Nel 1888 il Gran Consiglio ginevrino aveva votato la legge che permise la creazione della Société d’exploitation des Ports Francs di Ginevra. Il successo di questo punto franco, che permetteva alle aziende e ai privati di depositarvi i loro beni è stato rapido.

Oggi questa società, controllata dalle autorità cantonali, comprende 140.000 m2 di superficie, in due siti a dieci minuti da la Praille e all’aeroporto internazionale di Ginevra.
Quest’anno verrà inaugurata una nuova struttura di 10.400 m2, che verrà adattato al deposito delle opere d’arte.
Secondo le stime della rivista “Connaissance des Arts”, con questo edificio negli spazi della società ginevrina saranno in totale depositati fra 1.2 e 1.3 milioni di opere d’arte.

Molti di questi tesori sono arrivati in Svizzera in condizioni poco chiare. Nel 1995 il deposito di proprietà di un mercante d’arte italiano, Giacomo Medici, era stato perquisito su richiesta della giustizia italiana.
Con l’aiuto della polizia svizzera, i carabinieri italiani vi avevano scoperto circa 3’000 oggetti antichi provenienti da scavi archeologici in Italia.
Nel 2003 la polizia ginevrina aveva rinvenuto a La Praille, grazie ai consigli della polizia egiziana, 200 reperti archeologici dell’antico Egitto, fra cui due mummie vecchie di oltre 2’000 anni.
Nel marzo 2013 un antico sarcofago romano era stato sequestrato dalle autorità svizzere al porto franco di Ginevra.

Questo dimostra che gli hangar della Société d’exploitation des Ports Francs di Ginevra non sono un luogo dove si possono impunemente conservare beni acquisiti illegalmente.
Dal 2005 una legge permette in effetti ai doganieri di condurre ispezioni sia nei depositi di La Praille che all’aeroporto di Ginevra, a titolo di semplice controllo amministrativo.
Inoltre ogni opera depositata deve essere controllata, fotografata e dotata di un numero che permetterà di ritrovarla facilmente in caso di problemi.

(Les Echos.fr)