, dunque con più limitazioni.

“Il fatto che grande depositi approvati dal LME siano detenuto da operatori finanziari in materie prime permette loro di controllare l’approvvigionamento di alluminio e di conseguenza i prezzi – commenta Saule Omarova, professore all’università della Carolina del Nord. A suo dire, l’unione di operatori finanziari, di commissioni, di finanziamento e del negozio di materie prime fisiche crea seri rischi di un conflitto d’interesse.
Dopo le accuse di aver largamente contribuito ai ritardi e alla mancanza di trasparenza nel mercato dell’alluminio, in luglio il LME ha annunciato che avrebbe cambiato le sue regole di consegna.

Interrogate dall’AFP, JPMorgan Chase ha annunciato che intende ridurre le sue attività nel commercio delle materie prime. Goldman Sachs non intende apportare alcuna modifica, mentre Morgan Stanley non ha voluto rilasciare dichiarazioni.

(Challenges.fr)