L’intelligence americana sostiene che l’attacco chimico avvenuto la notte scorsa in Siria è stato il più pesante lanciato dal regime di Damasco. Il governo russo punta invece il dito contro i ribelli.

Ora il gioco diventa politico, su due livelli: alle Nazioni Unite, affinché la squadra di ispettori già in Siria possa investigare e provare le responsabilità; alla Casa Bianca, dove il presidente Obama deve decidere se l’escalation provocata dai siriani cambia la dinamica del conflitto.

siriaFonti che lavorano sul terreno per il governo americano dicono che l’attacco è partito tra le 2,30 e le 6 del mattino, quindi con la chiara intenzione di fare un numero più alto possibile di vittime.
I razzi carichi di agenti chimici, molto probabilmente gas sarin, hanno colpito almeno nove distretti nella zona di Eastern Ghouta. Le prime stime parlano di quasi 1’300 morti, fra cui molti bambini.

Il problema è ora coinvolgere la comunità internazionale, e prendere le decisioni politiche conseguenti.
Gli inviati delle Nazioni Unite sono potuti andare a Damasco dopo un accordo raggiunto in luglio col regime, secondo cui il loro compito è indagare solo sull’attacco avvenuto il 19 marzo scorso in tre siti, Khan al-Assal, vicino Aleppo, e altri due luoghi tuttora segreti. E’ però necessario un nuovo mandato per poter investigare anche sull’attacco di ieri.

Il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest ha detto che gli ispettori dell’Onu, secondo il governo americano, hanno già l’autorità per allargare l’indagine.
I russi si sono subito messi di traverso, con una dichiarazione del portavoce Aleksandr Lukashevich che punta il dito contro i ribelli, sostenendo che “un razzo con una sostanza chimica ancora sconosciuta, lo stesso usato dai terroristi a Khan al-Assal il 9 marzo scorso, ha colpito anche oggi”.

Se gli elementi preliminari raccolti sul terreno dall’intelligence americana verranno confermati, il problema diventa la reazione del presidente Obama.
Nell’agosto scorso aveva detto che l’uso delle armi chimiche era la linea rossa da non superare: a giugno ha accusato il presidente siriano al Assad di averlo fatto e ha autorizzato l’invio di armi leggere ai ribelli.

(La Stampa.it)