Roic, un socialista tutto d’un pezzo, senza se e senza ma

“Perché Sergio (non io) non passa direttamente alla Lega? Lì ha tanti amici…”
“Thomas Minder non peserà nulla!”
“Rudof Strahm, un socialista sui generis…”
“Vinciamo noi, con il 55 per cento”

Roic di spalleL’intervistato, ripreso di spalle
 

Il portale seguirà da presso questa importantissima votazione. Resterà aperto ai contributi di ambo le parti. Un’intervista di Francesco De Maria.

Sergio Roic, lei è uno dei miei contatti privilegiati socialisti. Il PS ticinese è compatto contro l’iniziativa UDC ?

Sergio Roic   Al comitato cantonale del partito, tenutosi pochi giorni fa, l’iniziativa è stata respinta all’unanimità e tutti gli interventi hanno sottolineato la necessità di spiegare nei dettagli il punto di vista socialista, affinché l’iniziativa sia respinta. Certo, ci sono stati degli interventi pubblici, sulla stampa e nei social network, che hanno sostenuto la posizione “dissidente” di Strahm. Il ricompattamento al momento del comitato cantonale è risultato quindi benvenuto e necessario.

Lei conosce il testo esatto dell’iniziativa? La giudica totalmente sbagliata? Oppure essa (eventualmente) persegue giusti fini con mezzi errati?

SR   No, i fini non sono giusti, e neanche i mezzi. La riduzione forzata del mercato del lavoro in Svizzera con mezzi di trent’anni fa è totalmente anacronistica: ma come, vogliamo di nuovo ospitare forza lavoro provvisoria da rimandare al mittente come e quando ci pare e piace? Vogliamo ancora una volta allestire baraccopoli per un’accoglienza provvisoria e inumana di coloro che vengono da noi a svolgere determinati lavori? Direi proprio di no. Per quel che riguarda i fini, pure essi non tengono conto del bilanciamento benefico apportato dalla forza lavoro straniera in Svizzera: ne beneficia la popolazione tutta quando andiamo a vedere le rimesse procurate dalla più giovane e attiva popolazione straniera ad esempio per quel che riguarda l’AVS. La via giusta, per quel che riguarda la regolamentazione del mercato del lavoro, è quella dell’introduzione di un salario minimo generalizzato e di contratti di lavoro per categoria estesi e controfirmati da padronato e lavoratori.

Chi vuole votare in favore dei Ticinesi – del loro benessere materiale e sociale – deve dunque votare NO ?

SR   Ma certo. Negli ultimi tempi c’è stata molta ipocrisia su questi temi. L’imprenditoria ticinese richiama molti lavoratori frontalieri affinché svolgano una serie di lavori in Ticino, ma li sottopaga facendo volgere al ribasso anche gli stipendi dei ticinesi, oppure, peggio ancora, facendo in modo che per la stragrande maggioranza dei ticinesi questi lavori sottopagati non siano solo poco attrattivi ma totalmente non interessanti dato il livello di vita e i costi che vigono da noi. Che cosa significa contingentare il lavoro estero in Ticino? Riportarlo alle condizioni di trent’anni fa, come ho già sottolineato con preoccupazione nella risposta precedente, oppure regolamentarlo, magari ancora una volta al ribasso, per quel che riguarda gli stipendi. Non mi paiono delle grandi soluzioni in materia. Per quel che concerne il mantra dei ticinesi che non trovano lavoro perché glielo “rubano” gli stranieri, si tratta di crasse bugie visto che il mercato del lavoro è tenuto a bella posta al ribasso (per quel che riguarda gli stipendi) dal padronato e questo non ha nulla a che fare con l’impiego prevalentemente “frontaliero” o “ticinese” in tutta una serie di attività. I frontalieri sono solo la chiave, in un regime di concorrenza impropria, per aprire la porta ai salari bassi…

Molti accusano il governo federale di mentire al popolo sugli effetti della libera circolazione. Forse perché (ipotesi mia) non si può permettere… di dire la verità!

SR   La libera circolazione è un portato della globalizzazione. La Svizzera, come tutti i paesi capitalisti facenti parte del sistema globalizzato capitalista, aderisce alle misure che facilitano la circolazione di merci e persone onde tenere i costi del lavoro i più bassi possibili. Questa è la verità. In passato, ai tempi delle società che perseguivano un diffuso welfare per larghi strati della popolazione, c’è stata una certa mediazione fra gli interessi del padronato (e degli investitori) e quelli dei lavoratori. Ora, con la globalizzazione, questa mediazione perde importanza a livello nazionale (e quindi anche a livello nazionale svizzero) dato che un imprenditore-speculatore svizzero o non svizzero può sempre cercare condizioni di lavoro a costo più basso praticamente in tutto il mondo. Dove sono e cosa fanno le imprese socialmente responsabili svizzere?

Gli ultimi anni sono stati duri per l’UDC, sempre forte (ora un po’ meno) ma isolata politicamente da tutti gli altri partiti mediante una specie di “cordone sanitario”. A mio avviso però questa volta – e parlo del 9 febbraio – dai partiti avversi si staccheranno dei “pezzi” disposti, montanellianamente, a “turarsi il naso” e a votare sì. Anzi, questa è proprio la questione fondamentale. Accadrà? E in che misura accadrà?

SR   Certo che accadrà, ma quelli che si “tureranno il naso” non saranno affatto dei patrioti svizzeri, ma singoli e associazioni che andranno a sostenere di fatto col loro operato uno dei due modelli di mercato del lavoro nazionale al tempo della globalizzazione: il primo, quello che attraverso il contingentamento della forza lavoro straniera tiene bassi i salari in tutta una serie di attività in Svizzera; oppure il secondo, quello della delocalizzazione sfrenata, che è altrettanto motivato da fini speculativi. Solo battendosi per salari di livello decente e sostenendo un buon rapporto tra produzione ed eccellenza dei prodotti si potrà “battere”, su un piano nazionale, la logica globale del lavoro al minimo costo e che procura il massimo guadagno agli azionisti e agli investitori, ma non all’intera società.

Prendiamo un imprenditore (non ogni imprenditore, naturalmente… uno spregiudicato, poco raccomandabile, ma reale) che necessiti di una vasta forza lavoro e abbia la possibilità di assumere 1000 cinesi a 500 franchi al mese. Ciò genererà per lui stesso e per il fisco appetitosi profitti. Quell’imprenditore che cosa fa? Lo Stato che cosa fa? Il Paese che cosa fa?

SR   Attenzione, l’imprenditore spregiudicato è quello che approfitta di un mercato globalizzato che gli consente, in virtù di una mobilità eccezionale e della possibilità di raggiungere ogni angolo della terra per lavorarci ogni tipo di prodotto, di produrre tenendo molto bassi i costi di produzione. Non c’è alcun bisogno, ormai, di far venire in Svizzera i lavoratori cinesi, si può benissimo delocalizzare in Cina, cosa che oggi si fa tranquillamente. Per quel che riguarda i lavoratori che vengono assunti a basso costo in Svizzera, sono coloro che offrono prestazioni di lavoro poco qualificate, ma anche a basso valore aggiunto per il territorio dove lavorano. Un esempio lampante è la bassa incidenza, per quel che riguarda i benefici ai residenti, di molte imprese che hanno delocalizzato in Ticino oppure per quelle imprese ticinesi che tengono bassi i salari.

Ha letto ciò che va scrivendo Savoia? Non è un “pericolo pubblico” per la sinistra?

SR   Mah, guardi, Savoia è più che altro un pericolo pubblico per i Verdi. I Verdi nazionali si oppongono all’iniziativa, lui, in qualità di coordinatore cantonale, la sostiene. Se i Verdi non sanno risolvere queste questioni da soli, è inutile perderci la testa. Al momento del voto sono convinto che la maggioranza dei Verdi ticinesi voterà contro l’inizitiva UDC sbugiardando il loro coordinatore. Che, ma è solo un suggerimento, potrebbe benissimo fare armi e bagagli per trasferirsi definitivamente nella Lega, dove è anche il suo posto per il tipo di politica che propone e per le tante amicizie che lo legano a quel movimento.

Thomas Minder è uno splendido vincente, il suo capo è coronato d’alloro. Quanto peserà la sua presenza nei ranghi del sì, quanto porterà in dote all’UDC?

SR   Zero, nulla, nada. Le persone votano i temi. Coloro che sono convinti per il Sì o per il No non si faranno condizionare da Minder ma dagli argomenti concreti pro o contro l’iniziativa.

Mi parli del compagno Strahm. Chi è costui? Un socialista impazzito? Un provocatore?

SR   Mah, Strahm è sempre stato un socialista sui generis. In ogni partito, comunque, c’è praticamente sempre, in vista di votazioni importanti, una personalità che cavalca una posizione totalmente contraria alle posizioni di quel partito e alla sua storia. In ogni caso, la posizione espressa da Strahm, giunta in tempo utile, ha anche un pregio: il dibattito all’interno del PS si è fatto serrato e non è rimasto sotto traccia. Per quel che riguarda il PS ticinese, le considerazioni espresse al recente comitato cantonale sono state chiarissime.

So che è scocciante, ma mi faccia una previsione.

SR   Vince il No: 55 a 45%.

Sergio, noi siamo amici ormai. Mi serve un favore. Ho bisogno di un iscritto PS che voti sì all’iniziativa, per un’intervista. Mi scriva il suo numero di cellulare su questo foglietto. Poi per prudenza lo brucio.

SR   Beh, ci sono già due persone di spessore dell’area di sinistra che si sono espresse pubblicamente a favore dell’iniziativa Udc. I numeri, allora, glieli fornirò in privato.

Ah, dimenticavo di dirle: io voto sì.

SR   Io invece dico: No!