[fdm] Tale è l’opinione di un uomo, giornalista e scrittore, notoriamente schierato a sinistra. Io penso che i responsabili di questa squallida provocazione (di che altro potrebbe trattarsi?) siano soltanto due. Ed escludo il Senzani.
Il Festival del film di Locarno attira molte luci su si sé, nel cantone ma anche molto oltre. Ciò è normale e anche auspicabile, trattandosi di una manifestazione di qualità e riconosciuta nel mondo.
Ci si può tuttavia chiedere che cosa apporti a un festival come quello locarnese l’apparizione pubblica dell’ex terrorista BR Giovanni Senzani. Certo, Senzani è un uomo libero avendo scontato la pena inflittagli dallo stato italiano, che combatté con mezzi a dir poco estremi macchiandosi per di più di un’uccisone per vendicarsi di un’altra persona che in qualsiasi ordine di pensiero morale non può che essere condannata come orrore disumano.
Ora, una cosa è l’analisi degli anni di piombo italiani, che la sinistra italiana ha fatto in parte – mi sento di appoggiare l’opinione di Rossana Rossanda al proposito: condanna totale soprattutto perché le BR, impugnando le armi, decapitarono in pratica la forza di persuasione di un movimento popolare di sinistra allora in grande ascesa – , e tutta un’altra cosa portare un irriducibile delle BR come Senzani a Locarno dove questa persona, che non si è mai pentita umanamente né ha mai chiesto scusa per le sue gesta inumane, si è tranquillamente esibita rispondendo alle domande del pubblico. Poco o punto valgono le spiegazioni giustificative che sottolineano che Senzani non è stato invitato ufficialmente dal festival. Poteva essergli tranquillamente suggerito di non presentarsi davanti agli addetti ai lavori e al pubblico in occasione della conferenza stampa del film.
Il film, inoltre, presenta pure delle scene dove Senzani filosofeggia sul modo in cui è stata data la morte a Roberto Peci: disgustoso!
È allora utile e necessario chiarire alcune cose: l’ideologia, e qui parliamo di quella di estrema sinistra, NON GIUSTIFICA mai omicidi a sangue freddo. Persino in guerra vi è un codice sottoscritto dalle parti combattenti, codice in base al quale si viene eventualmente giudicati alla fine del conflitto da tribunali penali internazionali.
Per non parlare della questione morale, questione che fa da vero e proprio spartiacque fra chi si può definire un uomo e chi no da un punto di vista etico (kantiano, per esempio). Una morale umana minima e condivisa condanna sempre e comunque l’omicidio a sangue freddo, per non parlare di quello per vendicarsi di un’altra persona.
Quindi, se Senzani, da libero cittadino italiano, può già fare l’attore nei film, credo che sarebbe come minimo opportuno che non si presentasse ai dibattiti pubblici, in specie a quelli che coronano un festival del film come quello di Locarno.
Magari fino al momento in cui, pubblicamente, ammetterà di non essere stato un uomo.
Sergio Roic