Che l’estate, tempo di saldi, abbia fatto venir voglia al Consiglio Federale di svendere un altro pezzettino di Svizzera? Dalle ultime notizie allarmanti, apparse su tutta la stampa nazionale, sembrerebbe proprio di sì.

È notizia di qualche giorno fa che il Consiglio Federale, tramite la Ministra delle Finanze, ha annunciato la disponibilità della Svizzera a dare assistenza giuridica a Paesi terzi sui dati rubati (CD) e acquistati illegalmente da Paesi, servizi o privati. Incredibile e preoccupante il modo in cui il Governo svizzero stia candendo nel ridicolo agli occhi di tutto il mondo, un Governo che, al primo “colpo di schioppo”, decide di arrendersi di fronte a tutto e a tutti, sotto un’improbabile minaccia di finire nelle “black list” da non far paura nemmeno più ai bambini.

Oramai è palese che gli interessi della piazza finanziaria svizzera siano stati sacrificati per favorire settori che, a detta degli ambienti economici e delle lobbies interessate, contribuirebbero maggiormente al PIL nazionale e alla crescita (industrie, multinazionali), senza contare che, a margine del business generato dal settore bancario e parabancario, vi siano settori vitali e profittevoli come il commercio, il settore alberghiero-ristorazione, assicurazioni, turismo ed altri ancora.

Rendere vulnerabile in questo modo un settore (finanziario) che, fino a qualche anno fa, ha generato non solo ricchezza ma anche migliaia di posti di lavoro, significa davvero toccare il fondo, non solo perché si metteranno a repentaglio posti di lavoro, ma ancor di più per la perdita d’immagine e di fiducia del sistema bancario elvetico agli occhi della clientela mondiale che ancora oggi è qua da noi.

Come si può passare in breve tempo da dichiarazioni forti di non cooperazione con Paesi che rubano o fanno rubare documenti e dati privati di persone, a una promessa di assistenza (legale?) e scambio d’informazioni su dati frutto di illecito? Cosa sta combinando il Governo? Abbiamo più volte appurato sulla nostra pelle che un approccio “politically correct” ad ogni costo non è vincente, anzi dona maggior vantaggio ad altre economie meno integerrime, ad altre piazze finanziarie che sempre più ci sostituiranno nella base clienti, relegandoci a “piazzetta secondaria”.

Queste assurdità sono frutto di chi agisce senza idee chiare e strategie lungimiranti, limitandosi anno dopo anno a parare i colpi, fin troppo facili e intuibili, di nazioni che hanno trovato nel nostro Paese troppa ingenuità e paura. Ma chi dovrebbe davvero temere è il popolo svizzero perché, sia chiaro, le concessioni del nostro Governo, una volta intraprese, non potranno più essere corrette o annullate.

Proprio negli ultimi giorni si è ritornato a discutere dell’accordo con la Francia. Sembra che le pretese francesi, specie sull’accordo di doppia imposizione, puntino ad introdurre nella nostra legislazione le norme francesi in materia di “successione”. Un pericoloso precedente che, come già evidenziato dalla nostra Associazione Swiss Respect, indurrà altri Paesi a pretendere le stesse condizioni. Cosa pensate che succederà con la Germania e l’Italia?

Appare chiaro che a livello legislativo (e giurisprudenziale) si stia bypassando e sostituendo sempre più le nostre leggi con leggi europee. Quando arriveremo ad aver rimpiazzato la maggior parte del nostro ordinamento giuridico (in vari campi d’applicazione il processo è quasi completato) con quello dell’UE, il passo successivo e obbligato (sicuramente senza più che il popolo sovrano si potrà esprimere) sarà un’entrata nella grande famiglia europea, con l’ingenua convinzione di alleviare così la pressione sui nostri interessi nazionali e inserirsi in un circuito virtuoso di condivisione e crescita mentre la situazione reale (UE) è debitoria e fallimentare.

Tiziano Galeazzi, coordinatore Swiss Respect Ticino/GR