Entusiasmo, condivisione, commozione. Tanti i sentimenti che si sono susseguiti, giovedì scorso alla Casa del Popolo a Bellinzona, durante il primo convegno del neonato “movimento AvaEva”. Oltre un centinaio le nonne che hanno voluto partecipare alla prima presentazione pubblica dell’iniziativa nata in Svizzera italiana come estensione del progetto “GrossmutterRevolution”, ideato e realizzato dal Percento culturale  Migros, che dal 2010 riunisce le nonne della Svizzera tedesca in vari gruppi di lavoro.

Ed è stata proprio Annette Stade, responsabile nazionale del progetto, ad aprire la giornata di studio sottolineando “lo straordinario impegno del gruppo delle promotrici ticinesi” e auspicando “una proficua collaborazione tra Ticino e il resto della Svizzera”.  La coordinatrice di Ava Eva, Norma Bargetzi, ha poi dato la parola a Jessica Lange, collaboratrice del dei progetti sociali del Percento culturale Migros , e a Yvonne Pesenti, direttrice del Percento culturale Migros Ticino, che ha messo l’accento sull’importanza “di un progetto sempre più necessario in un contesto sociale in cui le nonne sono diventate sempre più indispensabili, anche se il loro ruolo negli ultimi decenni è profondamente cambiato.

Le donne che oggi sono anziane fanno parte di una generazione che ha lottato per la conquista di pari diritti in politica, nella società e nel mondo del lavoro. Donne che d’altro canto, come ha evidenziato Marilena Fontaine, capoufficio della legislazione, delle pari opportunità e della trasparenza, sono tuttavia spesso confrontate con una serie di svantaggi subiti durante la vita lavorativa che incidono profondamente sulla loro capacità di accumulare diritti previdenziali.

Nel 2010, “due terzi dei beneficiari di rendita professionale erano uomini, e solo un terzo donne”. E questo nonostante il fatto che “le donne prestano lavoro di cura a bambini e anziani durante tutto l’arco della loro vita”. Le statistiche parlano chiaro. In un anno, in Svizzera, le ore di lavoro destinate alla presa a carico di bambini e adulti bisognosi di cure sono 2,8 miliardi, e solo un quinto di questo tempo viene retribuito. “Si arriva a 80 miliardi di franchi all’anno per la sola presa a carico di bambini e adulti. Sono cifre impressionanti”. Gli anziani, dunque rappresentano una risorsa culturale-sociale e professionale molto importante. “Un movimento come AvaEva – ha concluso Marilena Fontaine – può contribuire a un cambiamento di mentalità”.

La psicoterapeuta Caterina Wolf nel suo intervento ha proposto una riflessione sulle due immagini contenute nel nome del movimento, quella dell’ava, che rappresenta le nostre radici nel tempo e quella di Eva, la Donna dell’inizio, la “madre di tutto ciò che vive”.

Bice Columberg, del comitato promotore, ha parlato della sua esperienza personale di nonna che ha definito “un sogno, un momento di gioia e di continuità nella vita”,  ma che per taluni è a volte purtroppo fonte di dolore, “come ad esempio nei casi di genitori che non consentono ai nipotini di vedere i nonni. Sarebbe bello, a mio avviso, disporre di una carta dei diritti e dei doveri dei nonni”.

La mattinata di interventi, moderati da Francesca Horat, si è conclusa con la relazione della pedagogista Norah Lambelet Krafft sul progetto Ecole des Grands-Parents. “Cos’è la nostra scuola? Soprattutto un punto di riferimento per avere informazioni e consigli. Un interlocutore con cui poter parlare ed essere ascoltati”. Lambelet Krafft ha poi fatto alcuni esempi. “Assai sovente ci viene posta la domanda: quali sono i miei diritti? Non ho mai visto i miei nipotini. Li curavo e da un giorno all’altro mi è stato proibito. Noi offriamo un luogo che permetta di non sentirsi isolati quando si vivono sofferenze indicibili come quelle descritte. Per sentirsi meno soli. Siamo, insomma, dei promotori della causa dei nonni, affinché ne venga riconosciuto il ruolo primordiale nella nostra società”.

Molti i temi emersi dai quattro workshops organizzati nel pomeriggio. Dalla necessità di riflettere su soluzioni abitative a misura di anziano, alla possibilità di creare gruppi d’incontro e di scambio regionali per nonni, fino ad un possibile approfondimento a livello politico di queste tematiche. Tante sono state anche le proposte di possibili attività di gruppo nonne-nipotini (cucina, fotografia, teatro). “Dovremo capire quali sono le priorità e decidere come proseguire”, ha concluso Norma Bargetzi. Infine, una curiosità. Ha fatto sorridere molte donne presenti il bel mazzo di fiori portato a inizio mattinata in sala all’insaputa delle stesse organizzatrici. Chi lo ha mandato? I nonni del Ticino, con tanto di auguri e felicitazioni. Che stia per nascere un nuovo movimento?

Contributo inviato alla Redazione da Cecilia Brenni