Dopo tre giorni di intense trattative, a Ginevra i negoziati sul nucleare iraniano si sono conclusi con uno scarno comunicato di tre righe. Al termine di una maratona diplomatica, la responsabile dell’Unione europea Catherine Ashton ha ammesso che, contrariamente alle attese, nessun accordo era stato raggiunto.

La Ashton ha sottolineato che i negoziati riprenderanno il 20 novembre, sempre a Ginevra, fra l’Iran e il gruppo dei “5 + 1”, che riunisce i cinque Stati membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e la Germania.

A Ginevra erano accorsi il Segretario di Stato americano John Kerry, il capo della diplomazia francese Laurent Fabius, il britannico William Hague e il tedesco Guido Westerwelle.
Tutto faceva presagire un successo eclatante, soprattutto quando i negoziati erano stati prolungati per permettere l’arrivo dei russi e dei cinesi, giunti sabato a Ginevra.
Una simile mobilitazione faceva pensare che le discussioni avanzavano bene e che un accordo fosse solo questione di ore.

Invece il clima era bruscamente cambiato dopo l’intervento di Laurent Fabius, sabato mattina alla radio francese.
Fabius aveva manifestato il suo scetticismo : “Vi sono alcuni punti sui quali non siamo soddisfatti – aveva dichiarato, citando il caso del reattore nucleare a acqua pesante di Arak, “estremamente attivo” e la questione dell’arricchimento dell’uranio.
“C’è un enorme stock di uranio arricchito al 20%, è troppo. Come far scendere questo stock al 5%, molto meno pericoloso? Se non risolveremo la questione non sarà possibile trovare un accordo.”

Dichiarazioni subito riprese e commentate nei corridoi dell’hotel Intercontinental di Ginevra, dove le riunioni si susseguivano a un ritmo frenetico fra le delegazioni dei vari paesi.

Da fonte americana si precisa che le parole di Fabius hanno rotto la regola del silenzio, osservata sino a quel momento in maniera assoluta dall’insieme delle delegazioni.
Una regola giudicata indispensabile per mantenere la fiducia fra i partecipanti e anche per non mettere in una posizione scomoda Mohammad Javad Zarif, capo della diplomazia iraniana presente a Ginevra, sapendo che la minima fuga di notizie sarebbe stata immediatamente sfruttata dagli ultra-conservatori a Teheran, ostili alla conclusione di un accordo.

La Francia ha cercato di frenare la conclusione di un accordo ritenendo che le concessioni iraniane non fossero sufficienti?
Domenica in conferenza stampa, John Kerry ha voluto smorzare le voci di un disaccordo tra Francia e Stati Uniti : “Con i francesi abbiamo lavorato a stretto contatto. Washington e Parigi sono d’accordo sul fatto che vi sono ancora molte questioni da negoziare.”

(Le Monde.fr)