Almeno 36 detenuti, membri della confraternita dei Fratelli musulmani, sono morti domenica 18 agosto durante il trasferimento verso una prigione nei dintorni del Cairo, in circostanze ancora confuse. La polizia ha comunicato che i prigionieri sono morti asfissiati dai gas lacrimogeni mentre tentavano di scappare.

Secondo il ministero egiziano dell’Interno, i prigionieri avevano preso un poliziotto in ostaggio e negli scontri che erano seguiti la maggior parte dei detenuti è morta soffocata dai gas lacrimogeni sparati dalla polizia. L’agente preso in ostaggio è stato liberato, gravemente ferito.
Secondo una fonte giudiziaria, i prigionieri sarebbero invece morti soffocati in un camioncino della polizia durante il trasferimento in carcere. La stessa fonte fa stato di 38 prigionieri morti per soffocamento.

L’Egitto si trova sempre in stato d’urgenza e il coprifuoco rimane in vigore. L’esercito blocca con i carri armati le grandi arterie stradali del Cairo e delle maggiori città egiziane, mentre il ministero dei Beni religiosi ha annunciato che per evitare raduni dei Fratelli musulmani, le moschee vengono aperte unicamente negli orari di preghiera.
Il capo dell’esercito, il generale Abdelfattah al Sissi ha parlato domenica di fronte a centinaia di ufficiali, per la prima volta dai massacri di settimana scorsa.
Al Sissi ha promesso agli islamisti “che hanno scelto la violenza, una risposta delle più energiche”, senza evidentemente tener conto della posizione dei governi occidentali, che hanno denunciato il massacro operato dai militari contro i sostenitori del presidente deposto Mohamed Morsi.