Oggi il congresso cantonale del PPD, riunito a Cadempino, approverà la seguente risoluzione, che pubblichiamo in forma integrale.



Premesso che:

1.         Il lavoro non è unicamente un mezzo per procurarsi il pane quotidiano; attraverso il lavoro l’uomo contribuisce al continuo progresso delle scienze e della tecnica, e soprattutto all’incessante elevazione culturale e morale della società (LABOREM EXERCENS, n. 1). La società deve quindi adoperarsi affinché ciascun individuo possa esercitare un’attività lavorativa in condizioni conformi alla dignità umana.

2.         La popolazione del Cantone Ticino sta vivendo con crescente e avvertibile disagio l’attuale situazione del mercato del lavoro, in particolare per quanto riguarda l’apertura di tale mercato ai lavoratori e agli artigiani provenienti dall’estero.

3.         Gli indicatori economici (salario medio, tasso di disoccupazione, gettito fiscale, ecc.) mostrano una situazione di relativo benessere rispetto alle realtà a noi vicine, ma non mancano – e sembrano anzi diffondersi – allarmanti tendenze al deterioramento delle condizioni di lavoro in Ticino.

4.         La politica ha il dovere di considerare seriamente le preoccupazioni della nostra popolazione e di proporre soluzioni efficaci e realizzabili. È irresponsabile fomentare ed esasperare le inquietudini della popolazione, ma è altrettanto imprudente minimizzarne e banalizzarne i timori.

5.         Il Ticino e la Svizzera non possono prescindere da uno stabile e duraturo rapporto con gli Stati vicini. Dal 2001 la bilancia commerciale del nostro Paese è ampiamente positiva e le esportazioni verso l’estero hanno conosciuto un significativo aumento. Ciò presuppone l’esistenza di accordi  internazionali che sono la più valida – se non l’unica – alternativa all’adesione della Svizzera all’Unione Europea. L’isolamento internazionale e la rottura di tali accordi (per quanto perfettibili e su certi aspetti da rinegoziare) non risolverebbero in alcun modo gli attuali problemi.

6.         Il successo del modello economico svizzero si fonda sulla pace del lavoro, sulla ricerca di soluzioni mediate tra associazioni sindacali e padronali (che non devono pertanto sottrarsi a questo esercizio), sul ruolo discreto dello Stato, su una legislazione aliena da rigidità e burocratismi. L’introduzione di generalizzate imposizioni statali in materia salariale sarebbe inutile e controproducente.

7.         L’apertura all’estero del mercato svizzero e la rinuncia a imposizioni statali in materia di condizioni di lavoro non possono però tradursi in comportamenti approfittatori che sconfinano nello sfruttamento e impoveriscono e inaridiscono il tessuto economico e sociale del nostro Paese. La storia dimostra che l’economia di mercato, se contemperata dal senso di responsabilità e di solidarietà, è il più efficace strumento per assicurare un generalizzato benessere collettivo. Incombe allo Stato, alle parti sociali (datori di lavoro e sindacati) e a tutti i cittadini ticinesi agire affinché ciò continui a realizzarsi anche in futuro. Ciò presuppone uno sforzo di tutta la società, nell’interesse del nostro Cantone e di tutta la sua popolazione.


Il Congresso del Partito popolare democratico chiede che:

1.         Le organizzazioni sindacali e le associazioni padronali intensifichino senza preclusioni la loro cooperazione per stabilire sempre più numerosi contratti collettivi di lavoro che prevedano condizioni lavorative dignitose e accettabili, soprattutto nei settori oggi maggiormente sotto pressione, così da evitare il ricorso alle imposizioni statali (per es. contratti normali di lavoro, purtroppo necessari in caso di ripetuti abusi).

2.         Le aziende, le imprese e i datori di lavoro attivi in Ticino dimostrino un’ancora maggiore sensibilità nei confronti delle preoccupazioni e delle esigenze dei lavoratori ticinesi. La pressione al ribasso dei salari o la sostituzione di manodopera ticinese con manodopera estera indeboliscono il tessuto economico svizzero e sono contrarie all’interesse delle imprese stesse. La maggioranza silenziosa di imprenditori che tiene al bene del Ticino denunci, anche pubblicamente, i concorrenti che impongono ai propri dipendenti condizioni lavorative indegne.

3.         Le cittadine e i cittadini ticinesi, come consumatrici e consumatori, siano chiamati a una più ampia responsabilità nelle loro scelte quotidiane. Oggi una parte (troppo) importante della ricchezza prodotta in Ticino viene spesa all’estero, ciò che ha effetti negativi sull’occupazione nel nostro Cantone e sui livelli salariali. In tale contesto i commercianti devono assumersi la loro parte di responsabilità, evitando e combattendo accordi cartellari che fissano prezzi troppo elevati per i ceti meno favoriti del nostro Cantone. Lo Stato deve riservarsi la possibilità di pubblicare la lista delle notifiche dei cosiddetti padroncini, con l’indicazione di chi ha richiesto la prestazione.

4.         Lo Stato intervenga con maggiore incisività, intensità e frequenza per individuare e sanzionare ogni abuso e violazione delle misure di accompagnamento agli Accordi bilaterali.

Nei confronti del fenomeno dei cosiddetti padroncini lo Stato deve eliminare ogni discriminazione nei confronti degli artigiani ticinesi (p. es. IVA), individuare e sanzionare i falsi indipendenti, nonché segnalare sistematicamente alle autorità estere eventuali notifiche di indipendenti ivi residenti.

Deve inoltre essere prevenuto e represso l’indegno fenomeno dell’assunzione quali apprendisti di lavoratori esteri con una consolidata formazione professionale.

5.         Lo Stato e il para-Stato, nelle assunzioni di personale e nel conferimento diretto di appalti e mandati pubblici, si rivolgano all’estero solo dopo aver convenientemente verificato, anche nelle liste della disoccupazione, che non vi siano adeguate alternative sul territorio cantonale.

Occorre un rinnovato impegno affinché ai residenti siano offerti posti d’apprendistato in strutture statali e para-statali (segnatamente nei settori della sanità e dell’istruzione).

Il Partito popolare democratico chiede che il Gran Consiglio dia seguito nei più brevi termini all’iniziativa parlamentare 6 maggio 2013 del Gruppo PPD + GG “Lavoro: Stato e para-Stato non discriminino i ticinesi”.

6.         Gli attori statali e para-statali attivi nel promovimento economico sostengano e incentivino nuovi insediamenti in Ticino solo in presenza di condizioni di lavoro accettabili anche da lavoratori residenti. Il futuro economico del nostro Cantone non può reggersi su iniziative a modesto valore aggiunto che si fondano unicamente sulla manodopera a basso costo.

7.         Le misure a sostegno dell’aggiornamento, del perfezionamento e della riqualifica professionale siano assicurate anche una volta scadute le indennità per la disoccupazione.

            Il fondo pubblico a favore dell’occupazione in Ticino alimentato con i proventi dell’amnistia fiscale recentemente approvata dal Gran Consiglio dovrà prioritariamente indirizzarsi verso questo obiettivo.