Articolo pubblicato sul Corriere del Ticino del 22 novembre


(fdm) Su questo punto cruciale abbiamo sollecitato, senza successo, un contributo dell’on. Quadri (peraltro molto presente su questo portale non leghista). Pubblichiamo oggi un eccellente articolo della battagliera Iris Canonica, i cui remoti “peccati” socialisti sono stati largamente sepolti sotto i suoi presenti meriti. Avremmo voluto sapere dall’on. Quadri come procede la raccolta delle firme 1) nel Ticino 2) in Svizzera. Non sarà facile spuntarla, anche perché il Comitato referendista appare piuttosto “leggero”. I formulari si possono scaricare dal sito www.stop-fatca.ch.

Tiziano GALEAZZI, CN Lega*    Il sito alla voce “Ticino” elenca come attivisti responsabili, oltre agli abituali Quadri, Damiani, Iris, Tuto, ecc. anche il consigliere nazionale leghista Tiziano Galeazzi. Ci felicitiamo vivamente con l’amico Tiziano per l’importante avanzamento nelle cariche politiche, anche se abbiamo trascorso una notte insonne e inquieta arrovellandoci sulla questione, come possa il presidente distrettuale dell’UDC essere deputato a Berna per la Lega. Forse il Nano, da quel Cielo dove ora dimora, ha operato il miracolo?
 

Non passa quasi giorno senza notizie   su quella che – ormai lo hanno capito anche  i paracarri della strada – è una vera e propria guerra economico-finanziaria contro il nostro Paese, giocata con armi improprie dagli avversari. Paradossalmente, chi dovrebbe difendere le nostre prerogative e i nostri diritti foraggia talvolta la controparte con inauditi cedimenti ed estemporanee fughe in avanti . Mi riferisco principalmente alla ministra delle Finanze, supportata apparentemente anche dagli altri membri del  governo federale, confrontati indubbiamente con una situazione difficile, ciò che non rappresenta comunque una scusante per chi è chiamato a guidare il Paese.

Fra i vari fronti aperti,   negli ultimi tempi a catalizzare l’attenzione generale in Ticino sono i negoziati su un accordo fiscale con l’Italia, attorno al quale c’è tanto fumo – soprattutto ci sono tante chiacchiere  – e nessun arrosto, e v’è da credere che questa situazione si trascinerà ancora per un bel po’, stanti i chiari di luna sulla situazione politica della vicina penisola.

Nel Cantone sta invece passando quasi  inosservato un altro grosso pericolo per la nostra piazza finanziaria e per la nostra sovranità, proveniente ancora una volta dagli Stati Uniti. Si tratta dell’accordo – un magro eufemismo per coprire quello che in realtà è un vero e proprio diktat –  FATCA  (Foreign Account Tax Compliance Act) che impone alla Svizzera l’applicazione della legge statunitense. Con questa legge unilaterale, gli Stati Uniti  intendono tassare tutti i cittadini  statunitensi o soggetti  al fisco di Washington  (le “US Person”) in qualsiasi parte del mondo. Attraverso questa legge fiscale statunitense  si obbligano gli intermediari finanziari  di tutto il mondo a indicare all’IRS (“Internal Revenue Service”, l’agenzia fiscale Usa che sottostà al Dipartimento del Tesoro) tutti i cittadini  statunitensi  o soggetti al fisco Usa, le “US Person” appunto, che hanno relazioni e conti. Lo scorso 14 febbraio, i rappresentati della Svizzera e degli Stati Uniti hanno siglato l’accordo FATCA,  poi approvato in settembre anche  dalla maggioranza delle Camere federali. Per la prima volta nella storia, la Svizzera sottoscrive un dispositivo di legge  che prevede la ripresa automatica di un diritto estero, quello statunitense, sul proprio territorio, in barba ai principi e alla sovranità del nostro Paese.

Per quanto ne so, finora solo pochissimi Stati hanno accettato questa disposizione  (in Europa, la Germania e il Regno Unito), ma in Svizzera, dove il fronte degli “ineluttabilisti” -quelli per i quali non “non c’era altra scelta”- è assai corposo, il tutto sembra essere stato assorbito come qualcosa di inevitabile, in considerazione dei rapporti di forza sfavorevoli nei confronti della potenza d’oltre oceano .

In uno studio elaborato da Laurent Franceschetti, per la SettleNext di Ginevra, e pubblicato lo scorso mese di ottobre vengono evidenziati le peculiarità e i grossi pericoli che contiene questo cosiddetto accordo, dai tratti assai complessi. Cominciando proprio dalla definizione stessa di “US person”, che non si limita solo  ai residenti negli Stati Uniti, permanenti o provvisori, ma si estende anche ai cittadini statunitensi all’estero, ai loro congiunti, a chi ha trascorso un periodo di lavoro negli States, ai titolari della “green card” (anche se risiedono fiscalmente in Svizzera e hanno un passaporto rossocrociato) e via di questo fluido e confuso passo. La misura tocca insomma  una quota importante di “Swiss Person”, quantificata dallo studio di Franceschetti  in 120’000 persone (escludendo la clientela transfrontaliera) delle quali l’80% sono cittadini svizzeri.

Contro l’adozione di questa legge Usa capestro, dal valore  extraterritoriale, è stato lanciato un referendum.  La consegna  delle firme   è prevista entro la fine del prossimo mese di dicembre e dunque, visti anche i tempi stretti, il compito dei referendisti appare assai difficile,    considerando soprattutto la complessità tecnica della legge – che non contribuisce di sicuro a mobilitare i cittadini- e gli altri fronti aperti in materia fiscale e finanziaria. Sottoscrivere questo referendum è però importante  per chi ancora crede in certi valori e nei diritti fondamentali dei cittadini elvetici. Inoltre, venisse definitivamente approvato il FATCA, altre Nazioni  e, soprattutto, l’Unione Europea chiederebbero le stesse condizioni (lo hanno già preannunciato a gran voce) e noi finiremmo per essere  in balìa di chicchessia. Non credo sia questo che vogliamo per il futuro del nostro Paese e allora firmiamo il referendum  per difendere  la nostra sovranità e i nostri diritti.

Iris Canonica