“Progetto fintamente culturale”
“Raffazzonato”
Bergonzoli non è un problema
“Le Brigate Rosse sono un capitolo di storia”
“Comprendere gli anni di piombo è fondamentale per capire l’Italia”
“L’audience massima la fa… Fiorenzo Dadò!”
“Non ho visto il film”

Nonostante l’impegno di Bergonzoli, dei Leghisti e dei Comunisti il referendum contro il Palazzo del Cinema è fallito. Sul tema – e sul caso Senzani – si esprime il giovane comunista Mattia Tagliaferri. Ricordiamo che martedì 19 novembre la TSI dedicherà una serata allo “scandalo Senzani” (loro, ovviamente, non lo chiamano così.

Un’intervista di Francesco De Maria.

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Francesco De Maria   Perché i comunisti locarnesi hanno sostenuto il referendum contro il Palazzo del Cinema? Che cos’ha che non va?

Mattia Tagliaferri   Quello presentato dal Municipio di Locarno è un progetto fintamente culturale, al cui centro vi sono invece aspetti meramente commerciali. L’intero progetto è viziato dagli accordi presi con la Fondazione Stella Chiara, la quale ha messo a disposizione 10 milioni di franchi, ma non certo per filantropia. Non a caso la cosiddetta donazione (io la chiamerei investimento) ha posto dei precisi vincoli: la realizzazione di tre sale cinematografiche e la tempistica di inizio dei lavori. Quest’ultimo vincolo ha portato grande fretta nella programmazione, dando alla luce un progetto raffazzonato.

La fretta è stata tanta da cominciare a pensare a un riutilizzo dello stabile di Piazza Remo Rossi prima ancora di aver trovato una dignitosa sistemazione agli attuali inquilini, ovvero le molte associazioni che si muovono in ambito culturale, sociale e sportivo, componenti fondamentali del tessuto aggregativo regionale. Per quanto riguarda invece le tre sale, rischiamo che l’interesse commerciale e privato legato alle stesse vada a cozzare con il ruolo pubblico e culturale che la Casa del Cinema dovrebbe invece avere.

Un esempio lampante è quello del teatro di posa – da legare al mondo della formazione dell’audiovisivo – pensato al terzo piano (probabilmente una primizia a livello mondiale, visto che per questioni tecniche un’ubicazione lontana dal suolo crea grandissimi problemi a un teatro di posa e lo rende assai limitato) solamente perché al piano terra deve stare la principale delle sale cinematografiche volute dalla Fondazione Stella Chiara.

Non va inoltre dimenticato che la Casa del Cinema, contrariamente a quanto vogliono far credere in molti, non è un progetto particolarmente legato al Festival del Film e pertanto non sarà questo a permettere un progredire del radicamento dello stesso nel Locarnese. Il Festival avrà infatti a disposizione spazi per uffici e archivi, entrambe già esistenti, anche se attualmente in luoghi diversi. Certamente il Festival avrà a disposizione tre sale in più, ma comunque di piccola portata, quando invece servirebbero semmai delle sale che possano supplire Piazza Grande in caso di brutto tempo.

Si parla di migliorare l’ancoraggio al territorio del Festival, ma credo che dopo sessantasei edizioni questo non sia più un problema. Piuttosto dovremmo discutere di come fare per permettere alla rassegna in questione di vivere tutto l’anno e non solamente dieci giorni l’anno. Per questo si potrebbe però pensare a micro rassegne tematiche, che magari diano spazio a dei giovani registi, ecc. e permettano di far vivere tutte le strutture attualmente esistenti a Locarno e purtroppo perennemente sottoutilizzate. Penso al Fevi, su cui la Città dovrebbe concentrarsi maggiormente, cominciando a rendere pubblica la struttura; all’ex-Rex, cinema chiuso ormai da troppo tempo e abbandonato al degrado; alla rotonda, che viene utilizzata appieno solamente in parallelo al Festival.

Il leader riconosciuto di tutta l’operazione era Silvano Bergonzoli, municipale leghista. La Lega non è (per voi) una “compagna di viaggio” imbarazzante?

MT  L’alleanza contingente e non ricercata che si è venuta a creare su un tema specifico tra la Lega  e il Partito Comunista non ha nulla di organico, ma è dettata dal fatto che i comunisti fondano la loro prassi politica su obiettivi concreti, per raggiungere i quali possono lavorare anche con chi normalmente si colloca altrove sull’asse politico. Questo naturalmente nel rispetto delle reciproche differenze e in piena indipendenza, cosa che nel caso concreto si è dimostrata con l’utilizzo di due argomentari  diversi fra i due partiti. Come comunisti ci concentriamo sulla valenza della proposta: se essa è a favore di uno sviluppo economico e sociale compatibile con gli interessi delle fasce popolari noi siamo pronti a sostenerla, nella nostra piena indipendenza di classe, anche se a proporlo sono settori di cui normalmente diffidiamo.

Vien da sé che vi sono più possibilità di trovare delle intese nell’area progressista, in quanto nella politica comunale vi è una certa comunanza di intenti soprattutto con il Partito Socialista e l’alleanza elettorale delle scorse elezioni comunali è frutto proprio di tale ragionamento, responsabile e unitario. Alleanze che non possono assolutamente avere quale unico motore dei meri calcoli elettorali: per noi ha priorità, infatti, il rapporto con la popolazione e non con gli apparati di partito.

Impostazioni differenti rischiano di favorire il settarismo oppure di spingere nella situazione, paradossale per la sinistra, di non essere presente da un lato all’interno di lotte importanti, e in certi casi addirittura di affossarle, come purtroppo il PS ha preferito fare in alcuni casi negli ultimi anni: dalla Casa del Cinema a livello locarnese, ai mezzi di trasporto pubblici gratuiti per i giovani in formazione in ambito cantonale; dalla lotta contro l’ecomostro di Giubiasco a quella contro la complementare AVS (che la Lega ha “fregato” alla sinistra). Ritenere particolare questa alleanza tra Partito Comunista e Lega è inoltre una posizione profondamente contraddittoria, in quanto non viene considerato il fatto che dall’altra parte della barricata stanno non solo i poteri forti della Città e della Regione – con Carla Speziali e il PLR in testa – ma pure affaristi quali Renza De Dea e il “disinteressato donatore” (?) Hellstern.

A causa dell’annullamento di numerose schede il referendum è fallito (mentre si pensava che il numero minimo fosse stato raggiunto). Non avete controllato bene? Può essersi verificato un sabotaggio? Avete ancora qualche possibilità di ricorso?

MT  Durante la raccolta firme si è sempre fatto attenzione – noi avevamo pure delle liste che stranieri e non domiciliati potevano firmare per dare un sostegno per così dire esterno, le quali ovviamente non abbiamo consegnato in comune – ma evidentemente non è stato sufficiente, visto che sono molte le firme che sono state annullate dalla cancelleria. A tal proposito va detto che da parte dell’autorità comunale non vi è stato nessun tentativo di sabotaggio, almeno in fase di vidimazione. Molte sono state le firme di cittadini stranieri, le quali sono probabilmente arrivate in buona parte dall’invio a tutti i fuochi, e di residenti in comuni limitrofi, in modo particolare Muralto.

Evidentemente il fatto che il tema sia di portata regionale e non solo cittadina – in fin dei conti anche i comuni della cintura sono chiamati alla cassa per la Casa del Cinema – ha forse confuso un po’ di persone. Ci sarebbe la possibilità di fare ricorso al Consiglio di Stato, ma da parte del Partito Comunista non c’è una volontà nell’andare in questa direzione, in quanto si ritiene che da parte della cancelleria comunale non vi sia stato nessun tentativo di sabotaggio.

La raccolta delle firme è stata agevole o ardua? So che in certi casi i promotori pagano un tanto a firma ai raccoglitori. L’avete fatto anche voi?

MT  La raccolta firme non è stata delle più semplici, in quanto si è creato un clima intimidatorio non certo affine alla democrazia nostrana e a differenza di quanto succede normalmente, la maggioranza della popolazione era già schierata. Vi erano pertanto molte persone che firmavano senza indugi, in quanto già informate, e altrettante persone che non hanno firmato perché già convinte della bontà del progetto. Questo è comunque un aspetto positivo, in quanto significa che il dibattito attorno alla Casa del Cinema è stato grandissimo, e qui il merito va ai referendisti.

Per quanto riguarda invece il pagare i raccoglitori, non è il caso del Partito Comunista, il quale non ha grandi mezzi finanziari a disposizione. Tutti i nostri raccoglitori sono militanti che mettono a disposizione il loro tempo per dei progetti e un modo di fare politica in cui credono. La campagna referendaria sulla Casa del Cinema è stata pertanto fatta, da parte dei comunisti, a costo zero. 

Gli altri partiti (non referendisti) sono tutti favorevoli al Palazzo del Cinema?

MT  I non referendisti sono favorevoli alla Casa del Cinema, altrimenti è probabile che li avremmo trovati sulla nostra stessa barca. Non ci si può però dimenticare che tutti i partiti che siedono in Municipio sono piuttosto spaccati al loro interno e lo stesso Esecutivo ha degli equilibri molto precari sul tema.

Secondo lei il festival di Locarno è una realtà importante per la Città?

MT  Il Festival è una realtà importante non solo per la Città, ma per tutta la Regione e addirittura per il Cantone. Il sostegno a un evento di simile portata non è quindi in discussione – sicuramente non da me, in quanto sono pure un assiduo frequentatore dal 2007 (fa eccezione l’ultimo anno, in cui non ho potuto marcare grande presenza a causa del lavoro), così come molti miei compagni di partito –  ma bisogna capire che Festival e Casa del Cinema – almeno così come è stata presentata – si rapportano come lo possono fare burro e ferrovia.

Lei al festival NON darebbe un Palazzo del Cinema. Che cosa invece gli darebbe, di utile?

MT  Un Fevi più funzionante, in grado di tenere più posti; il ripristino dell’ex-Rex; e soprattutto la possibilità di estendere la rassegna con dei micro-eventi tematici durante il resto dell’anno.

Quando ho visto il terrorista Senzani in giro per Locarno con l’aria di uno… che ha qualche lezione da dare e qualche spiegazione da offrire, le confesso, mi sono scandalizzato. Lei no?

MT  Senzani in passato ha fatto degli errori che non vanno certo discussi e la gravità di certi atti non necessita nemmeno di essere spiegata al pubblico. Fino a prova contraria però viviamo in uno stato di diritto – tanto in Svizzera quanto in Italia – e Senzani ha scontato la sua pena, per cui non vedo perché oggi non debba avere la possibilità di partecipare a un progetto cinematografico, il quale non è nemmeno particolarmente incentrato sulla vicenda delle Brigate Rosse. Ma anche se lo fosse non lo vedrei come un problema, visto che – piaccia o meno – gli anni di piombo sono un capitolo non indifferente della storia della vicina Italia, con delle ripercussioni pure in Canton Ticino e quindi va dimenticata, ma semmai analizzata con un certo distacco.

Non le è sembrata una provocazione deliberata? Magari per fare audience sul piano internazionale?

MT  Il cinema, l’arte in generale, devono essere capaci di provocare, per creare dibattito sui temi più disparati. Non credo ci si debba però scandalizzare proprio per quel che ho detto rispondendo alla domanda precedente. Per quanto riguarda l’audience, credo che la maggior ricerca della stessa sia stata fatta da Fiorenzo Dadò, il quale ogni anno tenta di sfruttare il Festival come cassa di risonanza.

Ci può essere, nonostante tutto, una “simpatia superstite” – magari mascherata o subliminale – per un passato atroce e criminale?

MT  Più che simpatia – la quale può semmai essere legata a singole persone – ci possono essere curiosità e interesse per un determinato contesto storico. La comprensione delle vicende degli anni di piombo italiani è fondamentale per capire come si sia sviluppata l’Italia da allora a oggi, tendendo sempre presente il fatto che il Ticino è strettamente legato alle vicende italiane. 

Ha fatto bene Solari a non stringere la mano a Senzani? O si è mostrato scortese?

MT  La cosa importante è che Solari abbia permesso al direttore artistico del Festival tutta la libertà del caso e quindi dando la possibilità a “Sangue” di essere proiettato. Se poi Solari si è rifiutato di stringere la mano a Senzani è solamente un problema tra loro due e che quindi non ha nessun interesse pubblico.

(Ho evidenziato in rosso questa risposta perché la giudico di particolare interesse, fdm)

Lei ha visto il film “Sangue”? Se sì, lo giudica: a) Commovente  b) Crudele  c) Oltraggioso  d) Militante  e) Irriducibile ?

MT  Purtroppo non ho potuto vederlo al Festival. Cercherò di recuperare non appena mi sarà possibile. II miei compagni di partito che invece lo hanno visto a Locarno mi hanno spiegato che la trama parla della sofferenza e della malattia, mentre non tratta quasi né degli anni di piombo né di politica.

Per finire, facciamo un po’ di conti, tornando al fallito referendum. Lei, di persona, quante firme ha raccolto? E il team dei comunisti locarnesi, quante?

MT  Come responsabile locarnese del Partito Comunista ho organizzato molti momenti di raccolta firme ai quali ho poi partecipato, ma non essendo l’unico ad essere stato molto presente sul territorio non saprei proprio quantificare un mio risultato personale. Oltretutto credo i miei numeri personali non siano importanti. Per quanto riguarda il Partito Comunista, abbiamo raccolto grossomodo cinquecento firme, per cui credo un buon risultato per una sezione giovane e che fino ad ora non aveva mai realmente saputo incidere con così tanta presenza sulla politica locale. Diciamo quindi che siamo rammaricati per questa mancata vittoria, ma certamente fa ben sperare per il futuro, visto che abbiamo saputo ben riscaldare i muscoli. 

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