Il settimanale americano Time ha evidenziato 5 “tic” stilistici e tematici che – indipendentemente dal genere – tornano in molti film del regista americano Steven Spielberg, uno dei cineasti più importanti della storia del cinema.
1. Problemi con il padre
La paternità sembra qualcosa da cui fuggire, da temere e da evitare, qualcosa di problematico. Forse perchè i genitori di Spielberg divorziarono quando lui era ancora ragazzo.
2. Fasci di luce
Finestre retroilluminate, fasci di luce che piovono dall’alto: Spielberg ha sempre giocato con l’illuminazione delle scene.
3. Volti atterriti
Lo scrittore Matt Parches le ha ribattezzate “la faccia di Spielberg”.
Fin da “Incontri ravvicinati del terzo tipo” il regista ha fatto uso di primi piani su occhi spalancati, bocche aperte, sguardi verso l’alto e fuori dalla scena per trasmettere la meraviglia o la paura dei protagonisti.
4. Niente controcampo
Un protagonista guarda qualcosa attraverso una finestra o uno specchio e la telecamera, posta dal lato opposto, riprende sia l’espressione del viso sia quello che l’attore starebbe vedendo, senza bisogno di un’inquadratura in controcampo. Notata la prima volta in “Lo squalo”.
5. La musica di John Williams
John Williams è un direttore d’orchestra e compositore statunitense, famoso e apprezzato per le numerose colonne sonore cinematografiche.
Sono sue le colonne sonore di tutti i film di Spielberg, ad eccezione de “Il colore viola”, “Duel” e “Ai confini della realtà”.
(Fonte : Focus.it)