(fdm) Riprendo integralmente, e con piacere, l’astioso commento pubblicato dal portale della sinistra radicale nostrana (da Chiasso al Gottardo o, se preferite, da Pedrinate alla Tremola, o addirittura alla Nufenen. Parlo di Ticinolibero, il portale che fu del compianto Bruno Maccagni e sul quale io fui impenitente blogger.
Ai due personaggi “liberi” (ma noi di Ticinolive lo siamo molto di più, pubblichiamo – se non sempre, spesso – persino i comunicati ufficiali dei Comunisti) facciamo notare un paio di cose:
— dopo lo scandalo e la vergogna di Locarno la RSI (che non ha soldi per i poveretti ma per Senzani e per il buddista scuce alla grande) doveva in un certo senso “fare ammenda”. Hanno compiuto un’impresa geniale? No, ma (dico io) meglio di niente. E perché la serata evento avrà suscitato simile velenosa irritazione? Forse perché si sono dimenticati di invitare a dibattere sei personalità di sinistra? Errore imperdonabile. Dozio, che fai? Ceschi, Canetta, Balestra, che fate?
— è già un miracolo di Lourdes che la cosa si sia fatta (non escludo che sia intervenuto il presidente della Corsi)
— la signora Giralucci, così ferocemente colpita negli affetti da coloro che si erano dati il compito di migliorare il mondo ammazzando la gente, si è mostrata di una compostezza e di una moderazione straordinarie. L’ho veramente ammirata. L’on. Dadò ha parlato da bravo politico, il prof. De Maria ha detto meno di un ventesimo di quel che avrebbe potuto/voluto dire ma non era certo salito a Comano in un giorno di pioggia per fare piazzate, col rischio di non essere mai più invitato. La prudenza è d’obbligo.
— una spanna sopra tutti il direttore generale Balestra, astuto nel suo aspetto di placido e sonnacchioso Budda, ben deciso ad evitare il benché minimo “incidente” di percorso. In verità la serata è andata via liscia come l’olio. Balestra ha detto cose perfettamente incomprensibili a chiunque non fosse dotato di facoltà extra-umane (non ero tra gli eletti) e non ha negato ad alcuno il bene della sua filosofia. Grazie alla sua accortezza mamma Tivù ha salvato (facilmente) la faccia. Noi non potevamo fare miracoli e poi, se t’invitano, non puoi mica trattare il prossimo a pesci in faccia. Io volentieri li ho ringraziati.
— [aggiunto in seguito] Ovviamente non c’era il presidente del festival Marco Solari. E nessuno l’ha nominato (o osato nominarlo). Su questa assenza il mio parere è il seguente. Il festival ha un’autorità superiore cui spetta la responsabilità, e di ciò che lui stesso fa, e di ciò che fanno coloro ch’egli ha assunto e nominato. Questo vale in particolare per il direttore Chatrian. Non sta in piedi, ma nemmeno un po’, che Solari dica: questa cosa l’ha decisa il direttore artistico, io non sapevo, non c’entro, non me ne immischio. Prendetevela con lui. Certo, non era così comoda la poltrona dello studio di Comano, martedì sera. Capisco perfettamente. Il giovane Chatrian, dal canto suo, le s’è cavata alla grande. Gentile con tutti, affabile, calmo, suadente (non che mi abbia convinto). Ma, visto che gli è andata così bene, questo pone un problema perché… la prossima volta, certamente… ci riproverà.
Adesso godiamoci la cicuta di Ticinolibero (mi domando sempre come sarà il Ticinoschiavo).
Ieri sera serata evento su la Rsi La2 sul film “Sangue” di Dalbono con l’ex brigatista Senzani. Il programma prodotto da Fabio Dozio e condotto da Reto Ceschi è stato assai deludente. Pensavamo di non doverlo scrivere mai, ma l’unico che è brillato un po’ nel dibattito è stato Dino Balestra (direttore generale Rsi). Fiorenzo Dadò, come un disco rotto, continuava a criticare la scelta della Rsi (ma anche del percento culturale della Migros) di finanziare il film, e ovviamente esternava i suoi attacchi alla radio che ha osato intervistare Senzani quest’estate durante il Festival del film.
Frederic Mère (neanche sanno come si chiama, ndR) e il direttore del Festival Chatrian erano più presenti come figure istituzionali (uno produttore del film, l’altro direttore della rassegna cinematografica) che altro, mentre la Girallucci, figlia di Graziano, vittima del terrorismo ed esponente del Movimento sociale italiano (Msi), formazione politica “erede” del fascismo, che negli anni ’70 era fatta da reduci di Salò, ex camicie nere e “picchiatori”, ha duramente criticato la figura di Senzani.
Deludente la trasmissione di Ceschi, proprio perché ha voluto essere un potpourri di opinioni, in parte sul film di Delbono, in parte sul passato di Senzani, in parte sulla morte che era il tema del film. Se si voleva parlare del terrorismo delle Br bisognava inquadrare meglio il periodo storico, i rapimenti e le uccisioni delle Br, ma anche lo stragismo di Stato, i servizi deviati e il terrorismo nero, e più generale anche il contesto sociopolitico di quegli anni, che in Italia erano fondati dalla Guerra fredda che si intersecava con una semiguerra civile.
Organizzare un dibattito con tre personaggi in funzione istituzionale, Balestra (in rappresentanza della Rsi coproduttrice del film), Frederic Mère (direttore della cineteca nazionale e coproduttore del film) e Chatrian (direttore del Festival), contro a tre personaggi di destra, come l’ex leader dell’Alleanza liberi e svizzeri, il capogruppo Ppd e la figlia di un missino, ci è sembrato del tutto improprio. O si faceva un dibattito con soli addetti ai lavori, (registi, critici cinematografici e produttori) o un dibattito solo con personaggi politici. Mischiare i due livelli crea solo confusione.
Ora speriamo che, dopo questa pessima serata evento, la politica la smetta di voler condizionare le scelte artistiche del Festival. Perché forse anche questo è un tentativo di assalto alla diligenza, forse per aggiudicarsi qualche lavoro della rassegna cinematografica.
da Ticinolibero