Il 22 settembre 2013, saremo chiamati a esprimerci su un tema che sta particolarmente a cuore a tutti coloro che desiderano impedire che un altro pezzo di svizzera e un altro pezzo della nostra storia venga gettato alle ortiche come è stato il caso del segreto bancario. L’Esercito è fiducia, il cittadino è l’Esercito. I fautori di quest’ennesima iniziativa contro il nostro amato Esercito di milizia, hanno un nome: si tratta di nuovo del Gruppo Svizzera senza Esercito (GSsE) cha da anni è in trincea per cancellare un apparato di pubblica utilità, utilità dimostrata soprattutto e per fortuna in tempo di pace.

Dando retta al GSsE, missioni d’aiuto in caso di catastrofe come la SUMA (tsunami Sumatra 2004-2005) non ci saranno più. Impieghi sussidiari di sicurezza come AMBA CENTRO (protezione e vigilanza alle ambasciate e residenze a Berna, Ginevra e Zurigo), LITHOS (appoggio al Corpo delle guardie di confine), TIGER e FOX (impieghi a favore della sicurezza nel traffico aereo) e la presenza al WEF (World Economic Forum a Davos) sarebbero cancellate perché troppo costose. Solo un paio di anni fa abbiamo votato per il mantenimento dell’arma d’ordinanza al proprio domicilio; ci eravamo illusi che il GSsE avesse compreso come l’Esercito di milizia fosse radicato nel cuore degli svizzeri … ci siamo sbagliati.

A scanso di equivoci, diciamo anche che personalmente non sono né un militarista né tantomeno un obiettore di coscienza, ma l’Esercito svizzero, oggi perfettamente calibrato rispetto al rischio (siamo passati da un effettivo di 400’000 a 200’000 uomini con un costo annuo di poco sopra ai 4 miliardi di franchi), è qualcosa al quale non si può e non si deve rinunciare solo per far contenti i nostri pseudo politici o i nostri amici dell’UE, istituzione antidemocratica per eccellenza.

Un altro aspetto che sfugge ai più è che molti dei costi dell’Esercito di milizia sono presi a carico dei datori di lavoro e della collettività tutta, perché anche il semplice cittadino come me sa che in caso di necessità, l’Esercito c’è. Con un Esercito di professionisti assisteremmo all’ennesima trasformazione di un servizio pubblico (in questo caso civile) in uno semi privato con logiche legate alla reddittività, produttività e utili, che tanto infastidiscono la sinistra e i sindacati… strano che siano proprio queste aree a sostenere un’iniziativa che va in questa direzione, anche se in modo piuttosto subdolo.

Chi non crede nell’Esercito svizzero, evidentemente non lo conosce e/o non ha mai avuto bisogno d’aiuto alcuno, non essendosi evidentemente trovato ad affrontare situazioni difficili; probabilmente non ha alcun interesse verso il prossimo, altrimenti saprebbe che l’Esercito svizzero si compone di soldati che prima di tutto sono cittadini ai quali il prossimo interessa (alla faccia di chi classifica gli svizzeri quali razzisti e xenofobi).

Si dice sempre che siamo in tempo di pace e quindi l’Esercito non serve; forse a chi professa queste storielle da oratorio (e di solito sono gli stessi che si oppongono al rafforzamento delle forze di polizia) bisogna ricordare che in paesi europei si assiste a manifestazioni continue contro i governi con interventi sistematici da parte dell’Esercito del rispettivo paese a sostegno delle forze dell’ordine.

Abbiamo anche visto di recente come situazioni politiche definite stabili e sicure fino a una settimana fa, d’improvviso si sono trasformate e oggi la presenza dell’Esercito potrebbe contribuire a non far degenerare la situazione. Noi cosa vogliamo fare, visto che il rafforzamento delle forze di polizie, secondo i soliti noti, non serve? Gli iniziativisi difendono fermamente loro posizione anche se faccio fatica a capire perché le loro previsioni-profezie del futuro diventano certezze (saranno diventati tutti milionari all’Euromillions?), mentre le nostre preoccupazioni sono solo idiozie. Affinché un’istituzione di pubblica utilità come il nostro Esercito resti intatta, votiamo compatti contro l’iniziativa: NO!

Mauro Damiani, coordinatore ASNI Ticino