Blue Jasmine, regia di Woody Allen, USA 2013
Ideal Giubiasco, Rialto Locarno, Cinestar Lugano, Multisala Teatro Mendrisio


Vado verso la sala e mi ricordo del film Manhattan (tanti anni fa) dello stesso regista. Un film in bianco e nero che fa innamorare di questo quartiere di New York, un capolavoro senz’altro. Entro in sala e il film inizia in bianco e nero come Manhattan. Sono i titoli di testa, con la musica jazz che li accompagna e subito fanno entrare nella magia del film, a colori.

Inizia (e continua fino alla fine) con i dialoghi fitti-fitti – il primo è un monologo – molto coinvolgenti, con ritmo veloce, con battute taglienti, sarcastiche e intelligenti, come nei migliori film di Woody Allen. L’attrice, Kate Blanchett in un ruolo da Oscar. E infatti mi prende moltissimo così come prende a tutti gli altri spettatori: incantati dall’immagine, dai dialoghi, dalla storia che si svolge tra New York e San Francisco, tra la ricchezza facile e immeritata e la vita di tutti i giorni a quella dei blue-collar, gli operai.

Con una storia a New York – Park Avenue – di truffe ben congegnate, di corna, di beneficenze (con i soldi degli altri), di feste, di un figliastro che eccelle negli studi, fiero del papà (fino alla scoperta della verità della sua new economy), ville e appartamenti lussuosi, abiti e accessori firmatissimi, soldi, tanti soldi e facili.

E dopo, ma contemporaneamente nel montaggio del film, eccola ospite di sua sorella Ginger, divorziata a San Francisco, commessa, 2 figli, un divorzio e l’attuale fidanzato, ancora un operaio come l’ex-marito. E lei, Jasmine, ancora imbevuta della vita economicamente spensierata di poco prima ma consapevole che tutto è finito. In pieno esaurimento nervoso. Rimangono pochi abiti firmati, le valigie Vuitton. Bisogna ricominciare ad inventarsi la vita e non solo economicamente.

Si legge chiaramente la volontà del regista di registrare l’attualità della crisi finanziaria mettendola lì, in una storia di vita a due che finisce: l’inizio della crisi finanziaria e l’esplosione della depressione personale: il dopo-crisi finanziaria. Ed eccola Blue Jasmine nel tonfo tra gli operai, le commesse, le segretarie, vita dura subita, dovuta, vissuta con orgoglio, malinconia ma determinazione: “Torno all’università, mi cerco un lavoro adatto alle mie capacità”.

E seguiamo, insieme allo svolgersi degli avvenimenti di New York, raccontati in flash-back evocati da situazioni di vita a San Francisco, quelli attuali che passano da crisi d’ansia con il respiro che manca e incontri che danno qualche speranza. Le due sorelle, mai state in grande sintonia, in questo periodo di crisi si ritrovano. Jasmine incita l’altra ad alzare il tiro sulla propria condizione di vita. E la camera del regista passa piacevolmente sul susseguirsi di avvenimenti con estrema destrezza, leggerezza ed eleganza.

Coinvolgente. Tanto che, alla scena finale, tutti gli spettatori rimangono seduti con la voglia che il film non finisca, che arrivino altre battute, altri momenti di questa storia da condividere appassionatamente. Una carrellata sulla solitudine umana e i tentativi di sfuggirle. In questo il discorso tocca tutti. E, sui titoli di coda, l’ennesimo pezzo di una colonna musicale perfetta, da Blue Moon in su.

Qualche frase tra i pungenti monologhi di Jasmine (tratte dal sito Mymovies):
C’é un limite ai traumi che una persona può sopportare prima di mettersi ad urlare in mezzo alla strada”
“Potete evitare di litigare?…non lo sopporto, il mio Xanax non sta funzionando”
“Con chi dovrei andare a letto per avere un vodka-Martini?” ….

Desio Rivera

Trailer e trama del film: http://www.tio.ch/cinema/film/Blue-Jasmine