Pubblicato ne “La Stampa” del 14 agosto 2013
Segnalato dalla pagina Facebook di Silvia Giralucci


Questa sera su RSI La 2 proiezione del film “Sangue”
di Pippo Delbono con Giovanni Senzani
e dibattito con la partecipazione di Silvia Giralucci

Silvia Giralucci

Cesare Martinetti scrive:   Giovanni Senzani fa bene ad affermare di non voler più essere un «cattivo maestro» ammettendo così esplicitamente di esserlo stato. Ma fa male a dire di aver visto nel funerale di Prospero Gallinari quello di Aldo Moro perché tra i due vi era una differenza radicale: l’uno è stato carnefice, l’altro vittima.

In questa ricomparsa pubblica di Senzani (che fu ideologo e militante di quella fazione delle Brigate Rosse che compì l’orrendo crimine di trucidare Roberto Peci per rappresaglia sul fratello pentito Patrizio) c’è l’insopportabile ambiguità che accompagna ogni riapparizione di (ex) terroristi in Italia. Un giustificazionismo storico che determina una sostanziale complicità postuma. È un fenomeno solo italiano.

In Francia, per dire un paese che celebra da anni il lavoro di Pippo Delbono, agli (ex) terroristi non è nemmeno consentito dare interviste ai giornali. Da noi sopravvive un fiancheggiamento ipocrita, pubblicistico, artistico che inevitabilmente si risolve in una celebrazione del passato. Tutte le rivoluzioni novecentesche sono fallite, ha detto ieri Senzani, «anche la nostra».

Passa così il messaggio che fosse un atto rivoluzionario sparare al cuore del leader dc o alla testa di un ragazzo come Peci fosse la «rivoluzione». Sarebbe ora di smetterla. l’Italia ha bisogno di un discorso di verità. Ovunque.