Le start-up della Silicon Valley, in California, sono un’accozzaglia di individui arroganti e orgogliosi che sembrano interpretare i loro successi finanziari personali come la prova della loro superiorità permanente sul resto del mondo.
E’ quanto scrive il giornale Business Insider in un articolo del 15 dicembre, elencando diversi fatti avvenuti nel mondo dei tecno-imprenditori californiani, come le prove che “la Silicon Valley vive nella bolla della propria arroganza”.
Fra queste prove c’è di tutto : una direttrice di master all’Università di San Francisco che parla di un “nuovo proletariato” per designare gli impiegati delle start-up, in una città dove l’affitto medio di un 3 locali è di 3.250 dollari al mese.
Oppure la Ceo di Yahoo! Marissa Mayer che fa pubblicare una raccolta di lodi alla sua persona, nemmeno fosse “Mao Tse-Tung il Grande Timoniere”.
I fondatori del social network Bebo che hanno aperto un club per “riflettere lo spirito meritocratico della Silicon Valley” chiedendo una quota d’iscrizione annua di 2.400 dollari.
O ancora imprenditori come Greg Gopman, Ceo del fondo d’investimento AngelHack, che all’inizio di dicembre scriveva su Facebook di non capire “perchè il cuore della nostra città [] è invaso da malati mentali, senzatetto, spacciatori, emarginati e rifiuti del genere”.
Le presuntuose dichiarazioni di questi tecno-imprenditori non sono cosa nuova. Una parte delle citazioni di Business Insider proviene da un articolo pubblicato nel Wall Street Journal lo scorso 3 novembre, dove Farhad Manjoo riportava i sogni utopici dei fondatori delle start-up che si sentivano oppressi dal giogo dello Stato americano :
“Questo è il complesso di superiorità della Silicon Valley e sinceramente non è bello da vedere.
Mentre l’industria delle nuove tecnologie ha cancellato il ricordo dell’ultimo crash della bolla internet, i suoi vertici hanno ripreso fiducia nella capacità di cambiare il futuro. E adesso sembrano aver perduto ogni umiltà circa il loro posto nel mondo.”
(Slate.fr)