Il presidente del festival Marco Solari è una vecchia volpe. Saprebbe cavare contributi anche dai sassi e dalle rape e non teme di dichiarare alto e forte… che i quattrini non bastano mai. Se ho 12 milioni perché non dovrei averne 15? E se ne ho 15 per quale ragione al mondo non 20? In effetti sono ragionamenti inconfutabili, vere dimostrazioni cartesiane.

Ma tutto questo non c’entra un bel niente, non si tratta di questo. Caso del terrorista Senzani, scandalo del brigatista Senzani. Solari, da quella vecchia volpe astuta che è, si rende conto (ce n’è voluta: e dopo la quarta fetta esclamò: “Ma questa è polenta!”) che la sua posizione è divenuta insostenibile e cede tatticamente una spanna di terreno, cercando di limitare il danno e “lanciando polvere per gli orbi” (ben detto Armando!). In un’intervista al Corriere egli dichiara tra l’altro:

“La presenza di Senzani è stata ovviamente inopportuna ma non potevamo impedirla, trattandosi di un libero cittadino. Viste le atrocità che ha commesso, la sua incapacità di mostrare o esprimere il benché minimo pentimento, ogni reazione di condanna del fatto che lui sia venuto a Locarno la dobbiamo umanamente capire. L’unica cosa che posso dire è che dietro questa presenza non c’era alcun pensiero di cassetta o di spettacolarizzazione dell’evento”.

Io credo che il presidente, che è – come detto – una volpe, tenda a prendere la gente per degli allocchi. Chi ha messo il film dell’assassino in concorso? Chatrian? Molto comodo. Ma chi assume, in ultima analisi, la responsabilità del festival? (magari non sapeva, non gliel’avevano detto!) Inoltre: chi ha nominato Chatrian? E poi, la sua generosità, grandiosa, serenante, da illuminato: “Dobbiamo umanamente capire” (quelli che si indignano). Traduzione: sono dei poveretti, che non comprendono un tubo della strategia delle Brigate Rosse e della lotta di classe, non sanno sottrarsi a certi moti spontanei dell’animo. Si indignano, i bèceri, ma noi li perdoniamo perché siamo buoni.

“Sono venuto a conoscenza della presenza di Senzani poco prima di recarmi al ricevimento del Gran Consiglio ticinese. Avevo pensato di tenere un discorso in cui ripercorrevo le tappe di crescita del Festival, così come richiesto da Governo e Parlamento. Quando però mi sono trovato davanti ai membri del Gran Consiglio ho messo da parte questo discorso e mi sono detto che non potevo far finta di nulla e che dovevo essere spontaneo e assolutamente sincero: ho difeso la libertà della direzione artistica, vera ragione d’essere del Festival di Locarno, ma ho anche detto che io a Senzani la mano non me la sono sentito di stringerla”.

La libertà della direzione artistica, quella foglia di fico meravigliosa! È una foglia grandissima, misura migliaia di chilometri quadrati, copre tutto, assolutamente tutto. Alla fine però sul capo del nefando Senzani cade la tremenda punizione (Dio perdona, Solari no): “Non gli ho stretto la mano”. Che cos’è l’ergastolo nelle miniere di sale al confronto?

Francesco De Maria