Nell’attesa dei gruppi armati promessi da Parigi, i soldati francesi hanno esteso domenica 8 dicembre il loro campo d’azione a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, dove la presenza di elementi della formazione dei ribelli della Seleka rende percettibile la tensione.
“Il periodo d’impunità è finito – ha messo in guardia domenica sera il ministro francese della Difesa Jean-Yves Le Drian – al momento stiamo sorvegliando sia la città, sia le regioni boschive […] Siamo in una fase dove tutti devono posare le armi. Se questo non avverrà, le faremo posare usando la forza.”
Le forze militari francesi dell’operazione “Sangaris” controllano la capitale Bangui insieme agli elementi della forza africana Misca, forte di 2 500 uomini e che vedrà i suoi effettivi salire a 6 000 soldati. Domenica erano 1 600 i soldati francesi presenti nella Repubblica Centrafricana.
“Non constatiamo alcuna minaccia verso la popolazione, ma la situazione della sicurezza resta tesa – indica lo Stato maggiore francese.
I soldati inviati da Parigi hanno osservato una certa tensione con gli elementi armati della formazione Seleka : “Hanno capito che dovranno essere raggruppati e disarmati, che le forze militari francesi si stanno imponendo nella capitale, togliendo loro il controllo. Questo crea tensione.”
Domenica, il ministro francese degli affari esteri, Laurent Fabius, ha indicato che nella capitale Bangui circa 400 persone sono state uccise negli scontri degli ultimi tre giorni : “Contiamo 394 morti. Nella capitale la calma è stata ripristinata, anche se in alcuni punti vi sono ancora esecuzioni sommarie – ha precisato Fabius.
Il presidente della Repubblica Centrafricana Michel Djotodia ha decretato sabato un lutto nazionale di tre giorni, in memoria delle vittime.
Dall’ascesa al potere dei ribelli della Seleka, lo scorso marzo, la Repubblica centrafricana è presa in un ingranaggio di violenze intercomunitarie e interreligiose fra cristiani (80 % della popolazione) e musulmani.
Per fronteggiare queste violenze, l’operazione francese, lanciata con il permesso delle Nazioni Unite, assiste la forza armata africana Misca presente nel paese.
Interrogato sul futuro del presidente Michel Djotodia, portato al potere dalle Seleka, François Hollande ha dichiarato : “Non possiamo lasciare al potere un presidente che non ha reagito, che ha permesso queste violenze (…) Ne abbiamo parlato con personalità politiche africane, con il primo ministro Nicolas Tiangaye e l’idea è stata di andare il più presto possibile verso un’elezione, affinchè vi sia autorità legittima.”
Uno scrutinio è teoricamente previsto nel febbraio 2015 e in conformità con gli accordi di transizione, l’attuale presidente Djotodia non potrà essere candidato.