L’ultimatum ai manifestanti è scaduto lunedì 9 dicembre e la polizia blocca la maggior parte delle vie d’accesso al centro di Kiev, capitale dell’Ucraina. Altrove, il faccia a faccia tra manifestanti e forze dell’ordine continua.
Giovedì scorso la giustizia aveva dato 5 giorni di tempo ai manifestanti per lasciare la sede del municipio di Kiev, occupata dal 1. dicembre per protestare contro il mancato accordo associativo del governo ucraino con l’Unione europea. L’ultimatum è scaduto lunedì 9 dicembre.
I Berkout, le forze speciali della polizia ucraina, hanno passato la giornata di ieri a bloccare la maggior parte delle vie d’accesso al centro città. Un clima di stato d’assedio che ha fatto salire la tensione in tutti i luoghi dove i manifestanti si erano raggruppati.
Lunedì all’interno del municipio restavano solo giovani uomini armati di bastone. Gli altri occupanti sono stati tutti evacuati. Chi è rimasto si dice pronto a combattere sino alla fine.
I manifestanti chiedono le dimissioni del presidente Viktor Ianukovitch, accusato di aver rifiutato un partenariato con l’Unione europea e di preparare l’entrata dell’Ucraina – paese in gravi difficoltà economiche – nell’Unione doganale guidata dalla Russia.
Lunedì Ianukovitch aveva annunciato di essere pronto a trattare con l’opposizione e di volerlo fare attraverso tre ex presidenti, Leonid Kravtchouk, Leonid Koutchma e Viktor Iuchtchenko, tutti sostenitori della contestazione.
L’incontro dovrebbe porre le basi per un dialogo fra il potere e l’opposizione, allo scopo di trovare un compromesso. Coinciderebbe con l’arrivo a Kiev della rappresentante della diplomazia europea Catherine Ashton, per una missione di conciliazione in vista di una soluzione politica.