La Svizzera fa concessioni ma non uccide il segreto bancario, O perlomeno, non ancora. E’ quanto, in sostanza, hanno spiegato i servizi della Consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf.

L’accordo di cooperazione in materia fiscale che è stato firmato martedì a Parigi tra il Consiglio federale e l’Ocse (Organizzazione di cooperazione e di sviluppo economico) non prevede uno scambio automatico di dati bancari.

“La convenzione instaura uno scambio spontaneo d’informazioni. Questo non è un obbligo sistematico – commenta Mario Tuor, del Segretariato di Stato alle questioni finanziarie internazionali.

In chiaro, nel caso di sospetto di denaro non dichiarato depositato da un cliente straniero in una banca svizzera, il caso potrebbe essere “spontaneamente” denunciato al paese d’origine.

Tuttavia la convenzione prevede la possibilità di scambio automatico dei dati – il che costituirebbe il decreto della fine del segreto bancario.
“Ma se vogliamo praticarlo, si dovranno firmare accordi bilaterali con ogni paese implicato – precisano i servizi di Widmer-Schlumpf.

“La firma di questa convenzione non è grave – sostiene Philippe Braillard, professore di scienze economiche all’università di Ginevra – Il Consiglio federale fa semplicemente un passo supplementare nella via che ha iniziato, ma secondo me a questo stadio non si possono esigere contropartite.
La Svizzera deve prepararsi allo scambio automatico dei dati bancari, che fra qualche anno potrebbe diventare lo standard internazionale.
Sul tema deve negoziare con fermezza per avere qualcosa in cambio e fare attenzione affinchè questo standard sia applicato da tutti, soprattutto dai paesi anglosassoni.”