Un bilancio in chiaroscuro (Consolarsi si può sempre, ma anche un cieco era in grado di vedere quali fossero i due temi essenziali in votazione. Per la sinistra sono state due batoste formidabili. E per quelle femministe infervorate che, dopo essersi battute alla morte per l’emancipazione della donna, si sono ri-battute – sempre alla morte – in favore del burqa…)


Sono positivi i risultati su due degli oggetti in votazione oggi.

Anzitutto il popolo ticinese ha respinto la privatizzazione parziale della sorveglianza carceraria. Questo risultato era tutt’altro che scontato, visto che in Gran Consiglio tutti i partiti, a parte il Partito Socialista, erano a favore. Ora però sono stati smentiti. Noi ne siamo molto soddisfatti: solo lo Stato può garantire che un servizio così delicato sia affidato a personale qualificato e competente. Inoltre questa chiara risposta popolare indica la precisa volontà di opporsi allo smantellamento del servizio pubblico.

Le cittadine e i cittadini hanno pure compreso che per far fronte efficacemente al rischio di epidemie è indispensabile una nuova legge. Legge che però dovrà anche essere accompagnata da adeguate campagne di informazione alla popolazione.

Sul burqa, invece, il risultato uscito dalle urne era purtroppo quasi certo: troppo martellante e intensa è stata la propaganda securitaria e anti-islamica. Il divieto del burqa nella Costituzione cantonale è un primato a livello svizzero che non fa onore al Ticino. Dove ora lo Stato, in barba a tutti i proclami di chi si erge a paladino della libertà, potrà stabilire come ci si può o non ci si può vestire. Le sensazioni “di pancia” l’hanno spuntata sugli argomenti razionali. La nostra era comunque una battaglia giusta, che meritava di essere combattuta.

Così come meritava di essere affrontata la battaglia in difesa di orari di lavoro umani e sopportabili per chi opera nelle stazioni di servizio. Oggi, nonostante tutto, il fronte borghese è riuscito a tagliare un’altra fetta del salame dei diritti dei lavoratori. Ma non s’illuda di poter proseguire impunemente. Li prenderemo in parola e accetteremo solo questo preciso, puntuale cambiamento. E ogni nuovo tentativo di erodere quei diritti dovrà affrontare il giudizio popolare. Non li lasceremo andare oltre la luganighetta alle 2 del mattino.

Dispiace anche vedere il rifiuto dell’iniziativa per l’abolizione del servizio militare obbligatorio. E’ chiaro che il servizio di milizia è parte integrante dell’esercito nell’immaginario collettivo elvetico. Questo non significa però che un esercito come quello attuale sia adeguato, per le necessità di risorse e per i costi, ai tempi che corrono.

Saverio Lurati

[fdm] Il presidente si sforza di mostrarsi “positivo”… ma penso che abbia già vissuto domeniche migliori.