Lo scorso 1. luglio, la Croazia è diventata il 28esimo Stato membro dell’Unione europea.

Si fatica a crederlo ma è vero : malgrado l’Unione europea sia confrontata a una crisi multidimensionale (economica, sociale, monetaria, finanziaria, commerciale, diplomatica, militare, morale, ecc.) si trovano ancora degli Stati che desiderano salire a bordo di questo Titanic.

Perchè la Croazia ha voluto aderire al disastro europeo?

1. Perchè lo hanno deciso gli ideatori della pretesa “costruzione europea” – gli Stati Uniti e i loro alleati.

Questa “costruzione europea” era stata concepita alla fine della Seconda guerra mondiale come un processo autobloccante per natura, fondato su una “torre di babelizzazione” del continente europeo.
Più cresce il numero di Stati membri dell’Unione europea, e più Washington può essere certo che il sistema si bloccherà, a causa delle divergenze fra gli interessi nazionali.
L’entrata della Croazia permette di rendere l’UE ancor più ingestibile e dunque gli Stati Uniti possono dirigere meglio l’insieme degli Stati.

2. Perché gli Stati Uniti e i loro alleati manipolano i media in modo che l’alternanza al potere in Europa si faccia fra i partiti favorevoli alla “costruzione europea”.

Jadranka Kosor, presidente dell’Unione democratica croata, è stato presidente del governo croato dal luglio 2009 al dicembre 2011 e ha condotto i negoziati di adesione del suo paese all’UE.
Quando il suo partito ha perso le elezioni legislative, nel dicembre 2011, Kosor è stato sostituito da Zoran Milanović, presidente del partito social-democratico ed ex consigliere della missione croata dell’UE e della Nato a Bruxelles.
Milanović ha subito confermato che intendeva portare avanti il processo di adesione.

3. Perché i dirigenti ingannano la popolazione facendo credere che l’adesione all’UE porterà straordinari vantaggi al paese.

Questi dirigenti non applicano la politica desiderata dal popolo, ma quella dettata da chi detiene i grandi media, personaggi ai quali devono la loro elezione.
In questo modo il governo della Croazia ha promesso alla popolazione che l’adesione all’UE avrebbe portato un flusso considerevole di investimenti esteri, creatori di ricchezza e di lavoro. Promesse ribadite con forza da tutti i media del paese.
E’ anche stato detto che nel paese sarebbero arrivate cifre importanti di aiuti “europei”, 11.7 miliardi di euro entro il 2020.
Nessuno ha detto che questa somma sarebbe stata niente in confronto all’inevitabile smantellamento del modello economico e sociale del paese.

4. Perché la popolazione viene consultata in maniera proforma, nell’ambito di referendum dove i grandi media sostengono i sostenitori dell’adesione.

Il referendum dell’adesione della Croazia all’UE, nel gennaio 2012, ha raccolto il 66% di voti a favore, ma non si è trattato di uno slancio profondo, come potrebbe far pensare la percentuale.
La popolazione era talmente stufa della maniera in cui era stata condotta la campagna – con ondate di propaganda europeista e le peggiori minacce nel caso di un voto negativo – che il 56% degli elettori non è andato a votare.
In questo modo il sì all’adesione rappresenta solo 29% degli iscritti, mentre il 71% ha votato contro oppure si è astenuto.
Il popolo croato non ha manifestato nessun reale entusiasmo per questa adesione, presentata come un obbligo e una fatalità, come se non vi fosse nessuna alternativa.

In conclusione, anche la Croazia è salita a bordo del Titanic europeo e adesso i dirigenti dell’UE possono tranquillamente dimenticare le mirabolanti promesse che avevano fatto

Gli elettori croati sono stati informati che l’economia del paese ha un serio problema di competitività, cosa che era stata volutamente taciuta prima del referendum del 2012.
Ora il paese deve capire che le sue imprese pubbliche sono sovvenzionate e indebitate, mal equipaggiate per affrontare la concorrenza internazionale e che le misure di ristrutturazione imposte da Bruxelles durante i negoziati di adesione dovranno essere accelerate.
Entro il 2015 le aziende pubbliche dovranno tagliare migliaia di posti di lavoro e il governo dovrà procedere a numerose privatizzazioni. Queste sono solo le prime conseguenze dell’adesione allo spazio comunitario.

La prima vittima di questa vendita all’asta del patrimonio pubblico croato sarà la compagnia aerea nazionale Croatia Airlines, che ha un debito totale di 132 milioni. Secondo il programma di ristrutturazione, un impiegato su 5 perderà il lavoro. L’azienda occupa circa 1’100 persone.
La stessa situazione si presenta in altre compagnie pubbliche, che gestiscono le ferrovie, le autostrade e il servizio postale.
Un severo piano di ristrutturazione interessa anche i cantieri navali, dove sono attivi 10’000 lavoratori, un settore che andava avanti grazie ai sussidi statali. Malgrado le rassicurazioni, la situazione dell’economia della Croazia non farà che peggiorare.

A causa delle misure di austerità dettate dalla Commissione europea per gli Stati desiderosi di adesione, in Croazia sono quattro anni che il consumo tende al ribasso, la disoccupazione sale (21% della popolazione), i redditi calano, così come le esportazioni.
Ora che la Croazia fa parte dell’Unione europea la situazione non migliorerà.
D’altronde i fondi europei attesi dal governo di Zagabria per rilanciare l’economia saranno inferiori alle attese. Per i prossimi anni il budget dell’UE è stato rivisto al ribasso, in quanto la Germania e la Gran Bretagna non accettano più di pagare somme elevate per sostenere gli altri paesi.

In poche parole, la Croazia fa ormai parte del disastrato spazio europeo e l’unica nota positiva è che le terribili disillusioni che i croati si apprestano a conoscere nei mesi che verranno, contribuiranno forse ad accrescere la necrosi e il crollo di questa prigione di popoli che è la pretesa “costruzione europea”.

(Agoravox.fr)