Un paese come la Svizzera spende molti soldi per la politica d’integrazione degli immigrati, sia a livello federale che cantonale e comunale. Ma non ci si rende conto degli effetti che una simile politica crea sul lungo termine, né dell’immagine e della rappresentazione più generale della migrazione che ne risulta, sia da parte del paese di accoglienza che dei migranti.

Da un punto di vista storico va ricordato che solo pochi anni fa una simile politica d’integrazione non esisteva e che era compito dell’immigrato sforzarsi per integrarsi. Chi voleva emigrare lo sapeva e agiva di conseguenza.

Attualmente molti immigrati hanno un’unica idea in testa : trasferirsi in un paese dove possono avere maggiori possibilità di trovare lavoro e una vita migliore.
Non si preoccupano minimamente di quel che va fatto per inserirsi socialmente e rendere possibile un progetto professionale. Si pensa solo a emigrare, senza alcuna preparazione, ad esempio senza iniziare a imparare la lingua del paese dove si vuole andare.
Si cerca piuttosto di avvicinarsi alla comunità d’immigrati del proprio paese, per trovare compagnia e aiuto. Da qui scaturiscono un gran numero di problemi e di difficoltà rispetto all’insieme della società.

Questi problemi sono sempre più evidenti, man mano che aumentano i flussi migratori, caratterizzati da differenze culturali e altre diversità.
Non sarà possibile continuare ad accettare culture diverse dalla nostra, alcune delle quali in aperta contraddizione con i nostri valori più essenziali. Si tratta di un fenomeno nuovo nella storia dei fenomeni migratori, responsabile di tante tensioni attribuite a una pretesa xenofobia e al razzismo.

Ora che c’è ancora tempo, la Svizzera deve far capire chiaramente, ufficialmente e politicamente il cambio d’immagine e di rappresentazione dell’immigrazione che il nostro paese vuole e deve dare, un cambiamento che va anche comunicato ai paesi di provenienza degli immigrati, precisando le condizioni richieste per poter pretendere lo statuto di immigrato. In certi paesi una simile politica è praticata da tempo e non ha nulla di scandaloso.

Si deve capire che in questo cambiamento di visione non c’è nulla di ostile all’immigrazione. Si tratta semplicemente di prendere atto del fatto che è diventato indispensabile e che tutte le parti ne usciranno vincenti, soprattutto gli immigrati.
La popolazione indigena accetterà più facilmente immigrati che mostreranno la volontà di integrarsi e di adattarsi.
E’ chiaro che vi saranno sempre difficoltà d’integrazione, ma l’essenziale consiste nel rovesciare l’immagine del percorso dell’immigrazione e nel esplicitare le esigenze che la faciliteranno. Il “controllo” arriva troppo tardi.

(Les Observateurs.ch)