Ticinolive ha già parlato di cerchi nel grano e ancor più… di UFO. Oggi presenta un’intervista con Leonardo Dragoni, dottore in scienze politiche ma soprattutto grande esperto di “crop circles”, ricercatore, autore di libri e gestore del sito cropfiles.it. Egli rilascia al professor De Maria una lunga intervista, dotta, profonda, dettagliatissima. Allora – domanderà ansioso il lettore – Dragoni… ci crede? Ebbene, NO!


Francesco De Maria   Vuole riassumerci per l’essenziale la storia dei cerchi nel grano? Sono un fenomeno antico o recente?

Leonardo Dragoni   Un riassunto dignitoso, per quanto ermetico, richiederebbe una serie di spiegazioni e argomentazioni, pertanto è piuttosto complesso farlo in questa sede. Rispondo però alla Sua domanda sulla datazione, o sull’origine cronologica dei cerchi nel grano (alias: crop circles, pittogrammi, agroglifi, formazioni). La prima fotografia di un cerchio nel grano fu pubblicata da un tabloid inglese (“Wiltshire Times”) il giorno di ferragosto del 1980. Fino a quel giorno nessuno ne aveva mai visto uno, né sapeva cosa fosse un crop circle. Undici anni dopo, il 9 settembre del 1991, un altro tabloid inglese (“Today”) pubblicava in prima pagina un articolo intitolato “Gli uomini che hanno ingannato il mondo”, e presentava due ex pittori di Southampton in pensione – al secolo Douglas Bower e David Chorley – come gli artefici di molti degli agroglifi che campeggiavano nelle campagne britanniche da almeno un decennio. Nel frattempo, dal 1980 al 1991, il fenomeno in Inghilterra aveva assunto dimensioni ragguardevoli, essendo stato oggetto di trasmissioni televisive, conferenze, perfino tre interrogazioni parlamentari (nel 1989). In quegli anni erano fioriti numerosi ricercatori ed esperti (spesso sedicenti, o elevati a questo rango dal circo mediatico e dalle sue contraddizioni) che si erano ampiamente esposti in favore di una spiegazione di tipo ufologico, o comunque insondabile, arcana. Costoro non potevano accettare (alcuni non lo accettano ancora) che il fenomeno potesse ridursi all’opera di due simpatici pensionati. Douglas Bower disse di aver iniziato la sua attività attorno al 1975, quindi per i suoi detrattori diveniva cruciale scovare dei cerchi nel grano precedenti a questa data. Ciò avrebbe automaticamente confutato la versione di Bower e Chorley, e illuminato questi ultimi di luce sinistra, facendoli passare per malfattori in cerca di gloria. Fu infatti dopo la confessione di Bower e Chorley che iniziò la caccia all’antico crop circle, che presto si trasformò in una caccia alle streghe, in un gara a chi trovava segnali e tracce di cerchi nel grano sempre più remoti nel tempo. Una corsa all’indietro che produsse numerose speculazioni, alcune di indubbio fascino, altre grottesche. Si giunse così a suggerire che gli agroglifi fossero presenti fin dal Seicento, testimoniati ad esempio in un pamphlet inglese intitolato “The Mowing Devil” (“Il Diavolo Mietitore”), oppure in alcuni scritti del professor Robert Plot, o in una raffigurazione del Mutus Liber. Si credette di ravvisare la presenza di crop circles in un documento del IX Secolo dell’arcivescovo Agobardo di Lione, in un frammento dei Rotoli del Mar Morto, in una raffigurazione del Libro dei Morti egizio, in un verso della Genesi, nelle strutture megalitiche del neolitico in Irlanda, e così via a ritroso nel passato, fino al tardo pleistocene, tra i 15.000 e i 20.000 anni fa, chiamando in causa un disegno rupestre degli aborigeni australiani in cui si ravviserebbe una raffigurazione di un cerchio. Speculazioni, appunto, che mi occupo di confutare una ad una nel libro. Il fenomeno, in realtà, è molto recente. Risale infatti alla metà degli anni Settanta.

crop 3 Milk Hill 2009 a

Esiste, a mio avviso, una remota possibilità che la sua origine possa essere trasportata in Australia, e retrodatata di circa un decennio. Jenny Randles, recatasi nel Queensland per indagare sul famoso caso di Tully del 1966, disse che quello non era il primo cerchio ad apparire nella zona. Alcuni archivi online che catalogano tutte le testimonianze di avvistamenti di tracce al suolo, raccontano di orme circolari in Australia a partire almeno dal 1964, presso Eton Ridges. Seguite negli anni successivi da varie tracce rinvenute presso Tully, Euramo, Brisbane. Tutte località del Queensland. Bower stesso (che all’epoca viveva in Australia) ha ricordato come a metà degli anni Sessanta venissero ritrovati vari cerchi proprio nel Queensland, realizzati probabilmente per gioco o per scherzo negli appezzamenti dei contadini locali. Esiste insomma una “questione australiana” che per ora è poco più di una suggestione, ma che non sembra essere così peregrina, e forse meriterebbe di essere approfondita.

Sono andato a cercare nella Wikipedia e vi ho letto l’affermazione che i cerchi nel grano sono invariabilmente creati dagli uomini. Forse non è il modo più giusto per incominciare l’intervista ma… lei ci crede (ai cerchi disegnati dagli alieni)?

LD   La voce “crop circles” su wikipedia, almeno quella in italiano sui “cerchi nel grano”, mi pare venga di tanto in tanto ritoccata, e pare anche a me che si propenda sempre più per una spiegazione invariabilmente umana del fenomeno. La cosa bizzarra è che nella bibliografia non vengano considerati affatto quelli che sono i massimi testi di riferimento (penso, solo per restare in Italia, a Francesco Grassi, o Margherita Campaniolo) mentre è citata una lunga lista di testi che personalmente reputo di spessore inferiore, e che comunque sono favorevoli ad ipotesi ufologiche o esotiche. Ritenendo schizofrenico un testo che sostiene una teoria, avvalorandola con una bibliografia monca e perfino antitetica alla stessa, ho provato a proporre e mettere in essere delle rettifiche, senza successo. Wikipedia è un importante strumento, ma soffre ancora di incongruenze e ritengo sia ancora poco trasparente.

Ciò detto, rispondo finalmente alla Sua domanda: no, non credo che i cerchi siano disegnati dagli alieni. Se è vero che la nascita dell’Universo è stimata circa 14 miliardi di anni fa, rispetto ad essi la nostra civiltà è infinitamente giovane. Statisticamente c’è una probabilità percentuale del tutto irrisoria che una qualche forma di comunicazione o contatto sia avvenuta all’interno di questa minuscola finestra temporale. Percentuale che si riduce ulteriormente se consideriamo che potremmo non essere stati in grado (o non esserlo ancora) di recepire una eventuale comunicazione aliena, e se consideriamo che la nostra galassia si trova, con ogni probabilità, in quella che potremmo definire l’estrema periferia dell’Universo, dove cioè è presumibilmente più difficile che possa esserci una interazione tra forme di vita. Se anche ammettessimo, per una incredibile casualità, che questo contatto ci sia stato, non mi pare si possa considerare ravvisabile nei cerchi nel grano.

Ho visto parecchie fotografie, alcune veramente spettacolari. Coloro che affermano l’origine esclusivamente umana dei crop circles, che illustrazione danno della tecnica che avrebbe permesso di realizzarli?

LD   Mi rendo conto che al cospetto di un incantevole crop circle, della sua magnificenza e imponenza, riesca davvero molto difficile credere che tanto splendore sia il frutto del lavoro di poche mortali persone, di notte, con una semplice tavola di legno, uno spago e un metro a fettuccia. All’inizio faticavo anche io a crederci. Eppure è cosi. Certamente per compiere opere di enormi dimensioni e graficamente complesse, c’è bisogno di pianificare l’opera in anticipo, c’è bisogno di qualche strumento in più, di più tempo, e di più persone. Voglio però portare degli esempi pratici, che ognuno può andare a verificare, e che potrebbero far riflettere.

Il 16 giugno 1990 il gruppo ufologico francese “Comité Nord-Est des Groupes Ufologiques” (cnegu), realizzava in Francia presso Verdes uno splendido cerchio con doppio anello, circondato da quattro piccoli satelliti perfettamente disposti a croce celtica. Quella formazione era, nel 1990, la più complessa che fosse mai stata rinvenuta. Fu realizzata proprio a scopo sperimentale, per vedere se fosse possibile replicare con strumenti di fortuna i cerchi che misteriosamente comparivano in Inghilterra. Per creare questo pittogramma era stato assunto un esperto di effetti speciali cinematografici, che a sua volta si avvalse di due collaboratori. Ai tre era stato chiesto di concludere il complesso lavoro in breve tempo, senza lasciare tracce, alla presenza di un notaio e mentre venivano fotografati da un velivolo ad alta quota. L’incaricato entrò così nel campo insieme ai suoi due collaboratori, utilizzando le tramlines (tracce di passaggio dei mezzi agricoli, presenti normalmente in quasi tutti i campi) armato di un rullo da giardiniere, un picchetto, una corda. Il crop circle fu replicato, con le caratteristiche richieste, in una sola ora. Il resoconto di questo articolo sarebbe stato successivamente pubblicato nel novembre 1990 sulla rivista “Science et Vie” (no 878, November 1990) da Thierry Pinvidic col titolo “La folle storia dei cerchi nel grano”. Splendide fotografie della creazione sono state scattate da Raoul Robè, che me ne ha gentilmente fornite alcune che ho pubblicato nel mio ultimo libro.

crop 5 CropCircleSwitzerland b

L’11 luglio 1992 Rupert Sheldrake, John Adams e Richard Adams, organizzarono un concorso che metteva in palio oltre cinquemila dollari per chi avesse creato il miglior cerchio nel grano. L’operazione fu finanziata dalla “Koestler Foundation” e dalla rivista tedesca “PM”, e co-sponsorizzata dal “The Guardian” e dal “The Cereologist” (il cui editore era proprio John Adams, e la cui linea editoriale era tutt’altro che scettica). I circlemakers, da soli o in team, avrebbero dovuto agire tra le ore 22 e le 3 di notte, sorvegliati e fotografati da un aereo che sorvolava la zona, e da cinque giudici che – unici ad avere possibilità di accesso al campo – avrebbero poi anche decretato il vincitore. La prova si svolse presso West Wycombe (Buckinghamshire) durante una notte nuvolosa, con pioggia a intermittenza e scarsa luce lunare. Vinsero tre ingegneri di una compagnia di elicotteri inglese, i quali per appiattire il grano usarono un rullo formato da tubazioni di plastica e pvc, unite da una corda. Per non lasciare tracce e muoversi in tutti i settori del campo usarono due scale leggere di alluminio collegate tra loro in asse, a guisa di ponte. Realizzarono, a detta di tutti, un crop circle magnifico. Al secondo posto si attestò un americano, Jim Schnabel (che sarà negli anni seguenti un personaggio di spicco nella storia dei cerchi nel grano) lavorando da solo e utilizzando soltanto una tavola, una corda, e un piccolo rullo da giardinaggio. Realizzò un pittogramma molto credibile e dal design molto elaborato. La rivista “Science” concorderà sul fatto che furono ottenuti risultati eccezionali, ben oltre le aspettative (“Circle Hoax Contest”, Science 257, July 24, 1992: 481).

Il 7 agosto del 2009 Remko Delfgauw, coadiuvato da una sessantina di collaboratori, pone fine alle voci secondo le quali alcuni crop circles erano troppo grandi perché potessero essere realizzati dall’uomo durante la notte. Realizzò infatti in una sola notte il più grande crop circle mai apparso (530 x 450 metri), rappresentante la fusione tra l’uomo vitruviano e una farfalla (http://www.xld-sign.com/projecten/bekijk/Atlas). Il pittogramma è stupefacente, e l’opera è stata anche immortalata e pubblicizzata dal fotografo professionista Joop van Houdt.

Per restare in italia, il Cicap ha realizzato dei pittogrammi nel 1999 e nel 2005. Più recentemente, il 19 giugno del 2011, Francesco Grassi ha realizzato lo splendido cerchio nel grano di Poirino (www.cropfiles.it/cropcircles2011/Poirino_19Giugno2011.html),
e il 30 giugno 2013 quello di Robella (www.cropfiles.it/cropcircles2013/Robella_30giugno2013.html). Grassi ha anche spiegato, dettagliatamente, il modo in cui si progetta e si realizza un agroglifo, gli strumenti e la tecnica che si utilizza. Potrei citare ancora tantissimi casi, ma sono certo che il concetto sia sufficientemente chiaro. Si tratta di LandArt, sulla quale mi permetto di consigliare un mio articolo ricco di immagini che probabilmente faciliteranno la comprensione di quanto sto raccontando, e faranno strabuzzare gli occhi di chi osserva: http://www.cropfiles.it/articoli/LandArt.html

Lei conosce con certezza casi di cerchi creati da abili artigiani, perfettamente umani? Luoghi, date, nomi, smascheramenti?

LD   Ne ho citati diversi nella risposta precedente. Posso aggiungerne, così a memoria, almeno una dozzina. Documentandomi potrei aggiungerne un centinaio. Dubito però che un elenco possa essere in qualche modo risolutivo o anche solamente utile alla comprensione del fenomeno. Chi vuol credere che si tratti di opera degli alieni, probabilmente non accetterà nessuna dimostrazione contraria, alla quale opporrà un assunto secondo cui “ok questo caso è umano, ma ce ne sono altri che non lo sono”. Allora poniamo la sua domanda così: Lei, o chiunque altro, conosce con certezza casi di cerchi creati da NON-umani? Non vedo l’ora di conoscerli anche io …

Perché l’Inghilterra è così importante? Che cos’ha di speciale?

LD   In particolare è speciale il Wiltshire, ad Ovest di Londra nell’Inghilterra meridionale. È dove tutto ha avuto inizio. Non a caso la prima foto di un crop circle uscì nel 1980 proprio sul “Wiltshire Times”. È anche dove tutto continua a ripetersi da decenni con particolare intensità. È dove ci sono i cerchi più belli, e i circlemakers più bravi. È dove si trovano enormi distese coltivate a grano, e dove si trova Stonehenge. È La Mecca dei cerchi nel grano.

L’Italia però ultimamente, dal 2003 in avanti, ha fatto passi da gigante, ed oggi da noi il fenomeno è piuttosto sperimentato, e ci sono bravi artisti. Alcuni hanno contatti internazioni con circlemakers americani e britannici, e cominciano ad avere una reputazione anche nel Wiltshire. Solo pochi giorni fa Peter Sorensen, che è un pezzo di storia dei cerchi nel grano, notissimo ricercatore e circlemaker egli stesso, mi ha detto che a suo avviso l’ultima annata del 2013 è stata un po’ deludente, ma ci sono stati alcuni pittogrammi splendidi, che egli sospetta possano essere stati realizzati da un team italiano.

L’ipotesi di una origine “aliena” dei cerchi nel grano è, ovviamente, molto più affascinante. Mi illustri tre ragioni fondamentali a sostegno di tale ipotesi.

LD   Sì, è molto più affascinante, forse per questo non si riesce a debellarla. A mio avviso non esiste neppure mezza ragione sostanziale a sostegno di questa ipotesi, ma posso illustrarle – molto schematicamente – alcune ragioni che i cosiddetti “believers” ritengono fondamentali. Molte di queste ragioni riguardano alcune caratteristiche fisiche della pianta (solitamente grano) interessata da questo fenomeno. Ad esempio la piegatura degli steli anziché la loro rottura, l’allungamento e la curvatura dei nodi apicali, l’ispessimento e la piegatura tra i 45 e i 90 gradi dei nodi (generalmente il secondo, il terzo o il quarto dall’alto), le cavità di espulsione sui nodi stessi, l’espansione delle pareti cellulari nei tessuti della brattea, o una germinazione anomala delle sementi. Per ognuna di queste presunte anomalie, bisognerebbe svolgere un serio approfondimento e rimandare a testi tecnici o di agronomia, per scoprire come in realtà non si tratti affatto di anomalie ma di comportamenti naturali di reazione della pianta (ad esempio gravitropismo e fototropismo) sottoposta a danneggiamenti o stress (come il calpestamento con una tavola di legno).

crop 4 logoQuesti elementi vengono troppo semplicisticamente fatti passare per il risultato di un misterioso irraggiamento dall’alto da parte di imperscrutabili sfere di luce dotate di intelligenza. Non solo però non vengono fornite dimostrazioni di alcun sostegno a questa ipotesi fantasiosa (tranne il famoso filmato di “Oliver Castle”, che si è dimostrato essere un falso), ma la spiegazione stessa stride con la semplice logica. Si dice ad esempio che le cosiddette cavità di espulsione sui nodi siano dovute a queste BOLs (Balls of Light, o sfere di luce), che imporrebbero dall’alto il calore, il quale farebbe bollire i liquidi interni della pianta e aumentare la pressione interna fino all’esplosione del nodo (da cui la “cavità di espulsione”). Ebbene non si tiene conto del fatto che l’acqua bolle a cento gradi celsius, e che a quelle temperature la pianta sarebbe morta da un pezzo, e l’intera piantagione sarebbe incenerita. Invece si tacciono vari esperimenti nei quali è stato dimostrato che le stesse misteriose “anomalie” presenti su cerchi nel grano definiti “autentici” (compreso allungamento apicale dei nodi, cavità di espulsione, ecc), sono state riscontrate – tali e quali – in cerchi nel grano realizzati con una tavola di legno proprio a scopo sperimentale.

Costruiamo uno scenario plausibile per l’ipotesi extraterrestre. L’astronave arriva, traccia uno stupendo crop circle, e se ne vola via (banalizzo). Perché lo fa? Il cerchio nel grano contiene un messaggio? Chi saprebbe decifrarlo?

LD   Come ho avuto modo di dire prima, la finestra temporale della nostra civiltà rispetto alla longevità dell’Universo è troppo stretta per essere ottimisti su un eventuale contatto con razze extraterrestri, la cui possibilità rimane meramente teorica, statisticamente irrilevante. Ammettiamo però che invece in questi anni possa esserci stato un contatto tra l’uomo e altre forme di vita del profondo spazio. Ebbene io mi pongo la sua stessa domanda, e non trovo risposta. Questo contatto possono mai essere i cerchi nel grano? Perché eventuali abitanti extraterrestri, provenienti da distanze siderali, dovrebbero giungere fin qui per fare dei cerchi nel grano? Continuando poi per trentacinque anni, senza neanche farci capire il loro significato? A me pare l’ennesima ragione per la quale l’ipotesi extraterrestre proprio non sta in piedi. Purtroppo i cerchi nel grano sono sempre stati associati all’ufologia, e continuano ad esserlo. Invece si tratta di una materia che non ha praticamente nulla da spartire con l’ufologia. Non credo esista uno scenario plausibile per l’ipotesi extraterrestre.

Molti crop circles contengono indubbiamente dei messaggi cifrati o simbolici. Ma sono crittografie e cifrature, simboli e simbolismi, tipici della cultura umana. Possiamo infatti decifrarli noi esseri umani, anzi lo abbiamo già fatto. Penso a messaggi cifrati in codice morse, bit, Braille. Penso, ad esempio, al codice binario contenuto nel disco dell’alieno di Crabwood del 2002 (http://www.cropfiles.it/articoli/Alieno_Crabwood.html). Noi li abbiamo fatti, e noi li abbiamo decifrati. Come nel caso di Poirino del 2001, nel quale l’ing. Grassi celò, codificandolo in ASCII, il nome del dio sumero “Ea Enki”.

Quali sono le massime autorità (scrittori, ricercatori, scienziati) nel campo dei crop circles? Quale il più grande sostenitore della teoria “aliena”, quale il suo più grande avversario?

LD   Quando tutto ebbe inizio, nel 1980, vi erano sostanzialmente tre posizioni in campo, che facevano capo a tre ricercatori. La prima era l’ipotesi meteorologica secondo cui i crop circles erano generati da vortici ventosi, in particolare vortici di plasma discendenti. Questa teoria faceva capo al fisico e meteorologo (appassionato di astrologia e archeologia ) George Terence Meaden, direttore del “Journal of Meteorology”, fondatore e direttore della “Tornado and Storm Research Organisation” (torro). La seconda era l’ipotesi ufologica facente capo a Ken Rogers, allora direttore della “British Ufo Society”, un piccolo gruppo ufologico che aveva preso le distanze dalla “British UFO Research Association” (bufora). Costui era convinto che quei cerchi al suolo fossero le tracce dell’atterraggio di astronavi aliene. La terza posizione era appunto quella della bufora, in particolare quella facente capo a Ian Mrzyglod, personaggio di spicco dell’ufologia ed allora direttore del probe, un’organizzazione di ricerca ufologica molto sobria e moderata, che egli aveva poi fuso con un’altra organizzazione severa e razionale, chiamata “Swindon Centre for ufo Research and Investigation” (scufori), dotandola dell’organo di stampa “Probe Report” e affermando un’ufologia coscienziosa e critico-metodica. Dalla fusione della posizione di Meaden con quella di Mrzyglod, prese i natali una nuova corrente di pensiero i cui portavoce furono soprattutto Jennifer Randles e Paul Fuller. Una corrente di pensiero interna alla bufora (Fuller era nel comitato investigativo nazionale, la Randles fu direttrice delle investigazioni dal 1982 al 1994) ma più attenta alla eventualità che questi cerchi fossero il risultato dell’attività dell’ingegno umano. La rivista “The Crop Watcher”, diretta da Fuller, divenne un insostituibile punto di riferimento per chi voleva approfondire la tematica, ed è oggi una inesauribile fonte di apprendimento per gli storici di questo fenomeno. Sulla sponda opposta invece, quella cioè di Rogers e degli ufologi più entusiasti, emersero nuovi ricercatori che presto conquistarono la scena, dimostrando – chi più chi meno – di avere un certo appeal mediatico: Pat Delgado e Colin Andrews su tutti, affiancati da George Wingfield, Busty Taylor, Don Tuersley, John Sayer, John Michell, Paul Scott Andresson. A questi, che erano per lo più ricercatori e scrittori, successe negli anni Novanta un gruppo americano capeggiato dal biofisico professor William C. Levengood (recentemente scomparso), e affiancato dai ricercatori John A. Burke e Nancy Talbott. Insieme formarono il “blt Research Team”, che produsse una vasta serie di papers e documenti atti ad evidenziare una serie di anomalie riscontrate nelle piantagioni interessate dai cerchi nel grano.

crop 7  Crop_circles_(oil_painting)_15Quelli pubblicati dal blt si presentavano come “Lab reports”, ed avevano una forte pretesa di scientificità. Alcuni di questi documenti, tra il 1994 e il 1999, furono sottoposti a referaggio e pubblicati dalla rivista “Physiologia Plantarum”, assurgendo così al ruolo di pubblicazioni scientifiche. Nel 2001 il fisico Eltjo H. Haselhoff pubblicò un articolo, anch’esso su “Physiologia Plantarum”, in cui svolgeva delle considerazioni su una precedente pubblicazione di Levengood, e suggeriva l’ipotesi del coinvolgimento di misteriose sfere di luce (dette bols, balls of light, di fatto una particolare tipologia di ufo) implicati durante la creazione delle formazioni nei campi di grano. Levengood e Haselhoff si fecero un gran numero di accoliti, e presto si resero conto che le loro idee erano spesso caldeggiate da gran parte dei mass media. Nella gente si diffuse così il dubbio, per altri la convinzione, che questi pittogrammi potessero avere realmente un’origine aliena. Proprio in questa fase l’Italia ha giocato un ruolo fondamentale nel contenere questa offensiva ufologica e nel ricondurla all’interno del suo alveo. Le tanto acclamate scoperte scientifiche di Levengood e di Haseholff furono infatti contestate e di fatto invalidate da successive produzioni di documentazione scientifica, in particolare il testo pubblicato nel 2005 sul “Journal of Scientific Exploration” a firma dei ricercatori Claudio Cocheo, Paolo Russo e soprattutto Francesco Grassi, il quale – per inciso, e con mio grande piacere – è l’autore della prefazione al mio ultimo libro. Quell’articolo di fatto evidenziava l’inconsistenza della letteratura scientifica precedente sui crop circles, inconsistenza di fatto poi ammessa (senza esplicita ammissione) dallo stesso “Phisiologia Plantarum”. Oggi i massimi esponenti viventi della “teoria aliena” (ma loro non accetterebbero questa definizione) credo siano Colin Andrews e Nancy Talbott, che per altro sono attualmente in forte conflitto tra loro. I loro più acerrimi antagonisti, a mio avviso, sono il buon senso, la ragione, la logica, e soprattutto la scienza e la storia. Se però devo fare un nome di un ricercatore direi Paul Fuller a suo tempo, e Francesco Grassi oggi.

I “cultori” dei cerchi nel grano popolano la terra? Hanno costituito una rete di appassionati attraverso i paesi del mondo? Si radunano in convegni?

LD   Io stesso mi ritengo un cultore dei cerchi nel grano, nella misura in cui ne sono realmente affascinato. Come me, nel mondo ci sono migliaia di persone di tutti i paesi, le razze, le età, status sociale, condizioni economiche e culturali, tutti accomunati dall’interesse per questo incredibile fenomeno. La rete di appassionati ha maglie molto larghe. Da sempre ci sono convegni dedicati al tema, conferenze, luoghi di ritrovo (penso al pub “Barge Inn”, o al cafè “The Silent Circle”). Esistono però anche trasmissioni televisive, siti internet, dvd, libri, viaggi organizzati nelle terre dei cerchi, gadgets & merchandising, riti e rituali spirituali (praticati anche dagli stessi circlemakers). La comunità dei cerchi è vasta e molto differenziata al suo interno, poiché il fenomeno continua ad incuriosire e ammaliare per una varietà di ragioni. Affascina anche se rinunciamo alle istanze ufologiche, e quindi solo dal punto di vista umano, cioè meramente visivo, grafico, simbolico, oppure sociale, storico.

Ci sono interessi commerciali in questo campo, oppure il denaro non c’entra per niente?

LD   Non si può negare che esista una componente commerciale. Quando nel settembre del 1991 Bower e Chorley vennero allo scoperto confessando la loro attività, ai reporter del “Today” dissero che una delle ragioni per la quale avevano deciso di confessare era proprio di questa natura. Si dissero infatti disturbati dal fatto che alcuni ricercatori traessero profitto dal loro lavoro e vendessero dei libri (“Circular Evidence” di Delgado e Andrews fu un autentico Best Seller) nei quali mostravano fotografie dei cerchi da loro realizzati, dandone spiegazioni del tutto inappropriate o errate (almeno dal loro punto di vista). Gli stessi ricercatori facevano pagare un biglietto di ingresso ai loro convegni, e alcuni avevano iniziato a chiedere perfino un finanziamento per svolgere delle ricerche in quel settore. Gli stessi Bower e Chorley, per altro, ebbero la loro (piccola) parte di benefici economici dopo essere usciti allo scoperto, grazie soprattutto alle loro apparizioni televisive e sulla carta stampata.

Oggi la situazione non è molto cambiata. Il grano è divenuto anche un formidabile strumento pubblicitario. Alcune importanti aziende (“Nike”, “Pepsi”, “Greenpeace”, “Mitsubishi”, “Microsoft”, “Sky”, “History Channel”, “Discovery Channel”) hanno recentemente lanciato una campagna pubblicitaria commissionando la realizzazione del proprio logo su un campo di cereali. Un caso analogo si è verificato recentemente anche in Italia, per il lancio sul Fox Channel della serie televisiva “Fallins Skies”. Gli esempi potrebbero continuare. Sull’homepage del sito più visitato al mondo, per una settimana, ha campeggiato il logo di “Google” elaborato in caratteri che richiamavano esplicitamente la simbologia dei crop circles. Un noto album dei Led Zeppelin ha come copertina la foto di un cerchio nel grano. Alcuni gruppi di circlemakers realizzano glifi su commissione, si costituiscono in società, realizzano degli utili. Sui loro siti potete far preventivare la realizzazione di un pittogramma on-demand. Altri circlemakers sono spesso ospiti di trasmissioni televisive, rilasciano interviste e tengono congressi, riuscendo probabilmente a produrre dei legittimi indotti grazie a queste loro capacità artistiche. Esiste anche un turismo dedicato a questo fenomeno: delle agenzie di viaggi specializzate, organizzano visite guidate nelle terre dei crop circles, partendo da ogni parte del globo. Esistono artisti che riproducono i più bei crop circles su tela, e si sta sviluppando un vero e proprio merchandising con riproduzioni su pietre, collane, ciondoli, magliette, tappeti, stuoie, e gadgets di ogni genere. Accanto a tutto ciò proliferano anche trasmissioni televisive, libri, riviste, dvd, siti che vendono immagini aeree degli agroglifi.

crop 2 Montegranaro_28giugno2005

C’è poi l’aspetto della perdita economica (che coincide con la perdita di parte del raccolto) per il proprietario del terreno interessato dal verificarsi dell’evento. In Inghilterra si è allora instaurato il sistema dell’ honesty box, in base al quale i visitatori del crop circle sono invitati a lasciare un’offerta simbolica per poter accedere al campo. Questa offerta in alcuni casi è stata resa obbligatoria, ed è stato imposto un prezzo minimo. Questa estate si è costituito nel Wiltshire il “Crop Circle Information & Co-ordination Centre”, una specie di comitato ufficiale presso cui si possono fare degli abbonamenti e delle tessere, che danno diritto all’accesso ai cerchi nel grano verificatosi nei terreni degli agricoltori che non si oppongono all’accesso dei visitatori. In Italia recentemente abbiamo assistito alla presenza di pittogrammi in terreni adiacenti a qualche attività commerciale o turistica (alberghi, gelaterie, agriturismi), la quale ha quindi tratto indubbio vantaggio dalla presenza di questi cerchi, nei paraggi dei quali – perché no – oltre all’ honesty box ci si è spesso premurati di presenziare con un banco per la vendita di prodotti locali, magliette, gadgets. Storie di ordinario opportunismo, specialmente in periodo di crisi.

Tuttavia è opportuno precisare che il fenomeno non nasce con fini di lucro. Gli aspetti commerciali sono una conseguenza dell’attenzione mediatica e del boom avuto da questo fenomeno, una specie di effetto collaterale. Il denaro, a mio avviso, c’entra quindi indirettamente e – salvo sporadiche eccezioni, soprattutto del passato – incide in modo marginale.

Il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale) scrive testualmente: “Il CICAP ritiene quindi che la giusta chiave di lettura sia quella di interpretare i crop circles come espressioni artistiche, e che dietro a tutto questo non ci sia nulla di paranormale o alieno, ma un folto gruppo di artisti che approfittano dell’oscurità per dare vita ad una vera e propria forma di “Land Art”, seppure avvolta da un affascinante alone di mistero.” Come valuta questo giudizio?

LD   Non faccio parte del CICAP, che stimo e rispetto ma ho la sensazione che in alcuni casi, o in alcuni suoi elementi, sia forse troppo rigidamente arroccato su posizioni radical-negazioniste. Ciò detto, questo giudizio sui crop circles lo sottoscrivo.

Esistono romanzi aventi per tema i cerchi nel grano? Se sì, quale mi consiglierebbe di leggere per primo?

LD   Personalmente mi sono formato su testi di ricerca o scientifici, quasi sempre in inglese, o comunque scritti da personaggi di spicco del settore o che avevano una conoscenza del fenomeno o dell’ambiente in cui si svolgevano gli eventi. Non sono quindi in grado di consigliarle un romanzo, specie se in italiano. Temo che neppure esista. So che esiste una sorta di romanzo-giallo-horror su questo argomento, intitolato “Idra” e scritto da Swindells, ma credo che i crop circles siano solo un pretesto e che si tratti di un libro per ragazzi. Comunque non l’ho mai letto. Romanzato è in un certo senso il libro di Jim Schnabel, “Round in Circles”, che le consiglierei perché è leggero, simpatico e al tempo stesso fornisce tantissime informazioni sul mondo dei cerchi. Però è in inglese, e di complessa reperibilità. Ci sono poi numerosi film che hanno trattato questa tematica, il più “serio” e famoso dei quali è “Signs” di M. Night Shyamalan, con   Mel Gibson. L’ho visto, ma non glielo consiglierei affatto. A mio modesto avviso in quel film i crop circles sono poco più di un pretesto per girare un pessimo lungometraggio. Chi vuole davvero conoscere cosa sono i cerchi nel grano, deve dimenticarsi di stampa, film, trasmissioni televisive, e deve invece procurarsi letture piuttosto ostiche, a volte tecniche, per lo più in inglese. Anche i magazines britannici di settore dell’epoca (“The Crop Watcher”, “The Cereologist”, “Flying Saucer Review”) sono certamente fonti privilegiate, alle quali ho personalmente attinto molto nella stesura di “Storia dei cerchi nel grano”. Internet, se utilizzato sapientemente, può certamente dare una mano in questo senso.

Nel 2011 lei ha pubblicato il saggio “La verità sui cerchi nel grano. Tesi e confutazioni di un fenomeno discutibile”. Io non ho (ancora) letto il suo libro, ma ora le chiedo a bruciapelo: qual è la verità?

LD   “La verità” voleva essere una sorta di reazione piccata a tutte “le falsità” che in dieci anni ho letto sull’argomento, e che all’inizio mi avevano anche illuso di qualcosa che invece non esiste. “La mia verità”, sarebbe più corretto dire, è innanzitutto questa: che sui cerchi nel grano circolano infinite bugie e mistificazioni, divulgate spesso perfino in buona fede. La mia verità è che tutte le presunte anomalie e misteriosità avanzate dai media seguendo i suggerimenti di pseudo scienziati, pseudo esperti e pseudo ricercatori, sono delle autentiche bufale. La mia verità è quindi che i cerchi nel grano sono una espressione artistica (land-art) completamente umana. In quel mio libro, del 2011, ho scritto qualcosa come 400 pagine per spiegare e argomentare dettagliatamente queste “verità”, e confutare innumerevoli imbrogli e assunti erronei. Ho anche selezionato sette casi particolari di cerchi nel grano (di cui due italiani), che mi sono stati indicati dai massimi esperti mondiali come casi estremamente significativi, irrisolti, misteriosi, e quindi probabilmente “alieni”. Li ho studiati a fondo (in uno di questi ero fortunatamente anche stato personalmente sul posto), ed ho scoperto che di alieno non c’era assolutamente nulla, trattandosi invece di mistificazioni e falsificazioni piuttosto scellerate.

Leonardo Dragoni

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L’ultimo libro di Leonardo Dragoni, di recente pubblicazione