Malgrado Cipro sia un paese autonomo della Zona euro, il suo naufragio finanziario è un danno collaterale della bancarotta della Grecia.

Su scala europea, l’economia cipriota è accessoria, scrive Bruno Colmant nel portale online blogs.lecho.be : “Il suo salvataggio è però ricco di insegnamenti, perché comprende un prelevamento statale sui depositi bancari di cui una quota-parte viene sostituita da azioni delle banche cipriote.
In altri termini, il risparmio dei residente dell’isola viene amputato per contribuire alla parziale nazionalizzazione del settore bancario locale.
E’ il prezzo che i risparmiatori pagano per beneficiare della garanzia di 100.000 € sui loro depositi … dei quali si capisce che valgono meno di 100.000 €.

Si tratta, fatte le dovute proporzioni, di uno scenario simile a quello che hanno conosciuto l’Argentina, o anche il Belgio durante l’operazione Gutt dell’ottobre 1944.
L’operazione cipriota si iscrive in un contesto diverso, perché Cipro è un’isola e le isole sono monetariamente più fragili che gli Stati sulla terraferma.

Immaginiamo l’ansia dei risparmiatori ciprioti di fronte ai bancomat bloccati e nell’impossibilità di accedere ai loro conti tramite e-banking.
Un prelevamento statale sui depositi concretizza la situazione demoniaca della mancanza di valore intrinseco della moneta.

Più sottile ancora : la crisi del debito pubblico porta su una rimborsabilità di uno stock di debiti che è la contro partita di uno stock di moneta.
In tempi normali, l’indebitamento pubblico è controllato dal flusso di bilancio ma quando il debito raggiunge livelli troppo elevati, allora si impone l’aggiustamento dello stock di moneta.

E’ così che ho sempre evocato un’inflazione moderata e controllata per far quadrare i debiti pubblici e che ho sempre sostenuto che uno Stato eccessivamente indebitato è uno Stato inflazionista.
Quel che viene fatto a Cipro ne è l’espressione autoritaria e estrema, dal momento che i depositi sono requisiti dalle autorità pubbliche e non erosi dall’inflazione.

La situazione cipriota – che crea una profonda ondata di inquietudine in tutta la Zona euro – non può però essere trasportata nell’Europa del Nord. Qui le economie hanno un altro approccio : invece di requisire e distruggere il risparmio privato, questo risparmio viene canalizzato attraverso le banche e le compagnie di assicurazione verso il finanziamento dello Stato.

L’abbondanza del finanziamento dello Stato è la garanzia che lo Stato non attuerà misure di confisca. E’ del resto il fondamento dell’Unione bancaria, che vuole che la Banca centrale europea (produttrice di moneta) controlli direttamente le banche (il circuito monetario) per assicurare un finanziamento adeguato degli Stati (i consumatori finali di moneta).
Le stesse banche sono piazzate sotto un controllo statale pronunciato, quando addirittura non sono detenute, parzialmente o interamente, dallo Stato.

Contrariamente a Cipro, le economie del nord Europa sistemano il problema in maniera ordinata e strutturata. Ciò nondimeno, il caso cipriota sottolinea la precarietà e la smaterializzazione della moneta.”